Diocesi di Catanzaro - Squillace
STORIA
I - Le origini
Alcuni storici fanno risalire l’origine della diocesi al trasferimento della sede vescovile della diocesi Trium tabernarum di cui si ha testimonianza a partire dall’VIII . L’incertezza delle fonti è in gran parte dipanata da una traccia documentaria riportata in una lapide scolpita nel XVI sec., copia di una pergamena allora esistente, ritenuta ormai come certa, che riporta l’anno di fondazione della diocesi alla venuta di Callisto II a Catanzaro nel 1122 (o il 1121 se si fa riferimento all’anno dell’indizione greca anziché di quello dall’indizione latina) quando nel consacrare la cattedrale: «et caput et dignitatem episcopatus totius parochiae et pertinentium Trium Tabernensium ipsi concessisse et confirmasse».A questo incerto inizio segue un lungo periodo di silenzio delle fonti interrotto qua e là da sporadiche notizie riguardanti la presenza e le relazioni sul territorio diocesano di ordini monastici, basiliani prima, benedettini e cisterciensi poi e ancora francescani delle varie famiglie per giungere in età moderna ai nuovi ordini religiosi maschili e femminili (teatini, suore della Carità ecc.).
Nel 1168 alcune fonti attestano la presenza a Catanzaro di Gioacchino da Fiore, che in questa città fu ordinato dal vescovo Norberto (1152-1168).
II - Dal concilio di Trento all’età moderna
La storia si fa oscura, poi, fino all’episcopato di Ascanio Geraldini (1550-1569) che chiamò a prestare servizio nella città di Catanzaro i gesuiti che, per lungo tempo, in assenza di un seminario diocesano si occuparono anche della formazione del clero secolare.Tra i primi allievi del collegio dei gesuiti si annovera, tra gli altri, il padre Francesco Pavone (Catanzaro 1569-Napoli 1637) professore di scrittura a Napoli e fondatore della congregazione dell’Assunta, nata nel 1611, con un programma molto impegnativo per i preti iscritti: attività religiose, culturali, caritative, apostoliche.
Fu questa una delle iniziative più importanti per la formazione del clero del Mezzogiorno e nel 1705 contava 462 membri interni e 200 esterni.
Tra i figli più illustri va ricordato padre Giovanni Fiore da Cropani (1622-1683) che, con viva intelligenza, compose l’opera Della Calabria illustrata, fonte imprescindibile nella ricostruzione storica calabrese.
Tra le istituzioni di particolare rilievo è da annoverare il seminario diocesano che ebbe vita molto travagliata all’interno della diocesi e per il quale, anche se ci sono tracce della sua istituzione a partire dal 1567, le testimonianze di un funzionamento regolare, seppure intermittente, risalgono solo al XVIII . inoltrato.
Monsignor Orazi (1582-1607) in seguito alla visita ad limina del 1592 viene invitato dalla Sacra Congregazione del concilio a istituire il seminario.
Egli dà esecuzione agli ordini e nel 1594 il seminario risulta già eretto.
Ma l’istituzione non avrà vita lunga se nella sua visita il vescovo Piscuglio scrive che il seminario è ora dissoltum a causa della povertà delle sue rendite.
Solo a partire dall’episcopato di monsignor Rossi (1727- 1735) le attività del seminario risulteranno regolari.
Del resto il tema della povertà del clero e della diocesi in generale è una costante all’interno di tutte le visite ad limina dei vescovi catanzaresi.
Infatti, nonostante il numero rilevante di censi e di rendite esistenti nel territorio, queste erano in gran parte concentrate nelle mani dei monasteri e dei conventi sia maschili che femminili, come è ben evidenziato dagli atti della Cassa Sacra.
La situazione di povertà del clero favoriva anche alcuni comportamenti discutibili che vennero più volte ripresi attraverso gli atti vescovili.
Un fenomeno abbastanza frequente è quello dei cosiddetti «diaconi selvaggi», laici che godevano di privilegi ecclesiastici e che erano diffusi in tutta la diocesi.
