Per Fano, come per tante altre città e diocesi, non si hanno notizie certe o testimonianze valide del formarsi della Chiesa locale. Lo storico fanese P. M. Amiani parla di una predicazione di san Pietro, dell’apostolato di sant’Apollinare (discepolo di san Pietro), di un vescovo di nome Tolomeo… ma tutto questo appartiene alla leggenda. Certamente il cristianesimo doveva essere abbastanza diffuso a Fano e dintorni al tempo della pace constantiniana (313). Però nemmeno la Vita Sancti Paterniani, pervenutaci attraverso il codice nonantolano, dà notizie certe sui primi tempi della Chiesa fanese. È difficile stabilire che cosa di veramente storico appartiene a san Paterniano. Un dato certo è che Vitale partecipò a Roma, nel 498, al sinodo indetto da papa Simmaco (498-514) e ne firmò i decreti come vescovo di Fano, e sant’Eusebio (502-?), come vescovo di Fano, sottoscrisse quelli del sinodo del 504. Si può concludere, quindi, che Fano, come diocesi gerarchicamente organizzata, risale con certezza storica alla fine del V . Caduto l’Impero romano d’Occidente, Fano fece parte della Pentapoli marittima, fu distrutta dagli ostrogoti di Vitige nel 539 e restaurata da Belisario (500 ca-565). Dal re dei franchi, Pipino III il Breve (714- 768) e dal figlio Carlo Magno (742-814) fu donata allo Stato della Chiesa (755 e 774). La città in questo periodo godette larga autonomia. Fu libero comune fin dal XII . con propri statuti e magistratura ed estese il suo dominio nel contado vicino con frequenti contese e guerre sia contro popolazioni vicine sia con le potenti famiglie guelfe e ghibelline (i Del Cassero e i da Carignano, ricordati anche da Dante nella Divina Commedia). Nel 1335 papa Benedetto XII (1335- 1342) fece vicari di Fano i Malatesta di Rimini, che ne furono signori fino al 1463, anno in cui i fanesi si ribellarono a Sigismondo Pandolfo Malatesta (1417-1468), sconfitto da Federico da Montefeltro (1422-1482) duca di Urbino, chiamato in aiuto da papa Pio II (1458-1461), e ottennero di avere in avvenire come governatori annui soltanto gli ecclesiastici, sotto il vessillo della libertas ecclesiastica. Da questo anno 1463 Fano fu direttamente soggetta alla Santa Sede e amministrata dal governo pontificio. Da papa Pio II fu chiamata urbs magna ac potens (città grande e potente). Ebbe un breve dominio di Cesare Borgia (1465-1507). A interrompere il sonno più che bisecolare di una città ripiegata in se stessa e resa docile e pacifica dai governi prelatizi, sopraggiunsero le campagne napoleoniche. In seguito a questi rivolgimenti Fano fu aggregata alla Repubblica romana, centro di confine con la Cisalpina. Dopo la Restaurazione, il 16 giugno 1859 la città insorse, proclamando l’annessione al costituendo Regno d’Italia e nominando una propria giunta provvisoria di governo. Rioccupata dalle truppe pontificie ancora per poco, la mattina del 12 settembre 1860 accoglieva in festa le truppe liberatrici del generale Cialdini e da quel giorno seguì le vicende delle altre città dello Stato della Chiesa ed entrò a far parte del Regno d’Italia. Oltre un secolo di storia nazionale ha visto Fano partecipe di tutti i momenti più difficili della storia europea, compresa l’esperienza drammatica del secondo conflitto mondiale e la non facile rinascita dalle sue rovine. Nel primo ventennio del XX sec., studiosi, letterati, artisti, uomini politici e cittadini attivi e intelligenti hanno contribuito a mantener vivo il prestigio delle tradizioni culturali fanesi, seguiti da molti altri, sia negli anni del ventennio fascista che in quelli più prossimi ai tempi nostri. A partire dalla seconda metà del secolo, la doppia schiera di basse casette dei pescatori aveva finito con il dare un volto nuovo e un diverso ruolo al vecchio porto-canale, gradualmente ampliato con nuovi bacini e dotato di adeguate attrezzature per imbarcazioni e pescherecci, che costituiscono oggi un’importante componente dello sviluppo economico fanese. Il protettore della diocesi di Fano è san Paterniano. Si ritiene che sia nato a Fano alla fine del III sec., ma non si sa in quale età divenne cristiano. Si ritiene sia stato superiore dei monaci penitenti nell’eremo nel luogo detto «Fanestre Egitto», un luogo solitario presso la riva del fiume Metauro. I monaci erano dediti alla preghiera e a una vita ascetica austera. Durante la persecuzione (303) di Diocleziano (284-305) alcuni cristiani subirono il martirio; i corpi di sei di loro sarebbero stati trasportati a Fossombrone e qui conservati e venerati. San Paterniano avrebbe convertito molti infedeli ed eretto chiese. Dopo l’editto di Costantino (313), sotto papa Silvestro I (314-335), per desiderio unanime dei presbiteri e del popolo il santo eremita sarebbe stato eletto vescovo della città di Fano. Nonostante la sua riluttanza, san Paterniano avrebbe accettato la volontà della Chiesa di Fano e lasciato il suo eremitaggio per andare a risiedere nella periferia della città. Dopo aver vissuto una vita austera e santa, presentendo prossima la propria fine, «esortati i presbiteri e il popolo ad amare sempre più Dio e i fratelli, assorto nella preghiera, rese a Dio il suo spirito». Il suo corpo fu sepolto fuori delle mura della città, lungo la via Flaminia, nel luogo detto «Vico delle Tane», in seguito chiamato con il nome del santo. Il 10 luglio 1551 le sue reliquie furono trasportate in città nella nuova basilica a lui dedicata. San Paterniano sarebbe stato vescovo di Fano per più di quaranta anni.
Bibliografia
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- C. Masetti, Storia della Chiesa Fanese, XIX sec., Archivio curia vescovile di Fano. Stampa. Ughelli;
- P. M. Amiani, Memorie istoriche della Città di Fano, 2 voll., Fano 1751, ed. anast. Bologna 1967;
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- C. Masetti, S. Eusebio, s. Fortunato, s. Orso vescovi di Fano - Memorie Storiche, Fano 1914;
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- G. Ceccarelli, Le diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola. Cronotassi, Fano 2006.
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