Beni architettonici
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- Padova (PD)
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Parrocchia della Madonna del Carmine
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Diocesi
Padova
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Regione ecclesiastica
Triveneto
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Ambito culturale
- romanico (costruzione)
- gotico (costruzione)
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Tipologia
chiesa
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Qualificazione
parrocchiale
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Denominazione principale
Chiesa della Madonna del Carmine
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Trattasi di un edificio d’impianto medievale costituito da un’unica navata con cappelle estradossate (sei per lato), sopraelevata sul fine del XV secolo, ampio presbiterio sopraelevato rispetto alla navata, realizzato a cavallo fra il XVIII e il XIX, e ampio coro medievale con abside pentagonale. L’alta cupola sovrasta l’ampio presbiterio.
Il convento annesso è, per la parte di proprietà parrocchiale, utilizzato quale canonica, centro parrocchiale e scuola materna. Gli spazi di maggiore interesse architettonico sono:
- il chiostro, medievale
- la scoletta del Carmine, già sede della omonima confraternita, di impianto medievale;
- la sacrestia rinascimentale
- la sala del capitolo, medievale.
Dimensioni:
- navata: lunghezza m 41, larghezza m 26, altezza m 25 (m 30 al colmo)
- presbiterio: lunghezza m 26, larghezza m 18, altezza (intradosso cupola) m 38 (m 49 alla croce)
- coro: lunghezza m 13, larghezza m 8, altezza m 8 (controsoffitto) (m 15 al colmo abside)
Lunghezza totale della basilica: m 80 -
- Struttura
- La navata è un manufatto con strutture verticali in muratura con soffitto a botte con struttura lignea centinata con arelle intonacate; struttura di copertura in capriate in cemento armato. La lunghezza della navata è pari a 41, per una larghezza m 26 ed un’altezza m 25 (m 30 al colmo). Il presbiterio con cupola sovrastante è un Manufatto con strutture verticali in muratura con cupola sovrastante costituita da doppia cupola: l’interna con struttura lignea centinata con soffitto in arelle intonacate, l’esterna con struttura metallica e rivestimento in lastre di rame. La cupola presenta ha un’altezza all’intradosso di m 38 e di m 49 alla croce.
- Struttura
- Addossate alla navata della chiesa sono presenti dodici cappelle estradossate, sei per lato, di costruzione medievale, costituite da una struttura muraria semicilindrica con sovrapposto un catino, sempre con struttura in laterizio, pari ad un quarto di sfera. La sovrastante copertura presenta struttura lignea con manto di copertura in coppi. Ogni cappella è dotata di altare con sovrastante tomba terragna. Ogni cappella presenta una larghezza di m 4,80 con profondità di m 3,30 ed altezza all’estradosso della chiave di volta di m 9,45. L’abside è rimasta nell’originaria composizione della costruzione della chiesa gotico-romanica. L’intervento di inizi Ottocento di rifacimento dell’area presbiteriale su progetto di Antonio Noale di fatto ha separato la navata della chiesa dall’area del coro. Inoltre, tale intervento ottocentesco realizzò una nuova copertura sopraelevata rispetto all’originaria della parte del coro e della nuova costruzione di un controsoffitto ligneo incannucciato intonacato posto su due livelli: il primo relativo alla porzione absidale pentagonale originaria, il secondo relativo alla restante parte rettangolare del coro. Dalla bibliografia (Gasparotto) si evince: “Sopravvisse alla rovina del coperto della chiesa del 1491 la cappella maggiore con l’abside pentagonale, con lesene esterne di rinforzo agli spigoli e lunghe monofore ogivali, decorate all’interno dell’arco da trilobi in pietra calcarea. Dateremo pertanto l’abside del Carmine alla metà circa del XIV secolo.” Già alla fine del XVII secolo, fu realizzato tra il 1671 e il 1681 un intervento di ristrutturazione delle cappelle absidali medievali adiacenti al coro (S. Maria Maddalena de’ Pazzi e S. Pietro di Alcantara), con nuova collocazione dei due portali lapidei in rosso ammonitico a collegamento del coro con tali cappelle. L’abside ha una lunghezza di m 9,27 per una larghezza di m 6.85 ed un’altezza della parte absidale semicircolare (pentagonale all’esterno) di m 7.52 e della restante parte di m 8.10.