A partire dal concilio di Trento, diventano regolari le visite al popolo, qualche volte realizzate attraverso i vicari foranei, anche se non diventeranno mai veramente «annuali» come prevedevano le disposizioni conciliari.
Le visite ad limina, iniziate dal vescovo Orazi nel 1592, danno la sensazione di una vita diocesana fervente.
Numerose sono infatti le congreghe e associazioni pie residenti nel territorio, molte delle quali si occupavano di assistere gli infermi, di fornire cibo agli orfani e ai poveri o di promuovere maritaggi per le giovani donne.
Un segno del raggiungimento di una certa maturità della diocesi è dato dal primo sinodo diocesano, celebrato sotto l’episcopato di Carlo Sgombrini (1672-1686) nel 1677, e di cui si conservano gli atti.
Dalla loro lettura emerge la volontà di dare un rinnovato impulso alla vita di fede della comunità e rinvigorire l’attenzione rispetto alle disposizioni del concilio di Trento.
Al 1704 sotto l’episcopato di Francesco Gori (1687-1706) risale l’emanazione degli statuti e delle costituzioni del capitolo diocesano che pongono fine ad anni di diverbi e disordini dovuti ai diritti e doveri dei capitolari e alle loro osservanze.
Il periodo moderno è attraversato da numerosi terremoti che sconnettono il territorio e rendono più fragili anche le relazioni umane e religiose.
Sicuramente il più determinante per la storia della diocesi è da considerarsi il terremoto del 1783, che oltre a provocare quasi 30.000 morti nella parte centrale e meridionale della Calabria, con l’istituzione della Cassa Sacra sconvolse l’intero sistema economico-ecclesiastico.
La Cassa Sacra, creata dal re Ferdinando IV, presieduta dal viceré Pignatelli, aveva come suo scopo l’incameramento delle proprietà e delle rendite ecclesiastiche calabresi per utilizzarle ai fini della ricostruzione in seguito ai danni del terremoto.
L’ente coinvolse direttamente la nostra diocesi e la sua gestione, anche e soprattutto per il fatto che il vescovo di allora Salvatore Spinelli (1779-1792) fu chiamato a presiedere la Giunta di Cassa Sacra che aveva sede a Catanzaro e che era da considerarsi l’organo amministrativo e giuridico dell’ente.
Nonostante le buone intenzioni alla base della sua creazione, la Cassa Sacra non ebbe gli effetti sperati, portando a una ulteriore concentrazione delle proprietà nelle mani dei ricchi e comunque contribuendo solo in parte alle necessità della ricostruzione.
Monsignor Spinelli ebbe comunque il merito di celebrare un secondo sinodo diocesano nel 1783.
A partire dall’episcopato di Matteo Franco (1829-1832), che ampliò il palazzo del Seminario «ad eruendam juventutem spiritu intelligentiae et pietatis» e di Raffaele De Franco che celebrerà l’ultimo sinodo diocesano nel 1880, si avvia la fase moderna della diocesi.
Nel 1910 fu iniziata la costruzione del seminario regionale «Pio X» con la posa della prima pietra a opera di Pietro De Maria vescovo di Catanzaro, che ne promosse intensamente l’opera.
Alla sua partenza fu nominato amministratore apostolico Giovanni Elli, vescovo di Squillace, inaugurando quella stagione che porterà all’unione delle due diocesi.
Il 25 giugno 1927 sotto l’episcopato di Giovanni Fiorentini la diocesi fu elevata al grado di arcidiocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede.
Dal 1927 al 1950 monsignor Fiorentini resse anche la diocesi di Squillace.
Un forte evento di fede animò la diocesi e la regione tutta nel 1933 quando, su impulso del vescovo, fu celebrato un congresso eucaristico regionale con grande partecipazione del popolo e ricco di frutti di fede.
A partire dal 1955 Armando Fares coadiuvò l’opera pastorale di Fiorentini con la nomina a vescovo di Squillace e ausiliare di Catanzaro con diritto di successione.
Monsignor Fares, tra i vescovi calabresi, fu uno dei più attivi e quotati al concilio Vaticano II.
Da quel momento in poi, il destino delle due diocesi non fu più separato e il successore di Fares, Antonio Cantisani, ebbe la nomina di arcivescovo di Catanzaro e vescovo di Squillace (1980).
Nel 1986 le due diocesi sono state unite nell’arcidiocesi di Catanzaro- Squillace, che nel 2001 è stata elevata a chiesa metropolitana, con Lamezia Terme e Crotone-Santa Severina come suffraganee.
Sotto l’episcopato di monsignor Cantisani si è celebrato il I sinodo diocesano, conclusosi nel 1995.
Da ricordare anche nel 2001 l’anno Bruniano in onore di san Bruno di Colonia, fondatore dei certosini, il cui corpo riposa nella certosa di Serra San Bruno, cuore spirituale dell’arcidiocesi.
Nel 2002 è stato celebrato il congresso eucaristico diocesano.
Sono nati nella diocesi trentacinque vescovi che hanno esercitato lodevolmente il loro ministero all’interno e fuori dai confini regionali.
Numerosi sacerdoti, religiosi e laici di santa vita sono nati nel territorio diocesano e hanno reso onore alla fede di questo popolo.
Tra questi dobbiamo ricordare gli ultimi in ordine di tempo di cui si sono aperti i processi di canonizzazione.
Don Francesco Caruso (1879-1951), sacerdote diocesano dalla vita esemplare per operosità pastorale, penitenza e carità fattiva; Concetta Lombardo (1924-1948), giovane appartenente all’ordine francescano secolare, uccisa a 24 anni nel 1948 a Stalettì (Catanzaro) per essersi rifiutata di seguire un padre di famiglia che si era invaghito di lei; e Antonio Lombardi (1898- 1950), filosofo e intellettuale che alle capacità speculative unì un grande spirito di carità e abnegazione.
Bibliografia
Ughelli IX 355-380;A. Fiocca, Statuta, constitutiones, et decreta ecclesiae, et capituli Cathacensis per illustrissimum & Reverendissimum Dominum Franciscum Gori Senensem episcopum Cathacensis, Roma 1704;
Synodus diocesana catacensis celebrata ab ill.mo, ac rev.mo d.no episcopo Raphaele M. De Franco die decimaseptima mensis octobris 1880, Catanzaro 1880;
V. Capialbi, La continuazione dell’Italia Sacra dell’Ughelli per i Vescovadi di Calabria dal 1700 al 1850, Cosenza 1973 (rist. anast. dell’ed. del 1913), 88-108;
V. D’Amato, Memorie historiche della città di Catanzaro, Sala Bolognese 1975 (rist. anast. dell’ed. del 1670);
A. De Girolamo, Catanzaro e la riforma tridentina. Nicolò Orazi (1582-1607), Reggio Calabria 1975;
M. Mariotti, Istituzioni e vita della Chiesa nella Calabria moderna e contemporanea documenti episcopali, Caltanissetta 1994, 57-90, 227-286;
F. Russo, Regesto Vaticano per la Calabria, Roma 1974-1995, 1-14;
M. De Lorenzis, Catanzaro, il duomo e la diocesi, Catanzaro 1996;
L. Calabretta, Le diocesi di Squillace e Catanzaro: cardinali, arcivescovi e vescovi nati nelle due diocesi, Cosenza 2004, 119-190.
Sono visualizzati solo edifici per i quali si dispone di una georeferenziazione esatta×
Caricamento mappa in corso...
Caricamento dati georeferenziati in corso...
Mappa
Diocesi di Catanzaro - Squillace
Chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e della Beata Vergine Assunta
-
La facciata principale della cattedrale dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e della Beata Vergine Assunta a Catanzaro,... -
La cappella di San Vitaliano, Vescovo di Capua, santo patrono della città di Catanzaro -
La cappella del Santissimo Sacramento -
Veduta dell’aula dall’ingresso
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.