Beni architettonici
- Luino (VA)
-
Parrocchia di Santa Maria Assunta
-
Diocesi
Milano
-
Regione ecclesiastica
Lombardia
-
Ambito culturale
- maestranze lombarde (costruzione)
-
Tipologia
chiesa
-
Qualificazione
parrocchiale
-
Denominazione principale
Chiesa di Santa Maria Assunta
-
La chiesa di S. Maria Assunta rivolge la classicheggiante facciata alla piazza centrale di Voldomino Superiore (oggi frazione di Luino). Il luogo è del massimo interesse per resti anche di notevole antichità. Nei pressi, infatti, s'innalza ancora una torre risalente a una doppia fase di fortificazione del borgo, la prima, addirittura, tardo antica (V sec.), la seconda d'età carolingia (IX sec.). La chiesa stessa, del resto, permase sino alla fine del XVI sec. con l'impianto "retico" conferito durante la fondazione (o ricostruzione) a cavallo del Mille. Il campanile, infine, fu a lungo torre privata d'origine almeno duecentesca, prima che fosse riutilizzato a servizio della parrocchiale. L'aspetto attuale della chiesa è, invece, quello restituito da una riforma ottocentesca di un impianto già del tutto riconfigurato nel corso del XVII sec. Il carattere complessivo, quindi, è quello di una fabbrica ad aula unica, coperta da volta a botte intervallata da lunette, con altari laterali (per buona parte settecenteschi) e bell'altare maggiore in marmi policromi, opera di bottega viggiutese.
-
- Pianta
- Chiesa a navata unica orientata a occidente, con quattro cappelle laterali: la prima da sinistra, un tempo della Crocifissione, è ora dedicata a Padre Pio, la seconda alla Madonna del Rosario; dall'ingresso, a destra, s’incontra la cappella già di Sant'Antonio, oggi utilizzata per le confessioni, e la cappella del Sacro Cuore. Dopo la navata, si allarga il presbiterio, un tempo corpo della navata della chiesa, ai lati del quale alcune nicchie rimandano ad antichi utilizzi (cappelle laterali del Salvatore e del Battistero), prima che l'orientamento della chiesa fosse ribaltato. Il presbiterio termina con una parete rettilinea corrispondente alla controfacciata della chiesa seicentesca. In asse con la chiesa, alle spalle, si sviluppa una sacrestia, giustapposta negli ultimi decenni del XIX sec.
- Struttura
- Murature d'ambito e di spina realizzate prevalentemente in pietrame a spacco legato da giunti di malta. Tutte le pareti esterne sono intonacate.
- Struttura
- La navata unica è scandita in tre campate; ciascuna campata è coperta con volte a botte profondamente 'unghiate', ossia percorse alla radice da ampie lunette introdotto per ospitare, sopra la linea del cornicione interno, le aperture per l'illuminazione dell'aula. Anche il presbiterio è coperto con una volta a botte 'unghiata'. La ripartizione interna della navata determina anche la distribuzione delle cappelle laterali.
- Opere d'arte
- L'organo, in controfacciata, proviene dalla chiesa di S. Maria Monforte di Milano; fu realizzato da Antonio Brunelli nel 1727. Fu installato a Voldomino nei primi decenni del XIX sec. Coevo allo strumento è la bella cassa di legno intagliato e dorato. Nella cappella del Sacro Cuore va segnalato un dipinto, non per qualità e fattura, ma per il profondo significato che lega il manufatto ai luoghi. Si tratta di un'opera di un pittore milanese, Aldo Zagni, ingaggiato nel 1947 dal parroco, don Pietro Folli, per raffigurare una vasta composizione con l'Europa letteralmente in fiamme ai piedi della Madonna. Don Folli e Zagni avevano condiviso la prigionia a S. Vittore a Milano durante il fascismo: il primo, infatti, si era distinto a Voldomino, durante la guerra, per l'alto numero di vite umane che aveva salvato aiutando ebrei e dissidenti a valicare il confine con la Svizzera, a pochi passa dalla parrocchia da lui amministrata.
- Campanile
- Sorge separato dalla chiesa e con origine affatto diversa. Si trattava, infatti, di una torre gentilizia almeno del XIII sec. appartenente a un complesso civile di cui è stata riconosciuta un'articolata distribuzione. Fu associato alla chiesa, in funzione di torre campanaria, dalla fine del XVI sec.