- Elementi decorativi
- Sopra il timpano del portale sono collocate le statue delle Virtù teologali Fede, Speranza, Carità, opera di Tommaso Bonazza (1696-1776), oggetto di un recentissimo restauro (2016). La Virtù della Carità, posta sulla cuspide del timpano, è rappresentata dalla Vergine Maria con il Bambino in braccio, a destra la Fede, a sinistra la Speranza. Il paramento murario esterno è caratterizzato sui lati e nella zona absidale da lesene e archetti ciechi, secondo un motivo decorativo tipico delle chiese padovane specie nel Tre e Quattrocento. Sul lato occidentale (via Tasso) si nota il profilo estradossato delle cappelle laterali, la cui altezza è di molto inferiore a quella della navata. Come specificato in precedenza, le cappelle sono parte della vecchia chiesa del Trecento, come lo è l'abside oggi poco visibile, per la presenza di altri edifici, ma la cui vista andrebbe valorizzata.
- Facciata
- La facciata odierna appare incompiuta. La vecchia, in origine preceduta da un portico come altre chiese padovane del Trecento (il Santo, i Servi, gli Eremitani), fu demolita agli inizi del Settecento. Del nuovo progetto dello scultore e architetto Giovanni Gloria (1694-1759): solo la parte inferiore è stata realizzata con un rivestimento in pietra d'Istria, mentre quella superiore è tuttora in laterizio.
- Impianto strutturale
- Un completo rifacimento sia della calotta lignea interna sia del rivestimento esterno in piombo fu compiuto nel primo decennio del Novecento, ma un nuovo disastroso evento accadde pochi anni dopo quando il 28 dicembre 1917 uno spezzone incendiario colpì la cupola. Il piombo del rivestimento fuse facendo penetrare il fuoco nella sottostante struttura lignea. Per oltre un decennio vi fu una copertura provvisoria finché si provvide (1930) al rifacimento della cupola che ancora oggi si eleva sul profilo cittadino con il suo caratteristico colore verde. L'ing. Mario Ballarin, progettista esecutivo e direttore dei lavori, optò per una intelaiatura di ferro (peso 27 tonnellate) rivestita di un tavolato di legno ricoperto di lastre di rame (peso complessivo 5 tonnellate) al posto del piombo della cupola precedente.
- Elementi decorativi
- Internamente oggi la chiesa presenta una navata unica con finta volta in traliccio e arconi dipinti, rifacimento della cinquecentesca volta originaria, crollata nel 1696, con un profondo presbiterio sopraelevato su cui si erge la cupola. Al lati della vasta unica navata si susseguono le cappelle laterali estradossate che mantengono l'altezza della chiesa trecentesca, e che avevano destinazione funeraria con tombe sotto il pavimento antistante le cappelle stesse. Gli altari delle cappelle subirono nel tempo vari spostamenti per adeguamenti degli ambienti di culto.
