Diocesi storica di Terralba
STORIA
I - Diocesi di Terralba
La diocesi di Terralba fu creata molto probabilmente sotto Alessandro II (1061-1073), quando fu istituita la provincia ecclesiastica di Arborea.Il primo vescovo noto è Mariano (1144), ma fino all’invasione catalana della Sardegna (1323) la cronotassi può contare su poche attestazioni.
Durante il XII . i vallombrosani si insediarono in diocesi con il monastero di San Michele di Tamis.
Anche dopo l’episcopato di Guantino de Siuru – testimone, nel 1237, dell’investitura del giudicato di Arborea al giudice Pietro da parte di Alessandro, legato della Sede apostolica –, per circa sessant’anni si conoscono poche notizie, riguardanti per lo più vescovi anonimi; solo a partire da Oddone Sala (1300-1302) la successione episcopale è documentata in maniera più regolare.
Nel secondo periodo – dal 1323 fino all’unione con Ales – anche il territorio della diocesi terralbese subì i contraccolpi della guerra tra gli aragonesi e i giudici di Arborea: in questo periodo Giovanni Rubeo (1332-1356), il vescovo di Terralba con più attestazioni in assoluto (ben trenta), ricevette una pensione annua dalla curia avignonese per porre rimedio all’esiguità della mensa episcopale.
Durante lo scisma la diocesi non ebbe vescovi nominati da Roma.
Nel 1444 Eugenio IV la unì ad Ales, ma si trattò di un atto non definitivo.
L’ultimo prelato, il minore Giovanni Orient, fu nominato nel 1493, e nel 1503 la diocesi venne unita ad Ales.
II - Le due diocesi unite
La diocesi nel XVI-XVIII . - La scarsità delle risorse finanziarie delle due diocesi determinò l’unione del 1503, voluta da Ferdinando il Cattolico, re d’Aragona, e sancita da papa Giulio II con la bolla Aequum reputamus; il primo prelato fu Giovanni Sanna (1507-1517).Nonostante la sede della nuova diocesi fosse Ales, durante il periodo estivo i vescovi non vi risiedevano a causa della malaria e si spostavano in località più salubri, di solito Cagliari o Sassari.
Tra i prelati bisogna segnalare: Andrea Sanna (1521- 1554), che per quasi tutta la durata del suo episcopato ricoprì la prestigiosa e delicata carica di inquisitore del Regno di Sardegna; Pietro Frago (1562-1566), che nel 1564 tenne il primo sinodo diocesano celebrato in Sardegna dopo il concilio di Trento; Michele Beltram (1638-1643), che, recependo le disposizioni del Tridentino, iniziò la costruzione del seminario e si distinse per la creazione dei monti frumentari, istituzioni volte ad agevolare il lavoro dei contadini prestando loro le sementi con un basso tasso di interesse; Francesco Masones y Nin (1693-1703), che terminò i lavori per la costruzione del seminario.
Bisogna inoltre ricordare che, per una concessione dei re di Spagna, poi confermata dai Savoia, i quattordici prelati di Ales e Terralba in carica tra il 1644 e il 1866 furono scelti esclusivamente tra gli ecclesiastici di origine sarda.
Dopo il concilio di Trento, i nuovi ordini religiosi che si diffusero sul territorio della diocesi furono gli osservanti a San Gavino, i cappuccini a Masullas, i mercedari a Villacidro e i carmelitani a Mogoro.
In merito alla cura animarum, la malaria ebbe gravi ripercussioni sulla pastorale: si trattava di una pandemia che da maggio a novembre imperversava per tutta la Sardegna, spesso con pericolo di vita per coloro che non vi erano abituati; di qui l’assenteismo dei titolari delle parrocchie che si facevano sostituire dai cosiddetti vicarii ad nutum, ecclesiastici di scarsa cultura che, abituati al clima della zona, gestivano la cura animarum per conto dei titolari in cambio di un misero compenso: nel 1720, questa pratica era applicata in trentadue delle quarantatré parrocchie della diocesi.
