La diocesi suburbicaria oggi conosciuta con il nome di Sabina-Poggio Mirteto, con sede unica in Poggio Mirteto (Ri) e chiesa cattedrale dedicata a santa Maria Assunta, costituisce il punto di arrivo di un lungo procedimento storico iniziato nei primissimi secoli e ininterrotto negli anni fino a oggi. La vicinanza con Roma e anzi l’osmosi stessa – oggi pressoché inimmaginabile – tra Roma e la Sabina, considerata quasi la madre di Roma e in qualche modo parte integrante di Roma stessa, ha fatto sì che la conoscenza del cristianesimo arrivasse fino a noi fin dai primissimi tempi. Le Passiones dei martiri di Sabina sono utilissime per conoscere la storia del periodo successivo, quello cioè in cui sono state scritte. La Passio di san Getulio di Cures, martirizzato pare sotto Adriano (117-138) ci presenta un battesimo avvenuto a Cures a celebrare il quale è stato invitato il papa di Roma san Sisto I (115-125) (Mara, 134 ss.). Anche la Passio di san Restituto di Nomentum presenta il papa Stefano I (251-257) che presenzia alla sepoltura del martire avvenuta in Sabina al XVI miglio della via Nomentana (BHL 7197 e Dufourq I 212 s.). Nella Passio di sant’Antimo invece (scritta tra la fine del IV e gli inizi del V sec.) troviamo che è sant’Antimo stesso ad amministrare il battesimo, segno che ormai ci si trova in una comunità cristiana più organizzata. Da un documento dell’anno 944 conosciamo che da almeno cento anni prima la diocesi di Nomentum era stata unita a quella di Forum Novum dove si costituisce l’Episcopium Sabinense (oggi Vescovio) e dove il vescovo prende nome di Episcopus Sabinensis perché estendeva la sua giurisdizione ormai su tutta la Sabina Suburbicaria. Il IX sec. era cominciato fra i migliori auspici con l’incoronazione di Carlo Magno nella notte di Natale dell’anno 800; ma è purtroppo terminato con lo squallore e i massacri delle invasioni saracene e ungare che hanno spopolato di nuovo tutti i dintorni di Roma. Ben difesa dalle sue mura potenti Roma ha potuto resistere, ma attorno è stato spopolamento e desolazione per quasi duecento anni. Domata finalmente l’invasione saracena e ridottosi il pericolo di quella ungarica (gli zingari di oggi), la diocesi che tra le tre del nostro territorio (Nomentum, Cures e Forum Novum) ha potuto riprendersi è stata proprio la più lontana da Roma, Forum Novum. Ricostruita la cattedrale foronovana ha cominciato ad andare avanti il nome di Episcopìum (oggi Vescovìo) e per il vescovo il titolo di Episcopus Sabinensis. Infatti, papa Marino II (942-946) con la bolla Convenit apostolico moderamine del maggio 944, conferma giuridicamente ciò che di fatto esisteva da oltre cento anni e cioè che i confini della diocesi sabina sono: il fiume Tevere da Roma al confine con Otricoli nel territorio di Narni e Terni, da lì si va al monte Tancia fino a Santa Vittoria di Trebula da dove si piega verso Roma «usque ad portam pincianicam et ab ipsa pergit ad portam salariam ubi est ecclesia sancti militis romani» (PL CXXXIII 872). Quindi la diocesi Sabinensis aveva ormai un territorio assai esteso, non facilmente raggiungibile e diviso in due tronconi, appartenenti uno al ducato romano (Mentana-Monterotondo-Palombara...) e l’altro al ducato longobardo (oggi rispettivamente provincia di Roma e provincia di Rieti) con i paesi di Forum Novum, Magliano, Selci, Aspra...) e anticamente uno appartenente alla I Regio Latium Vetus (i territori della ex diocesi di Nomentum) e gli altri appartenenti alla I Regio (Cures e Forum Novum) (Lanzoni). È stata questa la ragione per cui il vescovo di Sabina a volte si firmava «Episcopus utriusque Sabinae».