- Struttura
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- 1292 ‐ 1412 (costruzione intero bene)
- In età medioevale, con l'arrivo a Padova dei frati carmelitani del monte Carmelo verso il 1292, ha inizio la storia della comunità del Carmine. Grazie alla donazione di alcune case da parte di Antonia, moglie di Tomasino Palmerio degli Episcopelli, nell'ultimo decennio del XIII secolo i frati poterono costituire in Padova la loro fondazione “in borgo novo, contrada di S. Leonardo, Parrocchia di S. Giacomo”. Ottenuta la convalida del loro insediamento da parte del Papa (bolla di Bonifacio VIII 28 luglio 1297) e del Vescovo cittadino (lettera-licenza di Ottobono 24 Ottobre 1300) i frati chiesero il permesso di costruire una chiesa. La costruzione, iniziata nel secondo decennio del 1300, fu completata agli inizi del 1400, Già alla fine di questo secolo “per forte nevicata e terremoto” la copertura della chiesa crollava danneggiando la sacrestia e il dormitorio. Restavano i muri perimetrali comprese le cappelle estradossate, la facciata con il portico e con il portale ligneo del 1412
- 1491 ‐ 1491 (crollo e ricostruzione intero bene)
- Il verbale del 30 gennaio documenta la rovina della chiesa, crollata il 25 gennaio 1491 dalla metà in su con tutto il tetto. Nella riunione il Consiglio cittadino si riuniva per deliberare il restauro della chiesa, incaricando due dei quattro deputati sovrintendenti alle chiese e al decoro del culto di reperire i fondi necessari al restauro, che si prospettava oneroso e per il quale le sole risorse finanziarie dei Carmelitani non sarebbero bastate. Anche questa ricostruzione fu lenta, più volte interrotta e ripresa. Per incrementare le risorse finanziarie fu rivolta al Senato Veneto una supplica volta ad ottenere il condono dei debiti pubblici dovuti dai Carmelitani e l'esenzione decennale dal pagamento delle decime e dei dazi. Fu anche inoltrata al Papa la richiesta di concedere l'indulgenza plenaria a coloro che avessero contribuito finanziariamente al restauro della chiesa. L'indulgenza fu concessa solo nel 1504 e prorogata nel 1506.
- 1493 ‐ 1494 (accordo ricostruzione intero bene)
- Tra i Padri carmelitani che sostenevano un progetto più ampio (e più oneroso) e i Deputati cittadini che si preoccupavano per i costi si raggiunse un accordo nel settembre 1493. Fu così possibile stilare i contratti: con il lapicida (scultore) Francesco fu Donato (31 maggio 1494) “per il fregio, interno ed esterno, de una cuba (cupola)” e con il muraro (architetto) Zuan de Richardo (9 giugno 1494) “per ordenar e far fare quattro arconi e una cuba (cupola) de muro con tutte le cose e i magisteri necessari alla costruzione di detti arconi e di detta cuba”. I lavori vennero presto interrotti e un nuovo contratto fu stilato l'anno seguente con due maestri emiliani, in quel momento all'opera nel vicino convento di S. Giovanni di Verdara: il maestro inzegnero Lorenzo fu Simone da Bologna e il maestro Pier Antonio fu Paolo da Modena.
- 1497 ‐ 1523 (conclusione lavori intero bene)
- I lavori ripresi dove erano stati interrotti da Zuan de Richardo, furono nuovamente interrotti per la morte di Pier Antonio (1497). Un nuovo contratto fu stipulato allora con Lorenzo, affiancato dal maestro Bertolino fu Giovanni da Brescia (27 aprile 1499). Anche Bertolino morì prima che i lavori giungessero a compimento e Lorenzo, impegnato anche in altri lavori, lasciò l'incarico al Carmine nel 1502. Nel maggio 1503 a dirigere i lavori fu chiamato Biagio Bigoio da Ferrara che finalmente li concluse nel 1523.
- 1800 ‐ 1839 (crollo e rifacimento cupola)
- La cupola semisferica cuba de piera alla cui prima esecuzione sovrintese Pier Antonio da Modena, nei secoli crollò e fu ricostruita più volte: nel 1800 si incendiò a causa delle luminarie in onore del Papa Pio VII e si provvide alla ricostruzione soltanto nel 1839.