- Pianta
-
- IX ‐ X (costruzione intero bene)
- S. Maria Assunta a Voldomino, ora parrocchiale, nacque sotto il giuspatronato dei "domini de Voldomino" che, a cavallo del Mille, amministravano sulla località una dipendenza feudale come probabili vassalli del conte del Seprio. Rimanda a quei secoli anche l'originaria tipologia della chiesa, ancora deducibile dalle prime visite pastorali (1567-69) e confermata da recenti scavi archeologici (2000): un'aula poco più che rettangolare sulla cui testata (correttamente orientata) erano allineate tre absidi semicircolari estradossate; copertura lignea all'interno; altari separati con un setto murario (forse un semplice muretto) dalla navata. Si trattava, in sostanza, di un'iconografia nota agli studi come "chiesa retica", per via del maggior numero di edifici di questa natura conservatisi principalmente nelle vallate dei Grigioni svizzeri, con cronologia abbastanza ampia e compresa tra VIII sec. (Disentis, Coira) e XI sec. (Sirmione, Pombia), ma con origine già tardo antica.
- 1574 ‐ 1596 (ampliamento interno bene)
- Carlo Borromeo, a Voldomino nel 1574, trovò la chiesa chiusa per lavori in corso. In quel tempo, l'edificio era divenuto sede parrocchiale: la chiesa "dei vicini" (S. Biagio) risultava, di fatto, troppo angusta allo scopo. Era officiata da un curato e godeva ancora del beneficio privato (detenuto dalla fam. Riva di Luino) sul quale il cardinale contava per attuare ulteriori migliorie: cessione della torre privata adiacente a uso di campanile; riorganizzazione di altari e battistero (esistente almeno dal 1567, ma non antico); costruzione di una casa per il curato. Nel 1583 S. Carlo, una seconda volta nei luoghi, consacrò l'altare. Nel 1596 Federico Borromeo poté costatare la fine dei lavori a seguito dei quali furono demolite le antiche absidi allineate, sostituite da un'ampia cappella quadrata "ad formam", fu imbiancata la chiesa (con perdita di antiche pitture) e fu costruita la sacrestia sul lato settentrionale. Era stato chiuso con un muro anche il cimitero circostante.
- 1616 ‐ 1621 (ricostruzione intero bene)
- Nel 1616 il parroco, Giovanni Ambrogio Marchesini, si risolse per una ricostruzione integrale dell'edificio sacro: i rabberci appena effettuati, non avevano sopperito alle deficienze statiche che l'antichissima fabbrica continuava a mostrare. L'appalto fu aggiudicato ai mastri Rocco Rossi di Sessa (Svizzera) e Cesare Ferrari di Marchirolo. Ne risultò una chiesa del tutto nuova, terminata nel 1621 (secondo i patti) con più ampia navata, tre campate per parte (un solo altare, sul lato a settentrionale, era ospitato in un'apposita cappella con dedica a S. Carlo) e presbiterio di saldo impianto quadrato. La chiesa era coperta da volte. La facciata, corrispondente all'attuale fronte posteriore (dove ancora si ammira; la chiesa è stata 'ribaltata' a fine '800), doveva replicare per contratto i modi di quella del S. Giovanni a Germignaga, il paese fronteggiante. Da quell'esempio derivò la scelta di centrare la fronte con una bella finestra 'a serliana' risaltante sotto il timpano liscio.
- 1621 ‐ 1683 (costruzione altari interno)
- Nel 1683 il card. Federico Visconti visitò la chiesa e ne descrisse il rinnovato apparato liturgico, con i due altari di S. Antonio da Padova e S. Carlo, sul fianco nord, e S. Salvatore e della Madonna del rosario sul lato meridionale. L'altare di S. Salvatore era stato costruito nel 1666-1680 per iniziativa privata; quello di S. Antonio nel 1674, pure per iniziativa privata. Il Rosario fu dapprima venerato al posto dell'altare di S. Carlo (ante 1644), quindi riallineato al medesimo lato di quello di S. Salvatore entro il 1666, in faccia al ripristinato culto del santo Borromeo. Il battistero, come di norma a sinistra dell'ingresso, mancò di una nicchia adeguata per lungo tempo; la prima attestazione sarebbe del 1748, ma più antichi affreschi recentemente recuperati in quel settore della chiesa inducono a differenti ipotesi.
