Diocesi storica di Pergola
STORIA
Pergola
Dallo studio dei documenti dell’archivio comunale di Gubbio si possono ricostruire i principali momenti della fondazione della città di Pergola.Il 15 marzo 1234, nella chiesa di Santa Maria di Serralta, Ugolino da Griffoleto e Marsilione da Corrado, ambedue iscritti alla nobiltà di Gubbio, donano ai sindaci di Serralta e ad alcuni massari di Monte Episcopale i terreni siti nel fondo valle dei fiumi Cesano e Cinisco, per edificare un nuovo centro urbano.
Alla stesura dell’atto sono presenti, in qualità di testimoni, Ugo (feudatario di Monte Episcopale), Giacomo da Fonte Sicco (forse monte Insicco), Ugolino da Fenigli, Alberto Bonabranche, Giacomo Brandi, Damiano Barelli; i sindaci di Serralta erano Paterniano Divigelli e Giovanni Bonafede.
Nel documento delle donazioni di Ugolino e di Marsilione erano elencati alcuni obblighi che gli abitanti di Serralta avrebbero osservato: il principale era quello di edificare un castrum (castello) e delle habitationes (case) in Colle Pergulae (colle di Pergola).
Si donava tanto terreno quanto era necessario per la costruzione di case, piazze, fosso e fossati, fortezze, ripe, porte di ingresso e di uscita.
Il 25 giugno 1234 furono stipulati i patti tra Gubbio e Serralta per l’edificazione del castello ed era descritto l’impianto urbanistico del nuovo centro, che si chiamerà Serralta e poi Castrum Collis Pergulae (castello del colle di Pergola), per assumere la denominazione abbreviata e definitiva di «Pergola».
Pur non avendo notizie certe, è da ritenere che l’annuncio evangelico nella zona di Pergola sia stato portato fin dai primi tempi del cristianesimo, come nelle terre vicine.
Il territorio della zona di Pergola, prima di divenire diocesi autonoma, era soggetto per la maggior parte alla diocesi di Gubbio, per una parte a quella di Cagli e per una ancora minore all’abbazia di Nonantola (Modena).
Papa Pio VII (1800-1823) volle unire per intero le tre parti del territorio pergolese alla diocesi di Cagli, trovando però resistenza da parte del vescovo di Gubbio, Marco Anacaiani.
Questa resistenza fu superata quando il governo centrale della Chiesa accondiscese alla richiesta del vescovo di Gubbio, che ottenne di non essere più suffraganea di Urbino, ma di essere direttamente soggetta alla Santa Sede.
Così lo stesso Pio VII, con il breve Romani Pontificis del 31 gennaio 1818, incorporò alla diocesi di Cagli quelle parrocchie del territorio pergolese che erano sotto la giurisdizione del vescovo di Gubbio e dell’abate di Nonantola.
La sede vescovile di Cagli era vacante dal 25 giugno 1817 per la morte del vescovo, Alfonso Cingari.
Il papa nominò il 25 maggio 1818 un nuovo pastore per l’ampliata diocesi di Cagli nella persona dell’imolese Carlo Monti, trasferendolo dalla diocesi di Sarsina.
Gli abitanti di Pergola, tuttavia, non furono contenti di essere integrati nella diocesi di Cagli e chiesero al papa «l’onore della concattedra».
Pio VII accolse positivamente l’istanza con la bolla Commissa tenuitate del 13 febbraio 1819 nella quale, smembrando dalla giurisdizione di Cagli monasteri, chiese e persone, fece di Pergola una separata diocesi pleno iure e l’affidò in concattedra al vescovo di Cagli (Tarducci), unendola a essa aeque principaliter, con propria cattedrale, palazzo vescovile; anche i seminari in un primo tempo furono distinti, fino a che il vescovo Ettore Fronzi (1909-1919) volle di due farne uno solo, con sede a Cagli, perché riteneva giusto che i giovani seminaristi si dovessero educare sotto la sorveglianza del proprio vescovo, il quale, normalmente, risiedeva in Cagli durante tutto l’anno scolastico.
Papa Gregorio XVI (1831-1846), essendo morto il cardinale Giuseppe Albani, abate commendatario di San Lorenzo in Campo, e resasi perciò vacante l’abbazia vere nullius, la soppresse con il breve Bonum Pastorem (8 luglio 1836) e unì San Lorenzo in Campo, Sant’Andrea di Suasa e Montalfoglio, soggette all’abbazia, alla nuova diocesi di Pergola.
Il protettore della diocesi di Pergola è san Secondo martire, che il martirologio romano riporta tra i santi del 1° giugno.
Esiste una Passio del suo martirio, pubblicata nel 1695 nel primo volume degli Acta Sanctorum di giugno e anche nel 1783, in una edizione di autore anonimo, per i tipi di Querceti in Osimo, in cui si danno «notizie istoriche riguardanti gli atti del martirio di Secondo Romano, principal protettore di Pergola», perseguitato e ricercato dall’imperatore Massimiano (240/250-311).
Lasciata da parte ogni leggenda, la verità storica ci dice che san Secondo è realmente esistito: nato a Roma e fattosi cristiano, fuggì in Umbria per sfuggire la persecuzione; trovato e processato, per il persistere nella fede fu martirizzato.
Di lui si conservano alcune reliquie: a Pergola (in uno splendido reliquiario gotico, la testa), a Gubbio, a Gualdo Tadino, a Spoleto e ad Amelia; il santo, infatti, è particolarmente venerato anche in queste altre città.
Dalla presenza monastica nel territorio della diocesi di Pergola si sono ereditati i compatronati di sant’Agabito e santa Giustina.
Bibliografia
- A. Tarducci, De’ Vescovi di Cagli, Cagli 1896;- L. Bartoccetti, I Vescovi della Diocesi di Cagli-Pergola, «Studia Picena», XII, 1936, 105-123;
- G. Buron, La Diocesi di Cagli, Urbania 1943;
- P. Grossi-E. Scipioni, Storia degli ecc.mi Vescovi della Diocesi di Cagli e Pergola dal 1896 al 1950, Urbania 1950;
- N. Cecini, Pergola, Lettura della Città e del territorio, Pesaro 1982;
- G. Ceccarelli, Le diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola. Cronotassi, Fano 2006.
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.