Pozzuoli vanta, come Roma, la più antica comunità cristiana d’Italia. Quando l’apostolo Paolo vi sbarcò nella primavera del 61 trovò «alcuni fratelli». Insieme a Luca, che ne parlò negli Atti degli apostoli (28, 13b-14a), si trattenne con loro una settimana, prima di proseguire per Roma. In effetti, il cristianesimo non poteva aver tardato a penetrare in una città di mare dell’importanza di Pozzuoli, che veniva celebrata come una piccola Roma ove ferveva un intenso movimento di uomini e di merci; le navi provenienti dall’Oriente vi sbarcavano ogni specie di prodotti: grano, frutta esotica, profumi, oggetti di vetro e di avorio, gioielli, papiro, pellami e altri beni di consumo. Publio Papinio Stazio, il poeta napoletano forse ancora ventenne al tempo dell’approdo di san Paolo a Pozzuoli, ne cantava il porto ospite del mondo (litora mundi hospita). Vi si davano convegno le più varie genti, particolarmente da Tiro, Efeso, Pergamo, Eliopoli, Alessandria e dalla Palestina. Erano viaggiatori, uomini d’affari, villeggianti. La città, collegata con la via Appia per mezzo della via Campana e, dal 95, della Domitiana all’altezza di Sinuessa (odierna Mondragone), rappresentava un nodo nevralgico per le comunicazioni terrestri con Roma. Con l’affluire di uomini di ogni stirpe e lingua e con l’importazione delle più svariate merci, penetravano pure idee e costumanze nuove, correnti artistiche, letterarie, filosofiche e religiose. Il cristianesimo dovette giungere a Pozzuoli attraverso questi canali e mentre erano ancora in vita i maggiori artefici dell’evangelizzazione dell’Occidente, testimoni diretti della predicazione di Gesù. La presenza ufficiale della diocesi di Pozzuoli è attestata per la prima volta nella seconda metà del IV sec., legata al nome del vescovo Fiorenzo. Pertanto, si è voluto assegnare a quest’epoca la nascita della diocesi. Invece è più esatto ritenere che a quel tempo risalga la prima documentazione certa della sua esistenza, mentre dei secoli anteriori non abbiamo notizie degne di fede, ma leggende. La Chiesa puteolana ebbe i suoi martiri: il giovanetto Artema, il diacono Procolo e i laici Acuzio ed Eutiche. Ne documentano il supplizio e l’appartenenza alla comunità cristiana di Pozzuoli il Martirologio geronimiano (composto in Italia nel V . e rimaneggiato in Francia alla fine del VI) e la Passio sancti Ianuarii episcopi et martyris (risalente alla fine del VI-inizi del VII sec.). La città e la diocesi di Pozzuoli celebrano la solennità di san Procolo (patrono principale), il 16 novembre, la memoria di sant’Artema (patrono secondario), il 27 gennaio e quella dei santi Acuzio ed Eutiche il 19 ottobre. I puteolani che veneravano come loro patrono il concittadino martire Procolo gli dedicarono, probabilmente alla fine del V o agli inizi del VI sec., uno splendido tempio marmoreo, eretto in età augustea da un appartenente alla gens Calpurnia di Pozzuoli sul luogo più alto e centrale della città, il promontorio ormai noto come rione «Terra». Qualche secolo dopo la chiesa assunse la denominazione di ecclesia sancti Proculi puteolani episcopatus, con riferimento alla sede del vescovo. Così si legge in non pochi documenti dell’alto Medioevo. La cronotassi episcopale di Pozzuoli presenta i nomi e le notizie essenziali dei presuli – senza soluzione di continuità – dal 1197, ma per quanto concerne i secoli precedenti è assai lacunosa. Probabilmente ciò fu dovuto ai reiterati esodi e dispersioni della comunità cristiana a causa dei frequenti terremoti e dei ricorrenti fenomeni di bradisisma. È ormai noto quanto, a cominciare dall’alto Medioevo, il potere politico, le ambizioni e gli antagonismi delle famiglie nobili abbiano influito sulle nomine dei vescovi; il fenomeno, acuitosi specialmente nel XIII e XIV sec., investì anche la piccola diocesi di Pozzuoli. Lo prova la norma introdotta il 27 maggio 1303 da Giovanni Brito, appena eletto alla sede puteolana, per la quale la scelta del vescovo veniva riservata ai soli canonici della cattedrale. Di essi, sotto la denominazione di congregatio clericorum sanctæ sedis putheolanæ, si ha notizia per la prima volta in un documento