- 1755 ‐ 1756 (costruzione altare maggiore)
- Nel 1748 il card. Giuseppe Pozzobonelli vide ancora un altare ligneo, di fattura seicentesca, con tabernacolo intagliato con figure di santi e dorato. Solo pochi anni dopo, nel 1755, fu innalzato, invece, l'altare maggiore attuale, incrostato di marmi policromi, opera di bottega viggiutese di notevole fattura. Per il manufatto, affiato a Giacomo Pellegatta di Viggiù, il parroco scelse di ricorrere a un duplice modello: l'altare del S. Apollinare di Milano per il corpo principale "sino alli gradini de' candeglieri", compreso il tabernacolo; l'altare di S. Raffaele a Milano per il "secondo piantato" e il tabernacolo. L'altare fu benedetto dal parroco di Voldomino nel 1756. Pellegatta dovrebbe essere individuato nell'autore attivo a Intra (1761), Castel San Pietro (Mendrisio, 1765) e per gli altari maggiori della Collegiata di Bellinzona (1763) e del S. Giacomo di Tortona, innalzato, però, decenni dopo (1773-1775).
- 1763 ‐ 1763 (ricostruzione altare laterale del rosario)
- Stimolato dal buon esito della riforma dell'altare maggiore, il parroco Fiora e il priore della locale confraternita del Rosario pensarono di adeguare l'altare della Madonna già esistente alle forme e al fasto dell'altare maggiore. L'opera, conclusa nel 1763, fu affidata ancora a 'mastri viggiutesi', Bernardo (di Giovanni) Giudici e Giacomo (di Francesco) Marchesi, di Saltrio. Quest'ultimo dovrebbe essere quel Giacomo che, tra 1751 e 1765, fornì il materiale per il pavimento della collegiata di Bellinzona (pietra di Saltrio) e che nel 1763, in associazione con Bernardo Giudici, il fratello Antonio, Giuseppe Maria Buzzi e il Giacomo Pellegatta autore dell’altare maggiore di Voldomino, aveva assunto l'appalto per il nuovo altare maggiore nella medesima chiesa svizzera.
- 1875 ‐ 1877 (ampliamento intero bene)
- L'ingresso della chiesa, rivolto a valle, era divenuto nel frattempo incomodo per il paese, cresciuto sostanzialmente attorno alla piazza centrale che si apriva alle spalle della chiesa. Si scelse, allora, una radicale riformulazione generale che, salvando il corpo di fabbrica seicentesco, prolungasse di due campate (una a discapito del presbiterio) il fabbricato verso lo slargo pubblico, con nuova facciata. Fu necessario riorganizzare gli altari: quello maggiore fu portato in capo alla vecchia navata, ridotta a presbiterio, dove fu soppresso il battistero e gli altari di S. Antonio e del S. Salvatore; rimase al suo posto l'altare del Rosario; il fronteggiate di S. Carlo fu dedicato al Sacro Cuore; furono create due nuove nicchie verso la facciata, in aderenza a quelle rimaste, per ricollocare l'altare di S. Antonio e il nuovo della Crocifissione. Il progetto fu affidato all'ing. Giacomo Tramontani e all'appaltatore Giuseppe Pugni, al costo di 4023 lire.
- 1879 ‐ 1879 (costruzione sacrestia)
- Nel corso del grande cantiere per la riforma della chiesa, si diede mano anche alla costruzione di una nuova sacrestia, in appendice e sull'asse del presbiterio, al posto di un portichetto giustapposto nel tempo per il riparo dalle intemperie all'uscita della messa. Fu progettata dal geom. Luigi Sbarra, allora assai attivo a Luino. L'opera costò 925 lire e comportò la parziale occlusione della fronte seicentesca che, oggi, si può ammirare solo da valle.
