Diocesi storica di Cariati
STORIA
I - Dalla fondazione all’unificazione con Cerenzia
Come risulta dalla documentazione esistente nell’Archivio segreto vaticano, Cariati, piccola città della Calabria ionica in provincia di Cosenza, fu elevata a sede vescovile il 27 novembre 1437, sotto il pontificato di papa Eugenio IV.Fu la principessa Covella Ruffo, all’epoca feudataria di detta città, che chiese e ottenne dal sopraccitato pontefice la promozione a cattedrale della chiesa cariatese di San Pietro, sulla quale la sua famiglia vantava diritto di giuspatronato.
All’atto della fondazione la diocesi era costituita, oltre che da Cariati, dai centri di Terravecchia, Scala e San Morello, le cui parrocchie furono sottratte alla giurisdizione dell’arcidiocesi di Rossano.
Il primo vescovo chiamato a presiedere la nuova diocesi fu Bernardo Faiardo dell’ordine dei minori.
L’esiguità delle rendite e la ristrettezza del territorio sottoposto alla sua giurisdizione indussero presto la Santa Sede a unirla aeque et principaliter all’antica sede vescovile di Cerenzia, nel crotonese, di fondazione bizantina (IX sec.).
Fu Giovanni, ambasciatore e consigliere del principe Marino Marzano, figlio di Covella Ruffo, il primo vescovo della nuova diocesi di Cerenzia e Cariati, che venne sottoposta come suffraganea all’antica sede metropolitana di Santa Severina.
Il territorio della nuova giurisdizione ecclesiastica diventava molto più ampio, estendendosi ai centri di Cerenzia, Verzino, Caccuri, Belvedere e Montespinello.
Dal momento che la città di Cariati, sita in posizione amena e resa in quel periodo più sicura con la costruzione di una robusta cinta muraria voluta dai Ruffo, si presentava come un luogo più idoneo a ospitare la residenza episcopale, i vescovi delle due diocesi unite fissarono in essa la loro dimora, suscitando risentimenti e proteste nel clero e nel popolo di Cerenzia, che rivendicava per sé il diritto di essere sede vescovile.
Molti dei prelati che si succedettero sulla cattedra geruntino-cariatense lasciarono una traccia profonda nella storia della diocesi, per la loro azione pastorale e per il prestigio della loro personalità.
Degni di nota sono: Giovanni Sersale (1506-1516), nobile cosentino, che fu incaricato di presiedere nel 1512 uno dei quattro processi informativi per la canonizzazione di san Francesco di Paola; Giovanni Carnuti (1535-1544), il cui nome rimane legato al drammatico periodo delle incursioni turchesche che si abbatterono su Cariati (fu catturato il 1544 dal corsaro Barbarossa e morì in cattività ad Algeri); il nobile milanese Alessandro Crivelli (1561-1568), divenuto in seguito nunzio apostolico in Spagna e cardinale; Properzio Resta (1568-1601), grande teologo, promotore di un importante sinodo, svoltosi nel 1594 nella cattedrale di Cariati, sulle disposizioni del concilio Tridentino; Filippo Gesualdi (1602-1618), che fu ministro generale dei minori conventuali e morì in concetto di santità; Maurizio Ricci (1619- 1626), che istituì il seminario in Terra di Verzino, cui assegnò una dote di duecento ducati; Francesco Gonzaga (1633-1657), dei duchi di Mantova, che fissò la sede del seminario in Cariati, riedificò il palazzo vescovile e ricostruì il campanile della cattedrale che era stato distrutto dai turchi; Giovanni Andrea Tria (1720-1726), al quale si deve lo svolgimento di un fondamentale sinodo tenutosi in Cariati nel 1726; Felice Antonio D’Alessandria (1792-1802), noto per la sua vasta cultura teologica e per il sostegno dato all’azione svolta dal cardinale Ruffo contro i giacobini e a favore della dinastia borbonica.
II - La diocesi di Cariati dopo il concordatodel 1818
Un anno di svolta è il 1818, allorquando, a seguito del concordato tra la Santa Sede e il Regno di Napoli, sanzionato dalla bolla De utiliori di Pio VII del 28 luglio dello stesso anno, venivano soppresse le diocesi di Strongoli, Umbriatico e Cerenzia, e incorporate in perpetuo alla diocesi di Cariati, che costituiva l’unica suffraganea di Santa Severina.Dal 1818, dopo un ventennio di totale abbandono, Cariati diventava una delle diocesi più estese della Calabria, arrivando a comprendere ben venti paesi: Cariati, Cerenzia, Strongoli, Umbriatico, Terravecchia, Scala Coeli, San Morello, Crucoli, Cremissa (Cirò), Verzino, Savelli, Casino, Caccuri, San Nicola dell’Alto, Pallagorio, Carfizzi, Casabona, Zinga, Melissa, Belvedere Spinello.
