Diocesi storica di Santa Severina
STORIA
I - Le origini
La prima notizia che si ha sulla diocesi metropolitana di Santa Severina è riportata nella Diatyposis, elenco delle province ecclesiastiche bizantine, attribuita a Leone VI il Filosofo (886-912).In questo importante documento Santa Severina, ovvero l’antica Aghia Siberene, per la prima volta fu riconosciuta come metropolia con le seguenti sedi suffraganee: Oria in Puglia, Cerenzia, Gallipoli di Puglia, Isola Capo Rizzuto, Belcastro.
Nell’XI sec., distaccate Gallipoli e Oria dalla metropolia di Santa Severina, furono erette altre tre sedi vescovili che diventano sue suffraganee: Umbriatico, Strongoli e San Leone.
La Vita di san Nilo di Rossano ci offre, per lo scorcio del X sec., una interessante testimonianza del prestigio che già godeva la sede metropolitana di Santa Severina.
Si narra che Euprassio, massima autorità civile del tema di Calabria, vuole tonsurarsi e darsi a vita monastica, e a questo fine si rivolse a san Nilo, il quale, nella sua modestia, si schermì e consigliò al dignitario di rivolgersi al metropolita di Santa Severina, di nome Stefano, presente allora a Rossano.
È significativo che per un compito importante e, insieme, piuttosto usuale in epoca bizantina, il santo abbia consigliato di chiamare il metropolita di Santa Severina e non il vescovo di Rossano, indicato nel testo come accompagnatore dell’alto prelato che viene designato con precisione.
Probabilmente, Santa Severina è già bizantina con la riconquista di Giustiniano avvenuta nel V . Il rito bizantino rimase ufficialmente fino alla venuta dei normanni che, dopo il concordato di Melfi del 1059, divennero «paladini» della Chiesa romana e dovettero riconquistare le terre che erano sotto la giurisdizione del patriarca di Costantinopoli.
II - Dai normanni al concilio di Trento
L’arrivo dei normanni, se da una parte fu determinante per la sorte della Chiesa greca, dall’altra, con la loro politica tollerante, garantì la libertà negli usi e nei costumi a quelle popolazioni che per diversi secoli erano state sotto la dominazione dell’impero romano d’Oriente.È in questo contesto che va inserita la donazione della reliquia di santa Anastasia (attualmente conservata in un braccio d’argento che fa parte del tesoro della cattedrale), ancora oggi patrona di Santa Severina, al capo della Chiesa di Siberene.
Tradizione, leggenda e storia raccontano, infatti, che il Guiscardo, arrivato a Santa Severina dopo un lungo assedio (negli anni 1073-1076), prendendo possesso della metropolia, donò al suo arcivescovo questa reliquia.
Probabilmente il Guiscardo volle con quest’atto diplomatico persuadere, più che con la forza, il popolo santaseverinese ad accettare e riconoscere la Chiesa latina.
Il lungo assedio aveva visto la fuga del metropolita a Costantinopoli e la sua sostituzione con Stefano II, di osservanza latina.
In questo momento storico, nel 1184, papa Lucio III (1181-1185), a istanza di Mileto (1183), arcivescovo di Santa Severina, prese l’arcidiocesi sotto la sua apostolica protezione, con un privilegium reintegrò nella dignità di metropoliti gli arcivescovi, ne confermò possessi, decime e beni acquisiti, sancì e confermò le libertà e immunità concesse a suo tempo dal duca Ruggero e da altri principi.
Tuttavia, anche se ufficialmente diventati romani, per diversi secoli ancora la diocesi e il popolo restarono bizantini nel rito, negli usi e nei costumi.
Dal XII al XVI . Santa Severina ottenne molti privilegi e autonomie in ragione della sua storia, essendo sede arcivescovile, tenuta in grande considerazione dai vari regnanti.
Per esempio, Carlo D’Angiò vietò per tutto il territorio cittadino l’infeudamento.
Tale privilegio fu confermato anche sotto Alfonso I e Ferdinando I.
Dal privilegium papale di Lucio III fino al concilio di Trento le fonti storiche riguardanti la metropolia sono molto scarse, anche se conosciamo la lunga successione dei vescovi nella sede.
Tra i tanti nomi ricordiamo Ruggero Stefanunzia (1274- 1295) che fece costruire l’attuale chiesa cattedrale e il primo nucleo del palazzo vescovile che furono successivamente abbelliti e finemente decorati dal vescovo Alessandro Della Marra (1488-1498).
III - Dal concilio di Trento al VaticanoII
Partecipò attivamente al concilio di Trento Giovanni Orsini (1554-1566), intervenendo sulla questione della residenza dei vescovi, compilando i canoni riguardanti il matrimonio, sottoscrivendo gli atti finali del concilio.Giulio Antonio Santoro (1566-1572), detto Cardinale di Santa Severina, edificò il seminario, mentre il suo successore, Francesco Antonio Santoro (1573-1586), celebrò i primi due sinodi provinciali.