- 1910 ‐ 1912 (ricostruzione facciata)
- Il cantiere ultimato nel 1877 aveva lasciato alla chiesa una curiosa facciata "di pessimo gusto" barocco. Questo fu il giudizio espresso dall'architetto Egidio Corti di Milano, chiamato nel 1910 dal parroco per un sopralzo e un rifacimento estetico generale. Corti scelse di introdurre un tono di moderato classicismo, prolungando le quattro lesene del primo ordine della fronte esistente anche nel secondo ordine, sopprimendo il fastigio di gusto, per l'appunto barocco, e sostituendo a questo elemento un più regolare frontone. Le opere furono affidate alla ditta dei f.lli Negri di Luino. Ad opera finita, nel 1912, l'arch. Corti rinunciò al compenso per via degli stretti legami d'affetto con Voldomino, dove aveva passato i migliori anni della sua fanciullezza.
- 1924 ‐ 1926 (decorazione interno)
- Nel 1924 il nuovo parroco, don Piero Folli, intraprese una campagna di decorazione interna invitando per l'impresa un pittore locale, Paolo Vanoli (1890; Milano, 1956), e un milanese di qualche fama, Ludovico Gaioni. Erano previste "la decorazione a tempera e, per le parti figurative, a encausto o affresco, secondo lo stato di conservazione del muro; la verniciatura delle lesene; l'incorniciatura a stucco del dipinto centrale nella volta”.
- 2000 ‐ 2004 (indagini archeologiche e posa nuovo pavimento pavimento)
- Nel 2000 il parroco, Luciano Bordini, coadiuvato da un comitato locale, intese dotare la chiesa di un nuovo impianto di riscaldamento a pavimento. L'occasione fu propizia per avviare scavi sistematici entro il perimetro dell'aula, patrocinati della Soprintendenza e accuratamente condotti dalla dott.ssa Adelaide Binaghi. Gli scavi confermarono l'esistenza della chiesa a pianta "retica", precisandone le dimensioni e l'ingombro rispetto all'edificio attuale. Dopo i rilievi e la messa in protezione, fu installato l'impianto di riscaldamento e posato un nuovo pavimento di marmo a riquadri bianchi e rossi. Nell'occasione fu dato mano al rinnovo del presbiterio (terminato nel 2004) e alla revisione delle coperture.
- 2013 ‐ 2016 (restauro conservativo apparati pittorici interno)
- Terminati i lavori al pavimento, l'attivo comitato locale "pro restauri" si rivolse alla ditta di restauro guidata da Pinin Brambilla Barcilon per avviare un'intensa campagna di recupero conservativo delle superfici dipinte interne alla chiesa. Un primo lotto interessò il presbiterio, con interventi estesi alle pareti laterali, alle cappelle (un tempo ospitanti gli altari laterali prima del 'ribaltamento' dell'orientamento della chiesa), alla parete di fondo e alla volta (2013); un secondo lotto ha interessato la volta sopra la navata e le pareti laterali della prima campata presso l'ingresso, lasciando ancora da parte tutte le attuali cappelle laterali e relativi altari della navata. I lavori sono stati terminati nell'autunno del 2016. L'architetto Giorgio Mantica è stato individuato come direttore del cantiere.
- IX ‐ X (costruzione intero bene)
-
- presbiterio ‐ intervento strutturale (1972)
- Il primo adeguamento dello spazio presbiteriale fu completato nel 1972, sotto la direzione dell'architetto Sandro Mazza. Non ne rimane traccia (ad eccezione del leggio) dopo il rifacimento integrale della pavimentazione che ha interessato tutta la chiesa nel corso del 2000 e dopo l'ulteriore adeguamento liturgico del 2004.
- presbiterio ‐ intervento strutturale (2000-2004)
- Il presbiterio attuale è frutto di una radicale rivisitazione completata nel 2004 in unità con gli scavi archeologici e la posa di una nuova pavimentazione, opere che hanno interessato la chiesa nell'anno 2000. La nuova mensa è sorretta da un balaustro centrale in marmo, con pannello a bassorilievo sulla facciata rivolta ai fedeli. Il leggio di bronzo, invece, proviene dalla precedente sistemazione ed è opera dello scultore locale Pietro Zegna. Alle spalle, sopravvive l'altare maggiore settecentesco. L'antica balaustra, anch'essa settecentesca, è stata rimontata in altri settori della chiesa, in particolare a chiusura della prima cappella a destra, dedicata a S. Antonio, ma normalmente impiegata per le confessioni.
- presbiterio ‐ intervento strutturale (1972)
-
Data di pubblicazione
19/05/2022
-
Fonte dei dati
Scheda di Censimento dei beni architettonici (Diocesi di Milano)