Il registro dei partitari - o del segretario del Capitolo - riporta le scelte più rilevanti compiute dal Capitolo dei frati di una comunità religiosa, ed è tra i documenti più caratteristici e significativi conservati presso gli archivi conventuali degli Ordini maschili.
I dati raccolti nei registri possono riguardare la vita comunitaria in generale e, nello specifico, l’elezione o la nomina degli ufficiali del convento, i lavori da effettuare sulle strutture, i contributi da versare alla Provincia.
Le vestizioni, le professioni e le ordinazioni degli appartenenti alla comunità vengono appuntate in altri documenti particolari, sui quali sono riportati anche i testi sottoscritti dal frate.
Il registro dei partitari presenta una semplice struttura cronologica. Ciascuna parte presa dal Capitolo viene sottoscritta dal padre partitario o segretario e dal priore. In occasione delle visite canoniche, il registro viene riletto e sottoscritto dal priore provinciale e dal frate che lo accompagna e lo coadiuva, in genere il socio o uno dei definitori provinciali.
Il registro dei partitari come fonte per la storia
I registri dei partitari sono fonti di grande importanza, non solo per la vita del convento. Le parti dedicate ai restauri e ai lavori effettuati, per esempio, forniscono informazioni utili anche per studi storico-artistici, in merito alle committenze o all’attività di artigiani e artisti che operano a livello locale.
Dove cercare
A causa delle soppressioni e dispersioni verificatesi in seguito alle leggi emanate dagli antichi stati italiani preunitari, dai regimi napoleonici e dallo stato italiano, subìte tra la metà del XVII secolo e la seconda metà dell’Ottocento, i registri dei partitari più antichi, insieme alle altre serie e fondi degli archivi conventuali, sono spesso confluiti negli Archivi di Stato nei fondi denominati Archivio delle soppressioni, Archivio demaniale, Fondo di religione o Corporazioni religiose.
In genere i conventi attualmente conservano i registri successivi alla ricostituzione delle comunità dopo le soppressioni. I materiali ancora in possesso dei religiosi, dunque, risalgono ai secoli XIX-XX e sono conservati negli archivi provincializi e conventuali.
BIBLIOGRAFIA
- E. Angiolini (a cura di), Cum tamquam veri. Gli archivi conventuali degli Ordini maschili. Atti dei convegni di Spezzano (16 settembre 2005) e di Ravenna (30 settembre 2005), Modena, Mucchi, 2006.
- Siméon de la Sagrada Familia, Brevi appunti di archivistica generale ed ecclesiastica, Roma, Postulazione generale O.C.D., 1986.
- G. Zacchè (a cura di), Le conseguenze sugli archivi ecclesiastici del processo di unificazione nazionale: soppressioni, concentrazioni, dispersioni. Atti del convegno di Modena (19 ottobre 2011), Modena, Mucchi, 2012.