News

Le Icone Donate

Questa news fa parte di #testimonidifuturo
- Visita la pagina dell'iniziativa

la nuova sezione del Museo Diocesano Mons. Aurelio Sorrentino

Museo diocesano Mons. Aurelio Sorrentino (Reggio di Calabria), Reggio Calabria, 27/04/2020

"Icone Donate" è il titolo di nuova sezione del Museo, inaugurata nel novembre 2019: espone sette preziose icone donate da mons. Giorgio Costantino e da don Antonio Musolino.
Tra esse è l'icona della "Madre di Dio dell'Iviron" ovvero "Madre di Dio Portaitissa" (tempera su tavola e rivestimento metallico con decorazioni parzialmente dorate, pietre e vesti in tessuto ricamato).
A Sergeji Tichonov, iconografo russo, si deve l'interessante scheda che illustra l'opera.
"Nella chiesa dell'Oriente cristiano l'iconografia della "Madre di Dio col Bambino" conosce, sostanzialmente, tre tipologie canoniche più diffuse.
La "Madre di Dio della Tenerezza" raffigura la Madre e il Figlio stretti in un tenero abbraccio, da cui il nome stesso di questa tipologia iconografica.
La "Madre di Dio del Segno" è rappresentata con le braccia alzate in atto di preghiera. La denominazione "del Segno" si riferisce al brano profetico di Isaia: "Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio, cui porrà nome Emanuele' (Is 7, 14).
Nel caso dell'icona esposta in Museo l'iconografia scelta è quella dell'Odighitria (ovvero di "Colei che indica la via"). Qui la Madre di Dio indica il Figlio Divino con la mano, come l'unica 'Via di Salvezza'. Si tratta di una rappresentazione mariana particolarmente solenne.
La Vergine, rappresentata a mezzo busto, è reclinata verso il Bambino posto alla sua sinistra. Il Figlio di Dio, nonostante sia raffigurato come un infante in braccio alla Madre, è già dotato delle fattezze di un adulto, a significare la sua consapevolezza della predestinazione redentrice, e cioè della sua futura Passione, Morte e Resurrezione a salvezza del genere umano.
Gesù si appoggia delicatamente al braccio della Madre ed è rappresentato con il viso leggermente girato verso Maria, impartisce la benedizione con la mano destra, mentre con la sinistra tiene una pergamena arrotolata. Secondo l'iconografia dell'Oriente cristiano, questa pergamena in mano a Cristo può avere una doppia valenza: simboleggiare il Rotolo della Legge, di cui Gesù in persona è il compimento, oppure indicare il Chirografo ovvero l'elenco dei peccati dell'umanità che il Dio diventato uomo cancella con l'incarnazione in seno alla Vergine Maria.
L'esecuzione tecnica dell'icona è caratterizzata da un disegno tracciato con linee delicate e da un tratto pittorico tenue, con una varietà ristretta di toni cromatici tendenti all'ocra e alle varie sfumature di bruno, che nell'insieme creano una particolare morbidezza delle forme.
Le figure della Vergine e del Bambino si stagliano maestose sullo sfondo metallico.

L'icona, dalle notevoli dimensioni e dotata di una ricca 'riza' (rivestimento decorativo, solitamente in metallo, dell'icona, che interessa perlopiù le aureole e lo sfondo, ma talvolta anche le vesti, lasciando scoperti solo i volti, le mani e i piedi dei personaggi rappresentati), era presumibilmente destinata ad occupare una posizione privilegiata all'interno di una chiesa, esposta alla venerazione da parte dei fedeli.
Gli elaborati motivi ornamentali della 'riza' sono enfatizzati grazie alle festose decorazioni metalliche dorate attorno alle aureole della Vergine e del Bambino.
Agli angoli superiori della 'riza' sono le iscrizioni abbreviate usuali delle icone mariane in lettere greche.
In basso, a sinistra, verso il centro, campeggia un'iscrizione in slavo ecclesiastico che significa "ICONA DELLA SANTISSIMA MADRE DI DIO DELL'IVIRON".

La placca dorata nella fascia inferiore dell'icona presenta una lunga iscrizione in slavo, con le consuete abbreviazioni del linguaggio ecclesiastico, che letteralmente tradotta significa: "A chi acclamerò, o Sovrana? A chi ricorrerò nelle mie angustie se non a te, o Regina dei Cieli? Chi potrà mai accogliere il mio pianto e i miei sospiri, a parte te, o Castissima, speranza dei cristiani e rifugio di noi peccatori? Chi, oltre te, potrà difenderci nei guai? Volgi il tuo orecchio a me, o Madre del mio Dio, e non trascurare me che imploro il tuo aiuto. Ascolta il mio gemito e sostieni me peccatore, rendimi ricettivo nel comprendere i tuoi insegnamenti, o Regina dei Cieli, e non ti allontanare da me tuo servo, o Madre di Dio, a causa dei miei continui lamenti, sii invece per me madre e protettrice".
È un testo desunto da due fonti liturgiche distinte: la prima parte è tratta dall'Ufficio di supplica alla Santissima Madre di Dio (il cosiddetto Canone Paraklitikos) che i cristiani ortodossi sono soliti recitare "in ogni difficoltà e afflizione dell'anima"; mentre la seconda parte, che inizia con le parole "ascolta il mio grido", è inclusa nelle preghiere finali alla Madre di Dio che accompagnano la lettura del Salterio nella prassi della Chiesa Orientale.
Esistono molte varianti dei tre tipi iconografici della Madre di Dio con il Bambino e spesso portano nomi caratteristici, legati al luogo di provenienza o alla città nella quale sono oggetto di venerazione. Così anche l'icona in questione, pur appartenendo alla tipologia iconografica dell'Odighitria, è denominata "Madre di Dio dell'Iviron", dall'omonimo monastero georgiano sul Monte Athos in Grecia, dove da più di mille anni è venerata una sua antica rappresentazione che, secondo la leggenda monastica, sarebbe apparsa ai frati, in modo del tutto miracoloso, accanto alla porta d'ingresso del monastero (da cui il secondo nominativo della Portaitissa, cioè la "portiera")".

(dal post Facebook del 27 aprile 2020)

Segui gli altri post sulle pagine Facebook, Instagram e Twitter del Museo.


QUESTA NEWS È COLLEGATA A

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE