Secondo il Lanzoni e la più accreditata storiografia moderna, l’antica diocesi di Nuceria Alfaterna nacque tra il III e gli inizi del IV sec., anche se dal V al X le notizie su di essa sono frammentarie. Il primo vescovo è Prisco, nocerino, di cui san Paolino, vescovo di Nola, celebrava la festa nella sua diocesi il 9 maggio di ogni anno, come faceva Nuceria (Carme XIX, 515-19). Si conserva, del VI sec., il pregevole battistero circolare di Santa Maria Maggiore o «Rotonda». Durante le varie dominazioni e scorrerie di goti, longobardi, greci e saraceni, Nuceria era tra le centinaia di città e di episcopi distrutti. Soltanto con la fine della dominazione longobarda (1077) e l’avvento dei normanni, con la riforma gregoriana già in atto, la Chiesa poté finalmente riorganizzarsi. Nel 1260 la città venne privata della cattedra episcopale che, con la terra di Angri, fu affidata all’arcivescovo di Salerno fino al 1385. Dal XIII . fino agli inizi del XVI troviamo il toponimo Nuceria, Nuceria Paganorum e Christianorum, attribuito alla diocesi e anche alla città. Nuceria Christianorum appare, per la prima volta, in un diploma di Federico II nel 1221, allorché lo svevo pone sotto la sua protezione la badia di Cava con tutti i beni che quel monastero possedeva, alcuni dei quali in Nuceria Christianorum. Dal XVI . si troverà costantemente: Nocera o Nocera dei Pagani.
II - Età moderna
Il primo sinodo nocerino documentato è quello del 1479. Altri ne saranno celebrati dopo il concilio di Trento. Le tematiche e i contenuti sono sostanzialmente costanti nella struttura, talvolta stereotipa, dei sinodi celebrati dal XVI al XVIII . In essi sono contenute sempre e nello stesso modo le direttive tridentine, fortemente caratterizzate dalla predicazione e dall’istruzione nella «dottrina cristiana». Nell’immediato post-tridentino Nocera ebbe il suo primo seminario. Nel XII . venne fondato il santuario «Materdomini», a tutt’oggi meta della devozione popolare dei fedeli campani e del Sud Italia. Dal 1683 al 1940 è attiva, anche se con diversa denominazione, la congregazione dei missionari nocerini di san Vincenzo de’ Paoli, dedita in prevalenza alle missioni popolari, sul modello di Alfonso Maria de Liguori, di cui Nocera conserva le spoglie. Nel XVIII sec., dopo un periodo di declino dovuto in prevalenza a catastrofi naturali come le epidemie di peste e le eruzioni del Vesuvio, la città di Nocera andò incontro a un notevole sviluppo che si espresse, sul piano dell’edilizia religiosa, nella ricostruzione di molte chiese barocche e con il completamento, nel 1792, della cattedrale, la cui torre campanaria fu costruita, nel 1738, su disegno di Francesco Solimena. Di questo artista e di suo padre Angelo si conservano numerosi dipinti, sia nella cattedrale – in particolare, a opera di Francesco il tondo raffigurante san Marco; a opera di Angelo e Francesco il Paradiso e Incoronazione della Vergine – sia in altre chiese nocerine. Dopo il degrado del secolo precedente, nel Settecento rifiorì anche la vita religiosa diocesana sotto la guida di vescovi riformatori come Perissi, De Dominicis e Volpe. Nocera diede in quel periodo alla Chiesa illustri teologi e vescovi insigni. Durante la Repubblica partenopea, il vescovo Benedetto dei Monti Sanfelice, seguito da un nutrito stuolo di sacerdoti, avrebbe partecipato all’erezione dell’albero della libertà nella piazza di Nocera; a differenza di quanto poi accaduto ad altri vescovi, quello di Nocera non subì alcuna successiva condanna per questa sua opzione repubblicana.
III - Età contemporanea
Dopo alcuni anni dalla restaurazione borbonica del 1815, il re trovò nella vacanza di un centinaio di diocesi meridionali le premesse per una ulteriore riduzione delle diocesi (concordato di Terracina del 16 febbraio 1818). Con bolla pontificia De utiliori del 27 giugno 1818 la diocesi di Nocera de’ Pagani fu addirittura soppressa e unita a Cava e a Sarno. Il 4 dicembre 1833, con bolla In vinea Domini di papa Gregorio XVI, la diocesi nocerina fu ricostituita con la nomina a vescovo di Agnello Giuseppe D’Auria, che dichiarò immediatamente la sua fedeltà ai Borbone e il cui governo pastorale risulta improntato a iniziative caritatevoli e di riorganizzazione della vita diocesana, nella quale investì parte della sua dote personale di patrizio napoletano. La successione pastorale fu tuttavia nuovamente interrotta e la diocesi conobbe alcuni periodi di amministrazione apostolica: dal 1860 al 1871, dal 1948 al 1952 e dal 1964 al 1970. I missionari nocerini che estendono il loro impegno, oltre i confini diocesani, a tutto il Meridione d’Italia, durante l’Ottocento annoverano tra i loro membri il canonico Alfonso Maria Fusco, fondatore delle suore di San Giovanni Battista in Angri, dette battistine, oggi diffuse in quattro continenti; e il canonico Tommaso Maria Fusco, fondatore delle suore Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue in Pagani, anch’esse diffuse in quattro continenti. Ambedue i Fusco sono stati beatificati da papa Giovanni Paolo II nel 2001. Tra la fine del XIX e la prima metà del XX . i sinodi diocesani si aprirono gradualmente a nuove tematiche e a nuovo interesse nei confronti delle problematiche di carattere politico e sociale; ma negli ultimi decenni dello stesso secolo erano già connotati dalla pratica comune di una sinodalità permanente per una «nuova evangelizzazione», un rinvigorimento di quella precedente portata sul territorio da Alfonso Maria de Liguori e dai missionari nocerini, secondo lo stile e i canoni delle «missioni popolari» del tempo. La sinodalità nella Chiesa nocerina si mostra, dunque, una costante, anche se con impostazione diversa: eminentemente giuridica dal concilio di Trento fino al Vaticano II; pastorale negli ultimi decenni, come quello indetto e celebrato dal 1996 al 2001 dall’attuale vescovo Gioacchino Illiano.
Bibliografia
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Battistero di S.
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