Anche Alfonso Pisani (1587- 1623), nipote dei Santoro, celebrò un terzo sinodo pubblicato, unitamente ai primi due, nel 1597 e fece ingrandire il palazzo vescovile.
Fausto Caffarelli (1624-1654) fu nunzio pontificio presso la casa Savoia in Piemonte e arricchì il tesoro della cattedrale con preziose suppellettili sacre.
Francesco Falabella (1660-1670) celebrò il IV sinodo e Carlo Berlingeri ingrandì e abbellì la cattedrale come pure il seminario, facendone costruire una nuova ala.
I vescovi Nicolò Pisanelli (1719-1731), Nicola Carmine Falcone (1743-1759), Antonio Ganini (1763-1795) celebrarono rispettivamente il V, VI e VII sinodo, mentre Pietro Grisolia (1797-1809) e Ludovico del Gallo (1824-1848) continuarono ad arricchire di molte suppellettili preziose la cattedrale.
Alessandro Maria De Risio (1872-1896) viene ricordato particolarmente per aver fatto costruire un acquedotto, una strada, un orologio pubblico e aver edificato, all’interno della cattedrale, l’altare della cappella di Santa Anastasia, patrona del paese, oltre che per aver indetto l’VIII sinodo.
Durante l’episcopato di Carmelo Pujia (1905-1927) iniziano i primi tentativi di unificazione della diocesi di Santa Severina a quella di Crotone.
Infatti nel 1921 monsignor Pujia, già arcivescovo di Santa Severina, fu nominato amministratore apostolico di Crotone e, successivamente, dal 1925 al 1927, vescovo della stessa diocesi.
In uno degli «Avvisi alle due Diocesi» del gennaio 1924, il vescovo lamenta la scarsità del clero: «Considerando che anche in queste Nostre diocesi la morte ha così decimato il Clero che fra poco ci mancheranno perfino i Curati nelle parrocchie – massime nella diocesi di Crotone – Noi, seguendo l’esempio dell’E.mo Card.
Vicario di Roma e di Ecc.mi Vescovi raccomandiamo vivamente a’ nostri MM.
RR.
Parroci di promuovere le vocazioni allo stato ecclesiastico, con tutti quei mezzi che spira la carità e lo zelo».
Ancora negli «Avvisi per le due Diocesi» dell’agosto del 1924, si preoccupa che in ogni parrocchia ci sia una casa canonica: «Ogni parroco nelle due Diocesi, se ha bisogno della casa canonica, ne scriva con lettera raccomandata al Santo Padre e lo preghi di una elargizione che gli renda facile la fabbrica della casa parrocchiale.
Indichi pure al S.
Padre ciascun parroco in qual maniera può aversi i mezzi opportuni – oltre il contributo dell’Augusto Benefattore – per la costruzione della Canonica, a esempio alienazione di qualche piccola proprietà, appartenente al Beneficio parrocchiale, o concorso suo personale».
Per volontà del Santo Padre, monsignor Pujia fu amministratore apostolico delle due diocesi fino alla venuta di Antonio Galati, nominato arcivescovo di Santa Severina nel 1927.
Gli venne affidata ad personam anche la diocesi di Crotone nel 1928 e rimase alla guida delle due diocesi fino all’anno della sua morte avvenuta nel 1946.
L’8 maggio dello stesso anno fu nominato vescovo di Crotone Pietro Raimondi, che il 14 novembre divenne anche amministratore apostolico di Santa Severina.
Il 7 giugno 1952, in esecuzione della bolla della Cancelleria apostolica del 26 gennaio dello stesso anno, fu soppressa la metropolia, mentre Santa Severina rimase soggetta direttamente alla Santa Sede.
Il 1986 segna la svolta decisiva per l’unificazione delle diocesi di Santa Severina e Crotone: con decreto della Congregazione per i vescovi del 30 settembre 1986 avvenne l’unione piena delle due diocesi, costituendo la arcidiocesi di Crotone-Santa Severina.
Giuseppe Agostino (1974-1998) fu il primo arcivescovo di questa nuova istituzione diocesana.
Bibliografia
P. Barone, Santa Severina: la storia e le sue campane, Cosenza 1991;D. Macris, La genesi storica e la struttura originaria della Metropolia di Santa Severina nell’ambito del Meridione bizantino, «Vivarium Scyllacense », V, 1-2, 1994, 123-136;
G. Scalise, Siberene. Cronaca del passato per le Diocesi di Santa Severina-Crotone-Cariati, Catanzaro 1999;
S. Valtieri (a c. di), Cattedrali di Calabria, Roma 2002.
Diocesi di Santa Severina
Chiesa di Santa Anastasia
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.