Piccolo centro longobardo fortificato in elevata altitudine (914 metri sul mare) lungo lo spartiacque tra le alte valli del Calore e dell’Ofanto, Nusco divenne sede vescovile nella seconda metà dell’XI sec., come suffraganea di Salerno. Le origini della diocesi si legano strettamente al suo primo vescovo, Amato di Landone, già arciprete del piccolo centro altirpino, che si distinse per operosità pastorale e pietà evangelica, sì da essere proclamato santo all’indomani stesso della sua morte, avvenuta il 30 settembre 1093. Fu appunto sant’Amato, all’epoca arciprete di Nusco, a favorire la sottomissione delle genti longobarde del gastaldato di Montella al condottiero normanno Roberto il Guiscardo, in marcia su Salerno, dopo la conquista di Conza (1076). Di lì a poco, avvalendosi delle facoltà concessegli dalla Santa Sede, l’arcivescovo di Salerno Alfano istituì, d’intesa con il Guiscardo, la diocesi di Nusco, della quale elesse vescovo Amato, arciprete della chiesa di Santo Stefano, che, opportunamente ristrutturata, divenne la cattedrale della nuova diocesi. Amato, di stirpe longobarda e di cospicua famiglia, come attesta il suo testamento, nel quale legò tutti i suoi beni alla diocesi, fu quindi senz’altro figura eminente e carismatica non solo come pastore di anime, ma anche come protagonista in campo sociale e civile, distinguendosi altresì per l’impulso dato allo sviluppo economico e sociale. Per solennizzare il IV centenario della morte di sant’Amato, Antonio Maramaldo (1485-1513) istituì il monte frumentario, uno dei primissimi – se non addirittura il primo – nel Mezzogiorno (1491). Altro tipico istituto nuscano fu la masseria armentizia di sant’Amato, amministrata annualmente da un canonico-fattore, nominato dal capitolo con l’approvazione del vescovo. La masseria era sorta nel periodo angioino e veniva regolata da varie convenzioni tra il vescovo e il capitolo da una parte e gli oblatori e i massari dall’altra, secondo le norme definitivamente dettate nel XVI . dai vescovi Maramaldo, Gadaleta e Lavosi. L’istituzione era legata alla prevalente attività pastorale della comunità nuscana e si coniugava strettamente con il culto del santo patrono. In seguito a intrighi locali e per decisione del governo murattiano, fu soppressa il 16 maggio 1813, e le sue rendite vennero addette alla creazione del cimitero di Napoli. Merito fondamentale dell’episcopato di Francesco Antonio Bonaventura (1753- 1788) fu quello di aver definitivamente istituito nel 1758 il seminario diocesano, questione che si trascinava da quasi due secoli. Fu l’investimento nel seminario, poi sempre particolarmente curato dai presuli nuscani, che garantì la durata della diocesi e ne evitò la soppressione nel 1818, quando invece a Nusco fu annessa Montemarano.