Diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino
STORIA
I - Antichità e alto Medioevo
Per Assisi, città romana, non disponiamo di fonti esplicite che consentano di stabilire con certezza l’istituzione della diocesi, né forniscono dati incontrovertibili i materiali agiografici relativi al presunto protovescovo san Rufino, martire che visse verosimilmente nel III sec., anche se solo a partire dal IX-X . vi sono tracce certe del suo culto in città.La sua festa si celebra il 12 agosto.
Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente il vescovo di Assisi assunse una preminenza di fatto sulla città, che si protrasse anche durante lo stanziamento dei goti, i quali durante la guerra greco-gotica, nel 547, inviarono il vescovo Avenzio – il primo della diocesi storicamente accertato – in qualità di ambasciatore a Costantinopoli presso Giustiniano.
Documentato con certezza è anche il vescovo Aquilino, che partecipò al concilio romano presieduto da Martino I nel 649, quando ormai la dominazione longobarda si era affermata stabilmente sulla città, inquadrata nel Ducato di Spoleto.
Il passaggio del ducato alla monarchia franca nel 774 e il successivo inserimento nell’impero carolingio videro gli ordinari diocesani conservare una posizione di primo piano anche nella vita civile.
È il caso del vescovo Magione, che nell’821 partecipò al placito tenuto a Norcia dai messi dell’imperatore Ludovico il Pio.
Proseguì anche la partecipazione dei vescovi ai concili romani.
Magione fu presente nell’826 a quello del papa Eugenio II e Ibone a quello di Leone IV (853).
Nell’alto Medioevo la residenza episcopale era situata presso la basilica di Santa Maria Maggiore, attestata per la prima volta nel 963 dalla più antica pergamena locale, risalente all’episcopato di Eremedio.
A partire da questo momento la series episcoporum si infittisce con Ingizone (967) e Leone (985), per poi interrompersi nuovamente fino a Giorgio (1018) e Guglielmo (1019).
Il primo ottenne da Rainerio I, marchese di Tuscia, una conferma di beni e diritti che già l’imperatore Enrico II aveva assegnato, disegnando la distribuzione delle pievi sul territorio.
Il secondo confermava l’integrazione della diocesi entro le strutture del regno italico partecipando a un placito comitale.
Il vescovo Ugo (1029?-1059) partecipò a due concili romani di Benedetto IX e, cosa più importante, fu a capo della delegazione dei vescovi italiani alla dieta di Worms del 1048, ove l’imperatore Enrico III nominò papa Leone IX, che Ugo accompagnò in Italia.
Lo stesso vescovo diede nuovo vigore al culto di san Rufino, le cui spoglie furono ritrovate nella parva basilica a lui intitolata.
L’edificio venne ampliato fino a diventare il nuovo cuore pulsante della vita religiosa cittadina.
Nel 1035 Ugo istituì una canonica presso la basilica di San Rufino e vi trasferì la residenza episcopale, ivi attestata fino al 1080.
Il suo successore, Agino (1059-1072), si schierò con il papato riformatore e la canonica di San Rufino progressivamente si rafforzò fino a emanciparsi dal vescovo.
Notevole fioritura nella diocesi aveva avuto anche il monachesimo benedettino, con i monasteri maschili di San Benedetto al Monte Subasio, documentato dal 1041 ma sicuramente più antico (da cui san Francesco avrebbe ottenuto l’uso della chiesa della Porziuncola), il cenobio di San Pietro fuori le Mura in Assisi e quello di Sant’Apollinare del Sambro di Collemancio di Cannara, documentati dall’XI sec., di San Crispolto del Piano di Bettona e di San Masseo de Platea.
Importante è anche il monastero femminile di San Paolo delle Abbadesse di Bastia Umbra, ove santa Chiara si rifugiò per sfuggire all’ira dei parenti che volevano impedirle di intraprendere la vita religiosa alla sequela di Francesco.
II - Il basso Medioevo
Nel secondo decennio del XII sec., nonostante l’opposizione del vescovo Clarissimo, il priore della canonica, Guido, ottenne il diritto di reclutare nuovi membri senza consultare il vescovo.Solo nel 1215 Onorio III decretò la definitiva distinzione della mensa episcopale da quella dei canonici di San Rufino, che nel frattempo (1140) avevano avviato la costruzione di una terza e più grande basilica per iniziativa del priore Rainerio.
Attorno alla canonica il ceto dirigente della civitas organizzò in quello stesso periodo le istituzioni politiche, che nel 1198, per effetto del declino della presenza imperiale nel Ducato di Spoleto, diedero vita al comune.