Il santuario di Santa Maria in Farfa
In mezzo a questi due territori se ne è incuneato un terzo che, nato come santuario della Madonna tra i fiumicelli Farfa e Corese, a partire dal VII sec., è diventato ben presto il celebre monastero farfense. Esso non aveva giurisdizione vescovile e tutti i territori appartenevano all’Episcopatus Sabinensis come fa fede, ancora nel 1343, il Registrum Iurisdictionis Episcopatus Sabinensis (Biasiotti 63-95). Nell’anno 1627 nacque ufficialmente nello stesso territorio della Sabina la diocesi nullius dell’abbazia di Farfa, cominciata già nel 1400 quando papa Bonifacio IX (1389-1404) elesse per Farfa un «abbate commendatario». Nell’anno 1841 finirono sia la commenda che la diocesi nullius di Farfa e venne eretta in suo luogo la nuova diocesi di Poggio Mirteto. Con il breve di papa Gregorio XVI (1831- 1846) Studium quo immense afficimur del 25 novembre 1841 (D’Amelia 256-266), si dà un ordine nuovo a tutto il territorio della diocesi suburbicaria, annettendo le parrocchie che appartenevano alla diocesi nullius di Farfa e vi si aggiungono alcune altre tolte alla diocesi suburbicaria con sede a Magliano. La nuova diocesi aveva in tutto quarantacinque parrocchie. Passa a Poggio Mirteto anche Ginestra di Monteleone, mentre passa alla suburbicaria Santa Maria in Neve in comune di Calvi nell’Umbria. Con questa nuova sistemazione la diocesi suburbicaria con sede a Magliano rimaneva anche più divisa: geograficamente nessuna comunicazione esisteva più tra le due Sabine. Da una parte la provincia di Roma con i grandi centri di Mentana (sei parrocchie), Monterotondo (con quattro), Palombara (con quattro); dall’altra parte i paesi della provincia di Rieti attorno a Magliano e cioè Magliano (con quattro parrocchie), Montebuono (con due), Tarano (con due), Torri (con due), Collevecchio (con due), Stimigliano (con due) e Forano (con due). Nel 1925 la diocesi di Poggio Mirteto viene unita alla suburbicaria di Sabina il cui territorio diocesano riacquista finalmente unità geografica. Il 3 giugno 1925 papa Pio XI (1922- 1939) con la costituzione apostolica Suburbicariae Sabinae Dioceses unisce la diocesi di Poggio Mirteto a quella della Sabina suburbicaria con sede a Magliano; mantenendo però a Poggio Mirteto il capitolo e il titolo di concattedrale. Alcuni paesi delle periferie vengono assegnati alle diocesi viciniori. Il 23 maggio 1962 papa Giovanni XXIII elegge per la diocesi suburbicaria Sabina un vescovo suffraganeo con giurisdizione piena. Il vescovo suffraganeo era un vescovo vero e proprio da cui dipendeva tutto nella diocesi anche al di là della vita del cardinale che lo aveva scelto. Tutto ciò garantiva una maggior continuità di governo. Il vescovo suffraganeo sceglie di andare ad abitare a Poggio Mirteto, un luogo certamente meno storico però più centrale geograficamente e logisticamente. Il 30 settembre 1986 papa Giovanni Paolo II assegna alla vecchia diocesi suburbicaria di Sabina il nuovo nome di Sabina-Poggio Mirteto con cattedrale Santa Maria Assunta in Poggio Mirteto e concattedrale San Liberatore in Magliano Sabina. Nel territorio della diocesi vengono conservati i tre nomi delle vetuste tre diocesi sabine come sedi di vescovi titolari: Nomentum (Nomentanus episcopus) oggi Mentana, Cures Sabinorum (Curensis seu Santi Anthimi episcopus) oggi Passo Corese, Forum Novum (Foronovanus episcopus) oggi Vescovio.
Bibliografia
BAC; F.
P.
Sperandio, Sabina Sagra e Profana, Roma 1790; A.
Dufourq, Études sur les Gesta Martyrum Romains, I-III, Paris 1900-1907; I.
Biasiotti, La Diocesi di Sabina, Roma 1909; M.
G.
Mara, I Martiri della Via Salaria, Roma 1964; A.
Andreozzi, Le Antiche Diocesi Sabine, Roma 1973, A.
D’Amelia, I Castelli di Catino, Siena 1986.
Sono visualizzati solo edifici per i quali si dispone di una georeferenziazione esatta×