L'impegno politico, l'esilio e il rientro in patria

Il rientro in patria

La Croce di Costantino celebra il ritorno dall'esilio di don Luigi Sturzo.
Bernardo Mattarella, padre del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, già nel 1943 invocava il rientro di Sturzo dall'esilio.
Casa generalizia delle Figlie della Carità canossiane, residenza romana di Sturzo. Cartolina postale del 1946.
Corteo in onore del rientro delle spoglie mortali di don Luigi Sturzo a Caltagirone.
All'ingresso della chiesa del SS. Salvatore che custodisce il corpo di don Luigi Sturzo
Mausoleo di don Luigi Sturzo nella Chiesa del SS Salvatore di Caltagirone

In molti invocavano il suo ritorno già da tempo: “Dovunque ci si chiede di lei e del suo ritorno – scrive Bernardo Mattarella nel febbraio del 1944 – è nostro vivissimo desiderio che il suo ritorno venga affrettato […] Sentiamo tutti l'urgenza e la necessità di avere qui il Capo e il Maestro, che sia guida, in questi difficili momenti”. Per molte ragioni la presenza di Sturzo a Roma suscitava timori sia per il Vaticano che per lo stesso partito allora guidato da Alcide De Gasperi.

Luigi Sturzo pensava di rientrare già nell'ottobre del 1945 e, sebbene fosse tutto pronto, il delegato apostolico Amleto Cicognani gli consigliò di rimandare, data l'imminenza del referendum che si sarebbe svolto il 2 giugno 1946.

Il 27 agosto 1946 a bordo del piroscafo “Vulcania”, Luigi Sturzo lascerà gli Stati Uniti e arriverà a Napoli il 6 settembre. Ad attenderlo Bernardo Mattarella, Salvatore Aldisio, Mario Scelba e molti altri uomini politici e autorità di governo.  “Ieri sera – dirà ad un giornalista – mentre ci si avvicinava e vedevo le luci di Napoli, mi sentii rapito, come in un'estasi e sono sceso in cabina a piangere, come un bambino che deve rivedere la madre dopo lunga lontananza”.

Sturzo resterà a Roma per 13 anni, presso la Casa Generalizia delle Figlie della Carità Canossiane, e sarà riferimento costante della politica italiana. Nel 1952 il presidente della Repubblica Luigi Einaudi lo nominerà senatore a vita.

Il 23 luglio 1959, mentre celebrava Messa, Sturzo si accascia colpito da un collasso cardiaco. Morirà l'8 agosto 1959 dopo settimane di grande sofferenza.

Una grande folla partecipò ai suoi funerali e telegrammi di cordoglio giunsero da tutto il mondo. Fu sepolto nella cripta di San Lorenzo al Verano.

Il 3 giugno 1962 il corpo fu traslato a Caltagirone nel mausoleo eretto nella chiesa del SS. Salvatore dove aveva celebrato la sua prima messa. Il sepolcro fu voluto e approvato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri quando fu accolta la richiesta dei calatini affinché le spoglie mortali del sacerdote statista riposassero nella sua città natale. Il mausoleo fu realizzato su progetto dell'arch. Ugo Tarchi e il sarcofago in marmo giallo, sormontato da un altorilievo con le sembianze del sacerdote calatino (opera di Francesco Nagni), è custodito da bronzi raffiguranti Maria Assunta circondata da angeli che simboleggiano la Musica, la Letteratura, la Fede, la Verità, la Giustizia, la Carità; sul frontale del sarcofago quattro figure, anch'esse in bronzo, rappresentano la Religione, la Patria, il Popolo e la Libertà.

In questo luogo trovano ancora ispirazione gli uomini liberi e forti ai quali Sturzo rivolge l'appello a sentire “alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti”, un appello al rispetto della famiglia, della personalità individuale e delle iniziative private.

Bibliografia