I vescovi non svolsero un ruolo di primo piano in questa trasformazione istituzionale.
Si deve forse al fallito tentativo di affermare ad Assisi l’autorità pontificia la scomunica comminata da Guido I (1197-1210?) contro alcuni fedeli della diocesi, ma non si può escludere che si trattasse di un episodio legato ai fermenti spirituali entro i quali andava maturando l’esperienza di Francesco.
Al Poverello Guido I fu particolarmente vicino nel periodo della sua conversione (1206) e ne favorì la visita a Innocenzo III (1210), grazie alla familiarità con il pontefice, da cui ottenne un privilegio di conferma di beni e diritti.
Da detto privilegio si ricava che il territorio diocesano comprendeva gli attuali territori comunali di Assisi, Bastia Umbra, Cannara, Bettona, Valfabbrica e un piccolo lembo dei comuni di Gualdo Cattaneo e di Bevagna.
Il vescovo Guido II (1212-1228) cercò di ridare nuovo slancio alle istituzioni diocesane limitando l’azione delle istituzioni esenti (in particolare alcuni monasteri e ospedali).
Lo scontro tra Guido II e il podestà del Comune, Carsedonio, si risolse nel 1225 grazie all’intervento pacificatore di Francesco, che soggiornò nel palazzo episcopale presso Santa Maria Maggiore nell’imminenza della morte.
La successiva storia della diocesi fu segnata dalla forte incidenza delle comunità religiose riconducibili al francescanesimo.
Un luogo fondamentale della memoria francescana è rappresentato dalla Porziuncola, la piccola chiesa intitolata a Santa Maria degli Angeli, posta nella pianura che si stende ai piedi di Assisi, ove Francesco raccolse la sua prima comunità di frati e nel 1226 morì.
Già nel 1228 si iniziarono i lavori di edificazione della basilica di San Francesco, fuori dal lato occidentale delle mura urbane, ove il corpo del santo fu deposto solo tre anni dopo.
Intanto cresceva anche il ramo femminile dell’ordine, raccolto attorno a santa Chiara (1194-1253), che si insediò presso la chiesa di San Damiano, poco fuori dalla città e solo nel 1259, dopo una lunga disputa con il capitolo di San Rufino, ottenne il sedime ove edificare la basilica e il monastero di Santa Chiara, all’interno dello spazio urbano.
Durante la lotta tra il papato e Federico II i ghibellini della città impedirono ai vescovi di prendere possesso della diocesi e solo nel 1250 Innocenzo IV poté insediarvi il suo cappellano Niccolò da Calvi (1250-1278), il primo attestato con sicurezza di una serie di vescovi-frati che proseguì con Illuminato da Chieti (1274- 1282), Simone (1282-1296) e Teobaldo (1296-1329), fedelissimo esecutore delle direttive politiche e pastorali di Bonifacio VIII, che se ne servì come elemento di contatto con i vertici dell’ordine francescano.
Alla seconda metà del Duecento risalgono le prime attestazioni di parrocchie urbane, mentre agli inizi del Trecento, quasi certamente grazie all’iniziativa del vescovo Teobaldo, fiorirono le confraternite laicali in tutta la diocesi, in particolare quelle dei disciplinati, che produssero e diffusero importanti laudari e fondarono efficaci enti assistenziali.
Nel Tre-Quattrocento la carica episcopale fu prerogativa esclusiva di alcune famiglie potenti e nobili sia perugine (Odoardo Michelotti, 1378-1385; Ermanno Baglioni, 1385-1387) che assisiati (Carlo De Nepis, 1456-1473).
III - L’età moderna
Nel 1573 il visitatore apostolico Pietro Camaiani rilevò una situazione del clero deprimente dal punto di vista non solo culturale, ma perfino della semplice alfabetizzazione.L’applicazione delle norme del concilio di Trento fu avviata dal vescovo Filippo Geri (1564-1575), che nel 1569 pose anche la prima pietra del grande edificio basilicale di Santa Maria degli Angeli, il luogo della morte di san Francesco, mentre il nobile romano Marcello Crescenzi (1591-1630) pose mano al rifacimento del vescovato.
Il vescovo Tegrimo Tegrimi (1630-1641) istituì poi il penitenziere della cattedrale assegnandogli una prebenda e aprì il seminario diocesano.
Così come nel Medioevo la massiccia presenza dei francescani aveva di fatto scoraggiato l’insediamento di altri ordini mendicanti, in età moderna le congregazioni religiose post-tridentine rinunciarono a insediarsi nella diocesi.
