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Pietro D’Asaro Redivivo

La rinascita contemporanea del Monocolo di Racalmuto. Catalogo aggiornato di Anastasia De Marco e Mostra al Museo Diocesano di Agrigento

Museo diocesano di Agrigento (Agrigento), dal 25/06/2023 dalle 10:00 alle 13:00 al 30/08/2023 dalle 16:00 alle 19:00

Museo diocesano di Agrigento (Agrigento) Museo diocesano di Agrigento (Agrigento)

A 39 anni dall'ultima grande mostra curata da Leonardo Sciascia, il "Monocolo di Racalmuto" torna a far parlare di sé con il  catalogo aggiornato di Anastasia De Marco "Pietro D'Asaro Redivivo. La rinascita contemporanea del Monocolo di Racalmuto".  Un progetto sostenuto dal MUDIA - Museo Diocesano di Agrigento con il direttore Domenica Brancato, per dare l'avvio al percorso Arte&Fede a Racalmuto. Il catalogo è stato  stampato dal Museo Diocesano con Ecclesiaviva editore e con il patrocinio del Comune di Racalmuto.  Nelle sale del  Museo Diocesano è stato presentato il catalogo e inaugurata una installazione. E' esposta un'opera inedita di Pietro D'Asaro, cuore della nuova ricerca e di tutto l'evento, proveniente da collezione privata di Palermo. Sarà realizzato un allestimento site-specific dove Arte e Neuroscienza s'incontrano, a cura di PAD- Anastasia De Marco e MUDIA - Domenica Brancato con la proiezione del video REDIVIVO.  

La personalità artistica del D'Asaro si inquadra in un momento complesso della storia dell'arte italiana della Controriforma, arte regolamentata in ogni sua rappresentazione. Caravaggio, pittore tra i più significativi del momento, sarà  l'artista che più di tutti seguirà le coordinate culturali dell'epoca, diventando per i giovani pittori del tempo il punto di riferimento da seguire, sia in ambito nazionale che nelle realtà culturali periferiche. L'arte del Caravaggio conquista il "Monocolo di Racalmuto", l'artista racalmutese che avrà l'intraprendenza e la lungimiranza di sintetizzare la raffinatezza compositiva della pittura cinquecentesca di maniera con il naturalismo successivo della culturale in voga lungo tutto il meridione. Pietro D'Asaro, Nicolò e Pompeo Buttafuoco, Martino Palma sono artisti locali che vivono i fermenti culturali del territorio agrigentino tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo, un passaggio culturale espressivo e determinante, che dal manierismo del centro-Italia, si proietterà verso la cultura Barocca. Un passaggio culturale che ha caratterizzato la produzione pittorica degli artisti locali, nelle loro diverse declinazioni, ove la pittura del D'Asaro ne rimane la testimonianza artistica più rappresentativa.

Tra gli elementi di novità del testo si riconosce una veste editoriale totalmente nuova, in quanto scelta precisa e finalizzata alla riattualizzazione del D'Asaro; una nuova interpretazione delle opere, nelle quali si è evidenziata la capacità del Monocolo di indurre, attraverso le sue opere, relazioni con molti aspetti della cultura non soltanto moderna, temi teologici, filosofici e politici attualissimi. Sempre in luogo delle schede sono state riviste alcune posizioni critiche e di datazione; sono state aggiornate le collocazioni attuali perfacilitare il turismo artistico e percorsi tematici; sono stati chiariti alcuni equivoci interpretativi, come l'identità dei Del Carretto suggerita nel 1984 nella Madonna della Catena.

Nel nuovo catalogo è inoltre sostenuta la tesi che la cosiddetta "pittura brutta" sia collocabile ad una primissima formazione del pittore piuttosto che ad altri fattori quali la malattia, la vecchiaia o la collaborazione di aiuti. Viene chiarito il suo rapporto con lo "Zoppo di Gangi" ovvero Gaspare Bazzano (1562-1630) con la ferma convinzione che sia proprio quest'ultimo il suo maestro.

Un approfondimento archivistico ha rivelato una figura di artista che riscuoteva credibilità sul vasto territorio agrigentino, come lo attestano le commissioni di importanti opere pittoriche, oggi perdute: il dipinto raffigurante San Filippo Neri per la chiesa dell'Itria di Grotte e la pala d'altare raffigurante l'Assunzione della Vergine per la chiesa madre di Favara. In merito a quest'ultima il D'Asaro nel suo memoriale ha esposto di essere creditore di 20 onze di resto delle restanti 50 onze che gli spettavano. Dati che illustrano in termini economici l'alta quotazione che la sua arte ricopriva nell'entourage del suo tempo, e attestano la presenza di un artista che ha scelto con consapevolezza di non mercificare la sua arte. Fare arte per amore di farla, questo il messaggio da leggere in queste semplici ma preziose annotazioni inventariali, a differenza di chi "amasse di fare ben pagato i suoi quadri, e quando ciò non poteva ottenere, solea proporzionare il lavoro alla paga convenuta " talis pictatio qualis pagatio", riferito al pennello del pittore agrigentino Nunzio Magro 1627-1704.







 

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