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La Santa Comunione e il Santo Rosario

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Una nuova speciale benedizione mariana per la giovane Clelia

Archivio Madre Clelia Merloni (Roma), 09/10/2020

Quando, all'età di undici anni, la giovane Clelia - ormai trasferitasi a Sanremo - ricevette il sacramento della Cresima nella cattedrale di San Siro, il suo cuore fu chiamato ad accogliere e a custodire il segno di una nuova speciale benedizione mariana. Era il 23 giugno 1872 e la cattedrale romanica di Sanremo splendeva ancora delle eleganti sovrapposizioni barocche che verranno poi rimosse a partire dal 1901. Sull'altare laterale sinistro della basilica la statua secentesca della Madonna con il Rosario che possiamo ammirare ancora oggi - opera dello scultore del Crocifisso dell'altare maggiore Anton Maria Maragliano - troneggiava nella sua regalità. Descritta in un testo coevo come una figura maestosa le cui "bellezze sono quelle d'una verginella modesta, bellissima, amabilissima, ed insieme esprimono i teneri affetti di una madre divina", tale immagine mariana si caratterizza per la raffinatezza decorativa delle vesti e la dolcezza espressiva culminante nella grazia con cui protende il braccio destro con il Rosario, mentre "col sinistro sostiene diritto sul ginocchio il Bambino, che tutto festoso e ridente porge ad un leggiadro angioletto un grappolo d'uva", evidente simbolo eucaristico. L'associazione speculare tra quest'ultimo gesto e la corona del Rosario istituisce un originale accostamento tra le due fondamentali vie di salvezza offerteci da Cristo: la devozione alla Madonna e la Santa Eucaristia. Un accostamento che Clelia, ancor bambina, seppe evidentemente serbare con sé fino a suggerire molti anni dopo alle sue Figlie: "La S. Comunione ed il S. Rosario: ecco le due devozioni ch'io vi raccomando con tutto il cuore. Mi ascolterete?".

(testo e immagine dal post del 9 ottobre 2020 sulla pagina Facebook dell'Archivio)

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