Diocesi storica di Sezze
STORIA
La tradizione locale – priva peraltro di fondamenti storici – assegna gli inizi del cristianesimo all’evangelizzazione di san Luca, di fatto il primo patrono della città; il primo vescovo documentato di Secia – l’antica Setia – è però Stephanus Seccensis, che nel 1036 sottoscrisse a Roma l’atto con cui veniva composta una vertenza tra il vescovo di Perugia, Andrea, e Bonizone, abate del monastero perugino di San Pietro.Dal codice della Legenda sancti Lidani abbatis (XIV sec.) risultano i nomi di altri tre vescovi: Pollidio, che nel 1046 concede al monaco benedettino Lidano d’Antena (1026-1118) il permesso di edificare un monastero ai piedi della città; Drusino, che alla sua morte procede alla translatio del corpo nella cattedrale di Santa Maria e al riconoscimento di un culto di cui l’abate godeva già in vita; Giovanni, autore della terza parte della Legenda.
Proprio la traslazione di san Lidano e la compilazione della vita e dei miracula costituiscono non solo il riconoscimento della sua santità, ma anche il compattarsi di una identità religiosa e civile che connoterà non soltanto il Medioevo, ma anche le epoche più recenti.
Appartenevano alla diocesi di Sezze i piccoli centri di Asprano, Bassiano, Sermoneta, Trevi e Zenneto; intuita la necessità di razionalizzare la presenza delle circoscrizioni diocesane del Lazio che, con l’esiguità delle loro risorse e la scarsità della popolazione, potevano costituire un ostacolo all’opera di riforma della Chiesa intrapresa dal papato nell’XI sec., a partire dal pontificato di Alessandro II (1061- 1073) i pontefici adottarono una progressiva politica di unificazione delle tre diocesi limitrofe di Priverno, Sezze e Terracina; di questa opera, l’unico documento a noi pervenuto è la bolla di conferma, emanata da Onorio III nel 1217, delle unioni intraprese dai suoi predecessori.
Di fatto, soprattutto l’unione con Sezze veniva a spostare il baricentro della diocesi verso Roma, sottraendo Terracina all’influenza dei duchi bizantini e napoletani.
A partire da questa data calò il silenzio su Priverno e Sezze; nel XVI sec., però, la città tornò a ospitare i vescovi diocesani che vi dimorarono con continuità, dopo un periodo di itineranza che interessò Priverno e Sonnino, portando con loro gli uffici di curia e l’archivio.
A Sezze venne fondato il seminario diocesano (seconda metà del XVI sec.) che ha la sua prima sede nel palazzo oggi annesso alla chiesa di Sant’Anna e che, ai primi del Seicento, fu accolto nell’ampio collegio che la Compagnia di Gesù aveva aperto nel 1599: la presenza dei gesuiti, iniziata in un periodo caratterizzato dall’incremento dell’attività di predicazione nel Lazio, costituì da allora un punto di riferimento qualificante per l’educazione maschile, per la formazione del clero e per la spiritualità cittadina.
Proprio in questi anni si registra la notevole attività riformatrice del vescovo Luca Cardino, che si segnalò per la sua opera di riassetto degli spazi episcopali in città (riadattò i locali della chiesa di San Paolo creandovi un sontuoso episcopio, restaurò la cattedrale capovolgendo l’originario orientamento per ricavare, nel portico romanico, il nuovo transetto in cui il suo successore, Francesco Perugini, trasferì nel 1606 il corpo di san Lidano) e per l’applicazione delle norme del concilio di Trento.
Una rinnovata coscienza municipale, alla ricerca di prerogative episcopali, esplose nel 1701-1702, quando il clero di Sezze promosse a Roma una causa per la rivendicazione della cattedralità; causa che, se subì una prima battuta d’arresto per una decisione contraria della Rota, giunse a conclusione nel 1724-1725 con una serie di bolle di Benedetto XIII: il papa riconosceva a Sezze la cattedralità anteriore e successiva alla bolla di Onorio III e la univa aeque principaliter alle diocesi di Priverno e di Terracina.
In questi anni si segnala la notevole attività, esplicata ai vertici della Chiesa e con coinvolgimenti a livelli internazionali, del cardinale di Sezze Pietro Marcellino Corradini (1658-1743): prefetto della Sacra Congregazione del concilio (1718), pro-prefetto (1721) e quindi prefetto (1724) della Dataria apostolica, vescovo di Frascati (1734), apre nella città natale il conservatorio che ancor oggi ne porta il nome, casa-madre delle convittrici della Sacra Famiglia, l’istituto antesignano della educazione religiosa femminile aperto nel 1717 e dal suo fondatore stabilmente legato alla spiritualità ignaziana.
Il frutto più maturo della spiritualità francescana fu certamente san Carlo da Sezze (1613-1670), canonizzato da Giovanni XXIII nel 1959.
A parte qualche atteggiamento di anticlericalismo, registrato soprattutto all’indomani dell’unità d’Italia (vennero cacciati i gesuiti e le suore stimmatine che gestivano il locale orfanotrofio), il clero conservò il suo ruolo e la sua vivacità: non per nulla, gli inizi del XX sec. furono interessati da una notevole attività organizzativa e assistenziale; sorsero così una banca cattolica e un asilo infantile, ambedue realizzati grazie alla forte determinazione di Costantino Aiuti, di lì a poco arcivescovo e primo delegato apostolico in Indocina, l’attuale Vietnam.
Se la grande opera di bonifica delle Paludi pontine portata avanti dal governo fascista attribuì alla diocesi di Sezze la nuova città di Pontinia (peraltro costruita su territorio sottratto al comune e alla parrocchia della cattedrale), il clero aderì in maniera sostanzialmente compatta al correlateralismo con cui il governo nazionale guardava alla Chiesa: si segnala solo un caso, quello del cappellano di Borgo Faiti, rimosso dal vescovo in seguito alle insistenze delle autorità locali, infastidite da suoi presunti atteggiamenti poco fascisti.
Ma anche a Sezze le organizzazioni cattoliche, prima fra tutte l’Azione cattolica, ebbero sedi chiuse, documenti sequestrati, sacerdoti assistenti e aderenti sottoposti a interrogatorio.
Con l’episcopato del friulano Emilio Pizzoni la Santa Sede, dietro sua richiesta, provvide all’unificazione delle curie vescovili e alla nomina di un unico vicario generale (1957); dieci anni più tardi, con l’aggregazione di Latina alla diocesi, il baricentro diocesano venne di fatto spostato nel capoluogo di provincia, ove l’arcivescovo Arrigo Pintonello pose la sua residenza.
Il 30 settembre 1986, nel contesto della riorganizzazione delle diocesi d’Italia successiva all’accordo di revisione (1984) del concordato lateranense del 1929, la diocesi di Sezze è stata unita sede plena a quelle di Priverno e di Terracina-Latina, dando vita alla nuova circoscrizione diocesana di Latina-Terracina-Sezze-Priverno.
Diocesi di Sezze
Chiesa di Santa Maria
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.