del 1249. Dalla seconda metà del XV . e verso la fine del XVI, sorsero a Pozzuoli i conventi, con le rispettive chiese, di San Giovanni Battista dei frati minori osservanti (1472), di San Giacomo dei frati carmelitani (1475), di Gesù e Maria dei frati predicatori (1509) e di San Gennaro alla Solfatara dei frati minori cappuccini (1574- 1580), noto luogo di culto, tuttora fiorente, del santo vescovo martire. A queste forme di vita associata seguirono altre, costituite da fedeli, anch’esse regolate da norme ben precise e caratterizzate da una specifica spiritualità: le confraternite. La prima, stando alla documentazione di cui disponiamo, ebbe vita a Pozzuoli nel 1540 sotto il titolo del Santissimo Corpo di Cristo e con sede nella chiesa di San Giacomo reale, accanto alla cattedrale. Al concilio di Trento non partecipò il vescovo Giovanni Matteo Castaldo (1542- 1585). La riforma della diocesi, secondo lo spirito e i dettami del Tridentino, fu avviata e portata avanti dal suo successore Leonardo Vairo (1587-1603). Egli diede inizio alla serie delle visite pastorali e dei sinodi (adempimenti episcopali ripristinati dal concilio) e istituì il seminario (31 maggio 1587). Inoltre promosse il decoro del culto, il miglioramento intellettuale e morale del clero e l’istruzione religiosa dei fanciulli e degli adulti. Il susseguirsi dei vescovi, dalla morte del Vairo (4 gennaio 1603) all’episcopato di Agostino Passante (1724-1732), tutti in età avanzata o in non buone condizioni di salute, furono, in quel periodo, i naturali e involontari fattori dell’inconsistente rinnovamento della vita diocesana, secondo il concilio di Trento che sarà realizzato, gradualmente, dai vescovi Nicola de Rosa (1733- 1774), Girolamo Dandolfi (1775-1789) e Carlo Maria Rosini (1797-1836), noto interprete ed editore di papiri ercolanensi. La Repubblica napoletana (24 gennaio- 13 giugno 1799), la restaurazione borbonica (23 giugno 1799-13 febbraio 1806), il regno di Giuseppe Bonaparte prima (30 marzo 1806-2 luglio 1808) e di Gioacchino Murat (3 luglio 1808-19 maggio 1815) dopo e, infine, il ritorno dei Borbone sul trono di Napoli non turbarono la vita religiosa della diocesi, grazie al grande equilibrio e non comune zelo pastorale del vescovo Carlo Maria Rosini. La fine della dinastia borbonica e l’annessione all’Italia del Regno delle Due Sicilie non ebbero ripercussioni nel clero e nel popolo perché entrambi furono in sintonia con il vescovo Raffaele Purpo (1843-1876) nel salvaguardare la fede, la dottrina cattolica, i diritti della Chiesa e la concordia tra gli uomini. Va rilevato anche l’apporto dato dal presule alla nascita in diocesi delle «Società operaie di mutuo soccorso». L’associazionismo cattolico, promosso dal vescovo Michele Zezza (1893-1919), prese consistenza durante il ministero episcopale di Giuseppe Petrone (1921-1933) che l’organizzò nell’«Azione cattolica italiana». Nella storia della diocesi occupano un posto di rilievo il venerabile Giustino Maria Russolillo (1891-1955) e la serva di Dio Ilia Corsaro (1897-1977), entrambi avviati agli onori degli altari. L’uno, parroco di Pianura, fondò nel 1921 la Società delle divine vocazioni e l’altra, militante dell’Azione cattolica, le suore Piccole missionarie eucaristiche nel 1928. Al risanamento delle rovine materiali, causate dai bombardamenti aerei, durante il secondo conflitto mondiale e di quelle morali, dovute all’occupazione anglo-americana (1943-1945), si adoperò con ogni mezzo il vescovo Alfonso Castaldo (1934-1966), coadiuvato dal clero e dal laicato cattolico, specialmente quello impegnato in politica. Inoltre, per una maggiore e più efficace cura delle anime, eresse e dotò otto parrocchie a Pozzuoli e ventiquattro nella diocesi. Un evento di straordinaria importanza nella storia della Chiesa puteolana è stato la visita pastorale di papa Giovanni Paolo II, avvenuta il 12 novembre 1990. In quell’occasione il pontefice ha invitato la comunità diocesana a essere fedele alla fede e alla testimonianza delle origini, vivendole e trasmettendole con rinnovato vigore e slancio missionario.
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