Nel 1819 la nuova diocesi fu affidata a Gelasio Serao, che la resse per quasi vent’anni, rivelandosi vescovo operoso e infaticabile.
A lui si deve il restauro della cattedrale e dell’episcopio e l’organizzazione della diocesi, sia sotto il profilo amministrativo che pastorale.
Un documento tangibile della sua operosità sono i tre sinodi diocesani da lui celebrati a Cariati negli anni 1823, 1827 e 1837, ai quali parteciparono i numerosi sacerdoti delle tre diocesi unificate.
Un posto di rilievo in questa nuova fase della storia della Chiesa cariatese spetta a Nicola Golia (1839-1873), successore di Serao, il cui nome è legato principalmente alla totale ristrutturazione e riconsacrazione della cattedrale, avvenuta nel 1857.
A suo merito sono da ascrivere anche la fondazione di un monte frumentario nel 1843, destinato a venire incontro alle esigenze delle famiglie contadine e bisognose, e la costruzione, nella borgata Marina, di modeste abitazioni da assegnare ai pescatori cariatesi.
Agli inizi del Novecento, e più precisamente dal 1911 al 1918, la cattedra episcopale cariatese è ricoperta da Giovanni Scotti, vescovo colto e fortemente impegnato nel sociale, promotore a Cariati di importanti iniziative quali la fondazione della prima cooperativa di pescatori (1914), il primo asilo d’infanzia (1915), l’istituzione nei principali centri della diocesi di casse rurali per i contadini.
Meritevole di un particolare cenno, tra i vescovi del Novecento, è Eugenio Raffaele Faggiano, che resse la diocesi dal 1936 al 1956, segnalandosi per la sua efficace azione pastorale, la generosità verso le popolazioni a lui affidate, la santità della sua vita.
Nel novembre 1987, nella concattedrale di Cariati, alla presenza di tutto l’episcopato calabro e dell’arcivescovo metropolita Aurelio Sorrentino, è stato avviato il processo informativo per la sua beatificazione.
La fase storica della diocesi di Cariati, iniziatasi con il concordato del 1818, si chiude con l’episcopato di Orazio Semeraro (1957-1967), vescovo colto e operoso, ricordato per l’opera di riordinamento e ammodernamento delle strutture organizzative diocesane e per aver preso parte al concilio ecumenico Vaticano II.
III - Le ultime vicende
Il 21 dicembre 1973 la diocesi di Cariati, unitamente a quella di Crotone e all’arcidiocesi di Santa Severina, fu affidata a Giuseppe Agostino che la resse fino al 4 aprile 1979.A questa data risale il decreto pontificio Quo aptius, con il quale la diocesi veniva privata dei sedici comuni ricadenti nella provincia di Catanzaro, che venivano annessi alla diocesi di Crotone, e veniva a essere costituita soltanto dai comuni della provincia cosentina di Cariati, Terravecchia e Scala Coeli, con la frazione San Morello, insieme ai quali veniva unita aeque principaliter e in perpetuo a Rossano.
Il 30 settembre 1986, in forza del decreto Istantibus votis di Giovanni Paolo II, la diocesi di Cariati è stata unificata in perpetuum con Rossano, per cui la Chiesa è diventata «arcidiocesi di Rossano-Cariati».
Bibliografia
Hier. Cath. I-IX;Ughelli IX 498-505;
F. Adilardi, Cariati, chiesa vescovile, in V. d’Avino, Enciclopedia dell’ecclesiastico, Napoli 1945, IV, 497-505;
V. Capialbi, La continuazione all’Italia Sacra dell’Ughelli per i Vescovadi di Calabria, «Archivio Storico della Calabria», II, 1914;
F. Russo, Regesto Vaticano per la Calabria, I-XII, Roma 1974 ss.;
R. e F. Liguori, Cariati nella storia – Vicende di un comune della Calabria Jonica dalle origini ai nostri giorni, Cirò Marina 1981;
L. Renzo, Arcidiocesi di Rossano-Cariati, Rossano 1990.
Diocesi di Cariati
San Michele Arcangelo
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Vista d’angolo della facciata della Chiesa di San Michele Arcangelo a Cariati -
Veduta dell’aula dall’ingresso
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.