La costruzione dell’attuale cattedrale di Ravenna, che si affaccia su piazza Arcivescovado , risale al XVIII secolo, ma il primitivo edificio, di cui ancora si conservano strutture ed elementi architettonici, fu realizzato, secondo la tradizione, dal vescovo Orso verso la fine del IV secolo. Il grande edificio, che subì importanti interventi di ristrutturazione nel X e XVI secolo, presentava un impianto basilicale a cinque navate, percorse da quattro filari di 14 colonne l’una, ad abside unica orientata ad est, con pareti rivestite in marmo e pavimento mosaicato posto a circa 3,50 metri sotto l’attuale piano di calpestio. La sua costruzione fu certamente funzionale al trasferimento della capitale dell’impero da Milano a Ravenna (402). Il vescovo Agnello (556-559) donò alla cattedrale l’ambone in marmo greco di provenienza costantinopolitana che ancora oggi, sebbene più volte manomesso, si conserva nella navata centrale della cattedrale: si tratta di una splendida struttura a doppia parete leggermente ricurva servita da due scale di accesso contrapposte. I prospetti esterni sono suddivisi da una griglia di festoni in sei ordini di riquadri raffiguranti animali. Nel X secolo ebbe inizio la costruzione del campanile cilindrico. Nel XVI secolo l’antico edificio, invaso dal fango a causa del fenomeno di sprofondamento che affligge l’intera città, venne sopraelevata per la seconda volta occultando la cripta medievale riscoperta solo nel XIX secolo. La ricostruzione settecentesca della cattedrale, promossa dall’arcivescovo M. N. Farsetti e progettata dal decoratore G. F. Buonamici, ebbe inizio nell’agosto del 1733 con la posa della prima pietra; essa doveva mantenere in opera l’abside mosaicata (crollata poi durante i lavori), le due grandi cappelle seicentesche del Santissimo e della Madonna del Sudore ed il campanile. Il nuovo edificio impostato sul perimetro del precedente, fu terminato nel 1745 e consacrato nel 1749. Presentava un impianto a croce latina a cinque navate scandite in tre campate da poderosi e allungati pilastri a doppia parasta. Il sostegno degli archi longitudinali fu affidato a 24 colonne antiche poste alle estremità dei pilastri e provenienti dalla demolizione dell’ursiana. Alla facciata venne anteposto un monumentale portico a tre arcate. L’eccessiva orizzontalità dell’aula, immediatamente criticata dai detrattori del Buonamici, insieme alla volontà di aggiornare stilisticamente l’architettura barocca della cattedrale, fece si che meno di trent’anni dopo l’arcivescovo Cantoni incaricasse l’arch. Cosimo Morelli di progettare i lavori di ammodernamento che definirono l’aspetto attuale della chiesa. Oltre ad eliminare gli elementi decorativi tipicamente barocchi il Morelli, alzando il cornicione e prolungando le lesene, potè ridefinire sensibilmente i rapporti volumetrici interni. L’altare maggiore, commissionato dall’arcivescovo F. R.Guiccioli fu realizzato nel 1761. Il lungo cantiere del XVIII secolo si chiuse nel 1788 con il completamento della nuova cupola ellittica progettata da G. Pistocchi. In occasione del Giubileo del 2000 il presbiterio della cattedrale è stato adeguato alle norme liturgiche del Concilio Vaticano II con la realizzazione di un ambone, opera del mosaicista Liborio Pugliesi, e della cattedra. L’altare settecentesco consente la celebrazione rivolta all’assemblea. A poche decine di metri dal fianco settentrionale della cattedrale sorge “il Battistero integralmente più autentico, antico ed artisticamente più bello di tutte le Chiese della Ecumene primitiva (IV secolo)”. Fondato insieme alla cattedrale dal vescovo Orso, presenta un impianto planimetrico sostanzialmente ottagonale quadriabsidato particolarmente evidente all’interno dove, sopra al doppio ordine di arcate delle pareti decorate a stucco, si dispiega la superficie splendidamente mosaicata della cupola semisferica, con il Battesimo di Cristo, gli Apostoli ed i simboli battesimali. L’attuale vasca battesimale ottagonale risale al XVI secolo e fu realizzata assemblando pezzi di recupero, fra i quali lo splendido ambone monolitico di marmo greco a profilo semicircolare forse appartenuto al fonte antico.

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