Nel quadro del riassetto delle province ecclesiastiche previsto, specialmente in Italia, dal concilio Vaticano II, il 2 marzo 1982 papa Giovanni Paolo II sancì un primo provvedimento in vigore del quale venne soppressa la metropolia lancianese: la diocesi, che tuttavia conservava il titolo di arcidiocesi, fu dichiarata suffraganea alla Chiesa metropolitana di Chieti (Theatina), così come quella di Ortona a Mare della quale dal 1834 l’ordinario di Lanciano era amministratore apostolico. Il 30 settembre 1986, poi, un decreto della Sacra Congregazione per i vescovi decretò la piena unione delle due sedi, dando vita all’attuale assetto giuridico-territoriale che vede le soppresse circoscrizioni costituire un’unica entità affidata alla cura pastorale dell’arcivescovo di Lanciano-Ortona. Pur essendo molto piccola, la diocesi è universalmente nota per la presenza in essa di due frequentatissimi santuari: l’uno è la stessa concattedrale di Ortona che custodisce i resti dell’apostolo Tommaso trafugati nell’isola di Scio nel 1258, l’altro è il cosiddetto «miracolo eucaristico» di Lanciano, cioè le reliquie di una hostia magna tramutata in carne e sangue vivo fra le mani di un ignoto celebrante preso da incredulità al momento della consacrazione. Vuole la tradizione, peraltro non suffragata da alcun documento, che il prodigio sia avvenuto nel VII . nella chiesa di San Legonziano all’epoca officiata dai basiliani. In effetti se ne hanno notizie solo dal tardo XVI . La chiesa stessa nel XIII . fu concessa ai francescani e intitolata a san Francesco. Diocesi piccola, si diceva, ma ricca di fermenti in campo spirituale e culturale (corsi per catechisti, istituto di scienze religiose, corsi di aggiornamento e biblioteca, archivio storico e museo diocesani, tutti di buon livello e frequentatissimi nelle due sezioni di Lanciano e Ortona). Numerose, infine, le comunità religiose sia maschili che femminili. La diocesi di Lanciano, stando almeno alla documentazione e alle fonti edite e inedite disponibili, non può vantare remote origini perché fu istituita con bolla di papa Leone X solo nel 1515. La decisione pontificia venne a porre termine, checché ne dica il Marciani, alle pressanti e reiterate istanze non del popolo minuto ma dei notabili e del clero locale e all’insofferenza della città, all’epoca fiorente centro manifatturiero e commerciale, verso la secolare soggezione alla cura pastorale su di essa esercitata dal vescovo di Chieti. Suo primo vescovo fu Angelo, appartenente alla ragguardevole famiglia dei Maccafani di Pereto nella Marsica, che già aveva visto altri suoi membri occupare il seggio episcopale di prestigiose città. Ogni risultato ottenuto sembrò vanificato allorché nel 1526 la diocesi teatina venne innalzata al rango di metropolitana con suffraganee le Chiese di Atri e Penne e, manco a dirlo, di Lanciano. Ripresero le dispute e i dissidi e solo nel 1560, con la destinazione alla cattedra della riottosa Lanciano di Angelo Marini, uno dei più eminenti protagonisti del concilio di Trento, si tornò a una certa quiete, anche perché, per il suo alto e indiscusso prestigio, egli riuscì nel 1562 a ottenere da Pio IV l’elevazione a sede metropolitana della minuscola diocesi con solo dodici parrocchie e nessun suffraganeo; un metropolita, insomma, con suffraganeo se stesso! Tanto bastò, comunque, a sedare gli animi e ad appagare le sfrenate ambizioni. Tra luci e ombre, tale situazione si è protratta, come detto, sino al 1982: luci dovute più alla presenza sulla cattedra lancianese di alcuni pastori di chiara fama e profonda pietà che non alla dottrina, santità e disciplina del clero. Tralasciando per ovvi motivi di citare gli ultimi in ordine di tempo, vanno segnalati tra gli ordinari più illustri, oltre al già ricordato Maccafani, il pio Paolo Tasso (1589-1607) morto in concetto di santità; l’illuminato, austero e dotto Antonio Ludovico Antinori (1745-1754), a tutt’oggi il più autorevole storiografo della diocesi e dell’intera regione; il saggio Francesco Maria Petrarca (1872-1895) che a buon diritto può esser considerato il fondatore della biblioteca diocesana per il copioso patrimonio librario lasciato in eredità; il «santo» Pietro Tesauri (1939-1945) morto in estrema povertà, benemerito per la sua attività filantropica e per avere, nell’ottobre 1943, salvato dalla repressione la città insorta contro le angherie naziste. A differenza della lancianese, ben più antica è la diocesi di Ortona, un centro di remota floridezza per i suoi traffici marittimi già noto a Erodoto che lo classifica epineion tw~n Frentanwn. Di essa, infatti, ci danno testimonianza tre lettere di papa Gregorio Magno (590-604), nella prima delle quali, datata febbraio 591 e diretta all’esarca di Ravenna cui Ortona era soggetta, egli sollecita il ritorno a Ortona del vescovo Blando da tempo trattenuto a Ravenna stessa. Si vuole che la sede sia stata soppressa sul finire del X . per punire gli ortonesi dell’uccisione del vescovo del tempo; è più probabile, però, che la sua soppressione sia stata frutto della politica accentratrice della longobarda dinastia degli Attonidi dominante la estesa contea teatina e giunta, proprio in quel periodo, alla massima potenza con Trasmondo I duca di Spoleto. Solo dopo secoli, nel 1570, Ortona riebbe il suo vescovo nella persona di Giandomenico Rebiba suffraganeo dell’arcivescovo teatino. Fu il suo successore Alessandro Boccabarile a insediarsi anche sulla cattedra di Campli istituita nel 1600 con il favore dei Farnese duchi di Parma e Piacenza e signori delle due città abruzzesi. Le diocesi restarono unite nella persona del vescovo sino al 1818 quando, per effetto del concordato tra la Santa Sede e il Regno delle Due Sicilie, entrambe furono soppresse e quella di Ortona fu assorbita dall’arcidiocesi di Lanciano. Meritano una particolare menzione per saggezza e munificenza Giovanni Vespoli-Casanatte (1675-1716) e per la sua bontà e umiltà Antonio Cresi che trascorse i suoi ultimi anni a Treglio, un piccolo centro sul quale la mensa ortonese, arcipretale prima e vescovile poi, vantava diritti feudali di ascendenza benedettina. La diocesi di Ortona dopo pochi anni fu ripristinata nel 1834 da Gregorio XVI; però, come si è già detto, venne data in amministrazione perpetua all’ordinario lancianese. Tale stato giuridico si protrasse fino al 1986.
Se muestra sólo edificios en relación a los cuales se dispone de una georeferenciación exacta×