Nella seconda metà del Seicento la diocesi fu retta da due cardinali Paolo Emilio Rondinini (1653-1668) e Francesco Nerli (1685-1689), i quali abbellirono il vescovato nella nuova ala occidentale.
Frattanto le confraternite laicali erano decadute sul piano spirituale, tanto che il vescovo di origine bolognese Ottavio Ringhieri (1736-1755) ridusse drasticamente il numero degli ospedali da esse dipendenti, incamerandone i beni a favore del seminario diocesano.
Procedette altresì a una rigida riforma della vita regolare e dell’insegnamento e promosse la riduzione delle feste.
Egli cercava così di andare incontro e insieme di neutralizzare le istanze antiecclesiastiche provenienti dalle punte più avanzate dell’Illuminismo incipiente.
IV - L’Ottocento
Nel 1796 l’esercito francese invase le legazioni pontificie ed entrò in Assisi nel febbraio dell’anno seguente e di nuovo nel 1798, costringendo la popolazione residente a fornire denaro e vettovaglie agli invasori.Le confraternite e gli ordini religiosi contemplativi furono soppressi.
Il patrizio assisiate Francesco Maria dei conti Giampè, vescovo dal 1796 al 1827, si rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà a Napoleone e per questo il 24 aprile 1810 fu esiliato in Corsica.
Il suo esempio fu seguito da una gran parte del clero diocesano.
L’età napoleonica vide una crescita numerica delle vocazioni sacerdotali, la cui formazione il vescovo Giampè seguì personalmente separando l’istruzione dei giovani chierici da quella impartita fino ad allora nella scuola comunale.
Con la Restaurazione il prelato fece ritorno in città, accolto con gaudio dalla popolazione.
Non tutte le confraternite e le istituzioni religiose soppresse da Napoleone ripresero la loro attività.
Il corso degli studi in seminario fu riformato, fino ad abbracciare la filosofia e la teologia, a opera del vescovo Gregorio Zelli Giacobuzzi (1827-1832).
Gravi danni agli edifici sacri della diocesi furono causati dai terribili terremoti del 1833 e del 1853.
Durante l’episcopato di Luigi Landi Vittori (1844-1867) la diocesi subì i contraccolpi dell’unità d’Italia e varie istituzioni religiose e assistenziali furono depauperate dei propri beni, incamerati già nel 1860 dal demanio con decreto del commissario governativo Pepoli e poi acquistati in gran parte dalle famiglie del ceto dominante locale.
V - Il Novecento
La Chiesa assisiate fu lacerata dallo scontro determinatosi con il diffondersi del modernismo.I vescovi Luigi De Persiis (1895-1906) e Ambrogio Luddi (1906-1928) furono intransigenti verso le nuove dottrine e in particolare nei riguardi del grande biografo di san Francesco Paul Sabatier, che richiamò in città i più famosi esponenti del modernismo europeo e ad ASSISI-NOCERA UMBRA-GUALDO TADINO 124 A 27-02-2008 14:11 Pagina 124 Assisi fondò nel 1902 la Società internazionale di studi francescani, tuttora operante, che costituisce il principale centro di studi a livello mondiale per la storia del francescanesimo, promuovendo ogni anno un convegno internazionale di storici.
La storia novecentesca della diocesi è dominata dalla figura del vescovo Giuseppe Placido Nicolini (1928-1973), monaco benedettino, che proclamò san Francesco patrono d’Italia (1939) e salvò la vita a centinaia di ebrei rifugiatisi in Assisi durante la seconda guerra mondiale.
Avvenne sotto il suo episcopato la visita ad Assisi di Giovanni XXIII (4 ottobre 1962), la prima di un papa fuori da Roma dopo il 1870.
Si consolidava, così, la vocazione universale della città, consacrata definitivamente durante l’episcopato di Sergio Goretti (1980-2005) da Giovanni Paolo II, che visitò per ben sei volte Assisi e che nel 1986 e nel 2002 vi celebrò gli incontri con i rappresentanti di tutte le religioni.
Originariamente immediate subiecta, la diocesi divenne suffraganea di Perugia nel 1972 e il 30 settembre 1986 le fu unita pienamente la diocesi di Nocera Umbra e Gualdo Tadino, che aveva visto temporaneamente smembrato il proprio territorio nel triennio 1972-1975.
La nuova titolatura è pertanto quella di Assisi-Nocera Umbra- Gualdo Tadino.
Negli ultimi secoli la diocesi ha costituito un forte richiamo per gli istituti di perfezione, tanto che oggi vi si contano circa cinquanta differenti istituti di vita consacrata tra maschili e femminili.
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FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.