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Per edificare la basilica di San Marco, Venezia trasferisce in Occidente l'eredità spirituale e materiale di Bisanzio. L'impianto a croce greca poggia sopra una struttura che nella navata longitudinale centrale riporta motivi architettonici basilicali: il braccio verticale della croce è maggiore rispetto a quelli dei transetti, l'altare è posto nell'area dell'abside. Al di sopra della croce poggiano le cinque cupole, simbolo della presenza di Dio. L'articolazione dello spazio è ricca di suggestioni non riscontrabili in altre chiese bizantine. All'interno si propone una sequenza unitaria suddivisa in singole partiture spaziali, cui il mosaico a fondo d'oro garantisce continuità ed il particolare modo di essere della chiesa. La basilica di San Marco così come la vediamo oggi è la terza chiesa costruita nel medesimo sito. Una prima chiesa, voluta come sepolcro del santo, viene costruita dopo l'anno 828 quando i Veneziani trasportano il corpo di Marco da Alessandria d'Egitto: aveva dimensioni più piccole rispetto all'attuale e la sua struttura diventerà l'attuale cripta. Nel 976 un incendio si estende da palazzo ducale distruggendola in gran parte: ad esso seguì la seconda costruzione. La terza ed ultima basilica ha inizio nel 1063. Domenico Contarini vi diede inizio nel 1063 e a partire dal 1071 Domenico Selvo avviò la decorazione musiva all'interno della chiesa ancora non finita. Vitale Falier la consacrò dedicandola a San Marco l'8 ottobre 1094. Ultimata questa fase la chiesa appare con cinque cupole ribassate, ricca di colonne, cornici e capitelli ordinati a Costantinopoli e caratterizzata da un linguaggio romanico, in particolare nelle pareti di mattoni. Con la conquista di Costantinopoli nel 1204 Venezia, protagonista della IV Crociata, entrò in contatto con l'architettura orientale spingendosi ad adeguare la sua immagine a quella della capitale imperiale. I primi decenni del XIII secolo arricchirono la basilica di lastre di marmo e materiali lapidei raccolti lungo i viaggi in Oriente e vennero innalzate le cupole lignee ricoperte da piombo, in modo da essere viste dal mare. Il Doge Andrea Dandolo (1343-1354), Procuratore di San Marco, fece erigere il battistero e la cappella di Sant' Isidoro. II grande incendio del 1419 chiuse l'epoca bizantina e veneziana della chiesa e aprì quella di un cantiere gestito da lapicidi toscani sotto la guida di Nicolò Lamberti. Dal 1425 al 1433 è proto Paolo di Dono, detto Paolo Uccello, che codificò l'uso del cartone nella realizzazione del mosaico. In questo secolo venne realizzata anche la decorazione musiva della Cappella dei Mascoli, con scene della vita della Vergine. Dal 1529 al 1570 Jacopo Sansovino fu proto di San Marco, che realizzò l'altare del Santissimo nel presbiterio, la porta del Paradiso, le statue degli evangelisti e il grande fonte battesimale nel battistero. I secoli XVII e XVIII videro la sostituzione di mosaici dissestati antichi e la manutenzione sistematica della chiesa. Caduta la Repubblica nel 1797, Napoleone divise la chiesa da Palazzo Ducale nel 1807 assegnandola al patriarca. Per la basilica di San Marco, non più cappella ducale ma nuova cattedrale di Venezia si aprì una nuova fase per cui il monumento è oggetto di adattamenti liturgici e di conservazione. I secoli seguenti vedono i grandi interventi conservativi con tecniche sempre più sofisticate: nel 1881 Saccardo istituì lo Studio di mosaico, tutt'ora funzionante, che si occupa della conservazione del manto musivo. Il 14 luglio 1902, verso le 10 del mattino, il campanile di San Marco crollò quasi improvvisamente, abbattendosi su se stesso. Il proto Manfredo Manfredi attuò una rigorosa verifica ad ogni aspetto strutturale della basilica sperimentando il restauro dei mosaici “da dietro” senza rimuoverli dalla posizione originaria dopo aver tolto le murature alle loro spalle. Nel 1948 Ferdinando Forlati lo sostituì e, secondo il suggerimento di Angelo Giuseppe Roncalli, prima patriarca e poi papa Giovanni XXIII, realizzò la rotazione dei plutei, inseriti nell'iconostasi che divide il presbiterio dalla navata, consentendo la massima visibilità delle funzioni liturgiche. Nella fase attuale la basilica di San Marco mette a frutto le esperienze di ormai due secoli di interventi all'avanguardia nella tecnologia e nella storia del restauro in Italia e nel mondo. La Procuratoria di San Marco, attraverso un gruppo di tecnici e restauratori guidati dal proto, cura ogni pezzo del monumento, utilizzando le tecniche antiche come le più moderne per evitare la perdita di questa viva eredità di un passato in cui si riconoscono Oriente e Occidente.

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