La diocesi di San Severo fu istituita il 9 marzo 1580, quando papa Gregorio XIII trasferì il titolo episcopale fino a quel momento appartenuto alla vicina Civitate alla nuova sede della diocesi, suffraganea della Chiesa di Benevento. Con significativa concomitanza, nell’aprile di quello stesso anno, la città divenne feudo di Gianfrancesco di Sangro, nominato principe di San Severo da Filippo II. Il documento papale rappresentò l’epilogo di un processo che, tra il 1554 e il 1580, permise alla Chiesa di San Severo di assorbire, nel proprio territorio diocesano, le antiche sedi di Civitate, Dragonara, la chiesa di Lesina e l’abbazia nullius di San Pietro di Terra Maggiore. La chiesa di Santa Maria in Strada di San Severo, fino a quel momento sede della locale arcipretura, fu elevata a cattedrale e dal 1757 dedicata all’Assunzione di Maria Santissima. Primo vescovo fu Martino De Martinis (1581-1582), originario dell’Aquila. La storia della diocesi di San Severo, che tra il XVI e il XVII . registra gli episcopati di due suoi vescovi poi eletti al cardinalato – Germanico Malaspina (1583- 1604) e Fabrizio Veralli (1606-1615) – è particolarmente legata a quelle che furono le vicende municipali. Nel 1627, il centro abitato fu quasi interamente raso al suolo dal violento terremoto che colpì l’alto Tavoliere: in quella triste vicenda, il vescovo Francesco Venturi (1625-1629) con Gianfrancesco Di Sangro, principe di San Severo, fu tra i protagonisti della ricostruzione di San Severo. Inoltre, fra il novembre 1656 e il maggio 1657, la peste colpì gran parte delle città del Tavoliere, dimezzando, con quasi tremila vittime, l’intera popolazione locale. Vittima fu anche il vescovo Giovan Battista Monti (1655-1657). Sulla scia di quelle che erano state le conclusioni del concilio di Trento, il Settecento, nella diocesi sanseverese, fu un secolo legato alla costante preoccupazione dei vescovi per la creazione di nuove parrocchie. È ciò che si evidenzia dall’analisi delle vicende che condussero alla sistemazione del seminario, fondato nel 1678 dal vescovo Carlo Felice De Matta (1678- 1701) nei locali dell’antico locus domenicano di San Sebastiano, successivamente trasferito nei locali del palazzo adiacente l’episcopio, ampliato nel 1780 dal vescovo Giuseppe Antonio Farao (1775-1793), e organizzato definitivamente dal vescovo Bernardo Rossi (1826-1829). Nell’Ottocento i vescovi, nella diocesi di San Severo, oltre all’incremento delle vocazioni ebbero in particolare considerazione l’educazione cristiana dei fedeli, attraverso la diffusione della devozione mariana: nel 1857 il vescovo Rocco De Gregorio (1843-1858) proclamò la Beata Vergine Maria del Soccorso «compatrona» della città e della diocesi, assieme a san Severino abate e a san Severo vescovo di Napoli. La delibera dell’autorità cittadina fu approvata il 21 febbraio 1856, mentre il decreto della Sacra Congregazione dei riti fu firmato a Roma il 10 settembre 1857. Nel Novecento la diocesi visse nuovi momenti di slancio apostolico, caratterizzato dagli episcopati del cappuccino Gargiulo Bonaventura (1895-1904), di Emanuele Merra (1905-1911) e di Gaetano Pizzi (1912- 1921), la cui pastorale fu attenta a recepire e a concretizzare le nuove istanze proposte dalla Rerum Novarum di Leone XIII, e sfociate a San Severo nella fondazione del circolo giovanile cattolico «Don Bosco», inaugurato nel 1913. Le conseguenze della prima guerra mondiale e l’avvento del regime fascista trovarono la Chiesa sanseverese pronta a rispondere alle necessità sociali della popolazione con il vescovo, Oronzo Luciano Durante (1922-1941), e il clero attento a svolgere un’azione «costantemente mirata a un armonico sviluppo del benessere sia morale che materiale del loro gregge». Furono gli anni di don Felice Canelli (1880- 1977), rappresentante di quelle nuove spinte all’impegno e all’azione che assicurarono alla Chiesa locale un impulso di vita nuova, teso a rinnovare antiche e tradizionali forme rituali, ormai superate e obsolete, proiettandole verso i nuovi traguardi della dottrina sociale. Esempi della velata contrapposizione tra cattolici e regime fascista furono l’incoronazione della statua della Beata Vergine Maria del Soccorso, avvenuta l’8 maggio 1937 con enorme tripudio di popolo e la commossa partecipazione dei fedeli, e la celebrazione del I Congresso eucaristico diocesano, svoltosi nel 1938, in concomitanza con la promulgazione in Italia, da parte del governo Mussolini, delle leggi razziali. Fra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento, il rinnovamento del concilio Vaticano II, nella diocesi di San Severo, affrontò le sfide di una società locale coinvolta in profonde trasformazioni sociali, politiche ed economiche, con il laicato impegnato nel trasformare in mentalità le novità introdotte dal concilio. Quel rinnovamento, dal punto di vista circoscrizionale, realizzò, nel 1970, con il vescovo Angelo Criscito (1970-1985), la fusione della diocesi di San Severo con la vicina sede episcopale di Lucera, unite «in persona episcopi», ossia nella persona di uno stesso vescovo. Dal 1986, con il «Riordino delle circoscrizioni ecclesiastiche italiane», durante l’episcopato del vescovo Carmelo Cassati (1985-1991), la diocesi di San Severo è ritornata nella sua piena autonomia. La storia dell’episcopato locale, tra Ottocento e Novecento, ricorda anche Giovan Camillo Rossi (1818-1826), Bernardo Gaetani d’Aragona (1889-1893), Gargiulo Bonaventura (1895-1904), Emanuele Merra (1905-1911), Gaetano Pizzi (1913-1921), Oronzo Luciano Durante (1922-1941), Francesco Orlando (1942-1960), Valentino Vailati (1960-1970), Angelo Criscito (1970- 1985), Carmelo Cassati (1985-1991) e Silvio Cesare Bonicelli (1991-1997). La diocesi di San Severo, suffraganea dell’arcidiocesi di Foggia-Bovino, comprende i comuni di Apricena, Chieuti, Lesina, Poggio Imperiale, Rignano Garganico, Sannicandro Garganico, San Paolo di Civitate, Serracapriola e Torremaggiore.
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