- 1810 ‐ 1810 (cambio proprietà intero bene)
- L'intensa attività dei frati Carmelitani predicatori, e fondatori di una scuola di Teologia che ebbe il massimo della fioritura nel Trecento, si protrasse fino al 1810, anno della soppressione degli ordini monastici secondo l'editto napoleonico. A seguito dell'allontanamento forzato dei religiosi e dell'incameramento dei beni ecclesiastici da parte del demanio la chiesa del Carmine avrebbe dovuto essere demolita. Per l'intervento del nobile conte Maldura abitante della contrada e capo fabbriciere di S. Giacomo, parrocchia entro i cui confini era il Carmine e in accordo con il Vescovo Dondi dell'Orologio fu concessa dal demanio la permuta della antica chiesa di S. Giacomo con la chiesa del Carmine cui fu trasferito il titolo di parrocchia
- 1900 ‐ 1930 (rifacimento calotta lignea)
- Un completo rifacimento sia della calotta lignea interna sia del rivestimento esterno in piombo fu compiuto nel primo decennio del Novecento, ma un nuovo disastroso evento accadde pochi anni dopo quando il 28 dicembre 1917 uno spezzone incendiario colpì la cupola. Il piombo del rivestimento fuse facendo penetrare il fuoco nella sottostante struttura lignea. Per oltre un decennio vi fu una copertura provvisoria finché si provvide (1930) al rifacimento della cupola che ancora oggi si eleva sul profilo cittadino con il suo caratteristico colore verde. L'ing. Mario Ballarin, progettista esecutivo e direttore dei lavori, optò per una intelaiatura di ferro (peso 27 tonnellate) rivestita di un tavolato di legno ricoperto di lastre di rame (peso complessivo 5 tonnellate) al posto del piombo della cupola precedente.
- 1914 ‐ 1927 (titolo intero bene)
- Il papa Pio X (decreto 16 luglio 1914) elevò a Santuario la chiesa del Carmine e il vescovo mons. Elia Dalla Costa (16 ottobre 1927) onorò l'immagine della Madonna dei lumini con una corona aurea, sopra le teste della Vergine e del Bambino, simbolo di gloria e venerazione.
- 1932 ‐ 1934 (rinnovo affreschi presbiterio)
- Il vasto presbiterio fu rinnovato con affreschi esaltanti la figura di Maria, opera del pittore bolzanino Antonio Sebastiano Fasal in occasione del rifacimento della cupola, di qualità senz'altro inferiore alle altre opere d'arte presenti in basilica.
- 1944 ‐ 1944 (danni bombardamento intero bene)
- Il 25 marzo un bombardamento fece nuovi danni, bucando il soffitto della chiesa, producendo il crollo dei tetti degli edifici sopra il chiostro, distruggendo il soffitto della Scoletta e la canonica. Subito dopo la guerra si diede inizio ai lavori di ricostruzione cominciando dalle coperture degli edifici. A fianco della chiesa sorgeva il convento che comprendeva due chiostri: il chiostro detto del Capitolo su cui si affacciava la sala omonima, impreziosito dal bel loggiato cinquecentesco al piano superiore, opera di Biagio da Ferrara e il chiostro Grande a est del primo, il refettorio e il dormitorio dei frati.
- 1960 ‐ 1960 (titolo intero bene)
- Con bolla di papa Giovanni XXIII del 7 ottobre 1960 alla chiesa del Carmine fu attribuito anche il titolo di Basilica minore, sotto la protezione diretta del Papa.
- 1998 ‐ 1998 (restauro portale ligneo)
- E' stato eseguito un restauro della facciata e del portale ligneo del 1412.
- 1292 ‐ 1412 (costruzione intero bene)
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- presbiterio ‐ aggiunta arredo (1970-1980)
- L’area presbiteriale non è stata interessata da un adeguamento liturgico vero e proprio riferito alla Nota pastorale del 1996 su “L'adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica”, limitandosi alla collocazione di un altare ligneo provvisorio (mensa lignea posta su candelabri), sulla collocazione di un leggio con funzioni di ambone e della collocazione di tre sedie per le funzioni del presidente dell’assemblea e dei ministranti.
- presbiterio ‐ aggiunta arredo (1970-1980)
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Data di pubblicazione
27/03/2024
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Fonte dei dati
Scheda di Censimento dei beni architettonici (Diocesi di Padova)