L'anno giubilare dell'Abbazia di Nonantola

Nonantola un monastero benedettino

Archivio Abbaziale di Nonantola, Pergamene, II.22 - 837 febbraio 3.
Archivio Abbaziale di Nonantola, Pergamene, II.2 - 813 giugno 4.
Archivio Abbaziale di Nonantola, Pergamene, VIII.11 - 1058 gennaio 4, Nonantola.
San Benedetto. Modena, Seminario Arcivescovile, Pietro Pisa (Modena, 1691-1774) San Benedetto, olio su tela (31,5x25 cm)
Nonantola, Museo Benedettino e diocesano d'arte sacra, Sala delle reliquie.
Stauroteca a croce latina - Nonantola, Museo Benedettino e diocesano d'arte sacra.
Stauroteca a doppia traversa con Costantino ed Elena. Provenienza: Bisanzio. 
Materiali: legno, argento dorato. Datazione: fine XI - inizio XII sec. Nonantola, Museo Benedettino e diocesano d'arte sacra.
Pergamena della Biblioteca Diocesana, Pergamene SA7
Anno 1327, Albertone detto Rubeus vende il diritto di livello e precaria ricevuto dal monastero di Nonantola. L'esemplare attesta la circolazione dei beni all'interno degli istituti culturali diocesani.
Pergamena della Biblioteca Diocesana, Pergamene SA8.
Anno 1328, il monastero di San Silvestro di Nonantola concede in locazione varie terre in Civita de Runchaleis. L'esemplare attesta la circolazione dei beni all'interno degli istituti culturali diocesani.
Pergamena della Biblioteca Diocesana, Pergamene SA16.
Giovanni abate del monastero di San Silvestro di Nonantola ottiene il rinnovo di una concessione enfiteutica da parte di Nicolò di Verona, abate del monastero di Ruffeno
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Il monastero di Nonantola, fondato da Anselmo è uno dei monasteri più insigni ed antichi della Val Padana, forse la prima vera e propria fondazione benedettina in tutto il nord Italia. I futuri sviluppi del monastero finirono per superare gli intenti e le previsioni dei suoi fondatori. Il monastero, dotato di numerosissime pertinenze la cui estensione non era inferiore ai 400 chilometri quadrati, godeva della proprietà della pesca, dei mulini, dei ponti, dei boschi, dei pascoli e delle numerose chiese e cappelle poste nel rispettivo territorio, con diritti fiscali che davano all’abate anche la facoltà di riscuotere i contributi dei sudditi del monastero.
La vita monastica si articolava attorno alla Regola di San Benedetto. Fedeli al motto “Ora et Labora”, i fratres organizzarono le proprie giornate in modo regolare, alternando i turni di preghiera al lavoro manuale: erano assai spesso esperti in diverse arti e crearono quindi attività ed officine, cosicché anche il commercio fiorì intorno alle grandi abbazie. L’operato dei monaci fu fondamentale per la cura del territorio e della cultura, che si espresse al meglio nell’attività svolta nello Scriptorium. Spettava ai monaci, sempre secondo la Regola, l'elezione dell'abate, in base ai suoi meriti, chiamato ad osservare la Regola e ad esercitare i suoi poteri con moderazione ed umanità, servendosi della collaborazione degli altri monaci. Nel corso dei secoli, e il caso nonantolano è esemplare da questo punto di vista, il principio democratico dell'elezione dell'abate venne spesso disatteso: soprattutto nei periodi di crisi, famiglie nobili imposero loro esponenti a capo delle abbazie.
All’inizio dell’XI secolo l'Abbazia nonantolana entrò a far parte di una grande fratellanza di preghiera, che riuniva decine di cenobi disseminati nell’Europa centro-settentrionale. Essa consisteva in un patto spirituale in base al quale i monasteri benedettini si impegnavano a scambiarsi gli elenchi dei monaci, per i quali poi pregare. Tali liste venivano copiate nel cosiddetto Liber vitae di ciascun monastero. In quello dell’Abbazia di Reichenau (nella Germania meridionale) sfilano circa 40.000 nomi. E’ di grande importanza la presenza di un indice con i nomi di 56 monasteri, tutti uniti in fratellanza con Reichenau. Tale appartenenza rappresentò un primo importantissimo stadio nelle relazioni fra i diversi centri religiosi, che in questo modo ebbero la strada aperta ad ogni altro tipo di scambio, in campo culturale, linguistico, liturgico, musicale, artistico, economico. Ad un secondo livello, le liste di nomi ci permettono di desumere con certezza il numero di monaci presenti nel monastero: al tempo dell’abate Pietro (successore di Anselmo, d’origine franca, scelto da Carlo Magno, in carica dall’804 all’825) erano ben 851, numero elevatissimo per l’epoca, indice di un’abbazia florida ed in costante espansione.
La Regola di Benedetto prescriveva anche la sacralità dell'ospitalità, intesa come un vero e proprio rito. ra coloro che giungevano al monastero particolare attenzione doveva esser rivolta ai poveri e ai pellegrini. Il monastero era quindi attrezzato con una serie di ambienti, la foresteria, che potessero ospitare chiunque qui giungesse, per rifocillarsi, riposare, trovare riparo per poi proseguire nel proprio viaggio. L’abbazia divenne ben presto meta di numerosi pellegrinaggi e punto di sosta nei cammini più lunghi verso i luoghi maggiori della Cristianità: Roma, la Terra Santa e Santiago di Compostela, trovandosi lungo la cosiddetta “Via Romea Nonantolana”, un itinerario che scendeva in Italia dalla Germania attraverso il Brennero, e passando per il veronese ed il mantovano giungeva a Nonantola per poi riprendere verso gli appennini, giungere in Toscana e ricongiungersi alla Via Francigena. Elemento importante di richiamo per i pellegrinaggi era – ed è tuttora – la presenza di uno dei Tesori Sacri più importanti per le abbazie e le cattedrali, costituito da reliquie del legno della Santa Croce e reliquie di Santi molto venerati nel Medioevo, come il papa San Silvestro I.

 

Lo Scriptorium dell'Abbazia