Tra i vescovi del XVIII sec., bisogna menzionare Isidoro Masones y Nin (1704- 1724), durante il governo del quale iniziò la dominazione piemontese sulla Sardegna (1720), e Giuseppe Maria Pilo (1761- 1786), che nel 1767, in cambio della ricca parrocchia di Mara Arbarei (ora Villamar), acquisì dall’arcidiocesi di Cagliari un villaggio salubre, Villacidro, nel quale venne costruita la nuova residenza vescovile estiva: in tal modo i vescovi non erano più costretti ad assentarsi durante il semestre malarico; Michele Antonio Aymerich de Villamar (1788-1806) vi eresse anche il nuovo seminario.
Inoltre nel 1751 Ales-Terralba, anche per l’insalubrità della zona, era la diocesi sarda meno popolata (28.370 abitanti, compresi 678 tra ecclesiastici e altri esenti, ovvero il 2,3% della popolazione).
La diocesi nel XIX-XX . - Al pari delle altre diocesi sarde, anche quella di Ales e Terralba conobbe lunghe vacanze vescovili durante la prima metà del secolo; ciò avvenne perché nel 1807 il governo sabaudo istituì il Monte di riscatto per l’estinzione del debito pubblico del regno, attingendo dalle rendite ecclesiastiche dei benefici vacanti e vacaturi: per questo motivo il vescovo Giuseppe Stanislao Paradiso fu nominato nel 1819, tredici anni dopo la scomparsa del predecessore.
Ancora più gravi furono le vacanze che si verificarono tra il 1848, quando i rapporti tra Stato e Chiesa iniziarono a deteriorarsi, e il 1871, anno in cui il governo italiano rinunciò al diritto di presentazione dei vescovi e la Chiesa iniziò a provvedere autonomamente alle sedi vacanti: ad Ales e Terralba, però, già nel 1867 era stato nominato un nuovo prelato, Francesco Zunnui Casula che, all’inizio del suo lungo governo – nel 1870 partecipò al concilio ecumenico Vaticano I e nel 1893 fu trasferito ad Oristano –, dovette affrontare la crisi finanziaria della diocesi, dovuta soprattutto alle leggi eversive del patrimonio ecclesiastico, precedute dalla abolizione delle decime e dalla soppressione delle congregazioni religiose.
Dopo la grande guerra i vescovi sardi si riunirono in concilio a Oristano (1924), al quale partecipò da Ales il vescovo Francesco Emanuelli (1911-1947).
Nel secondo dopoguerra il vescovo Antonio Tedde (1948-1982) si distinse nella promozione della ripresa sociale e culturale del territorio con la costituzione di scuole medie e superiori, fino ad allora inesistenti: in questa opera fu sostenuto dalla famiglia religiosa da lui fondata, il Cenacolo del Cuore Immacolato di Maria, tuttora attiva nel campo dell’istruzione.
Nel periodo compreso tra il 1911 e il 2004 – anno in cui è stato nominato il vescovo in carica, Giovanni Dettori – la diocesi ha avuto solamente quattro presuli, dei quali due non furono sardi; la durata media dei governi fu di ventitré anni, tra le più alte in Sardegna durante il XX . A partire dal 1987 la diocesi – la cui titolatura è cambiata nel 1986 in Ales- Terralba –, è stata coinvolta, come tutte le sedi dell’isola, nel nuovo concilio plenario sardo, concluso nel 2000.
Il centro più importante di devozione popolare è il santuario di Santa Maria Acquas – patrona della diocesi –, sito nel territorio di Sardara.
Secondo i dati dell’Annuario Pontificio del 2006, la diocesi conta 101.790 abitanti, 73 sacerdoti, 6 religiosi e 106 religiose; inoltre ha un periodico ufficiale, il quindicinale «Nuovo Cammino».
Bibliografia
- Hier. Cath. Registres e Lettres communes, closes, patentes, curiales et secrètes della maggior parte dei pontefici compresi tra Gregorio IX e Gregorio XI, pubblicati tra il 1884 e il 1962 a Parigi dalla Bibliothèque de l’École Française d’Athènes et de Rome;- R. Turtas, Storia della Chiesa in Sardegna dalle origini al Duemila, Roma 1999.
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.