Diocese of Savona - Noli
HISTORY
La zona di Liguria che sarà la diocesi di Savona, nel periodo romano e bizantino (dal 313 al 643, arrivo di Rotari), era raggiunta a Vado dalle importanti strade romane Aemilia Scauri e Julia Augusta.Fu quello il cammino percorso da anonimi cristiani che annunciarono qui il Vangelo.
Ne rimangono due testimonianze: il laterizio di Perti di Finale del 362, la tomba del piccolo Lucio e l’iscrizione tombale del 517 a Finalmarina, per la piccola Paola, sotto la chiesa dei cappuccini nella pieve paleocristiana.
Ambedue le iscrizioni sono chiaramente cristiane.
Dei successivi VI e VII sec., altre iscrizioni simili sono a San Paragorio in Noli.
Del VI o forse anche del V . sono rimaste le vasche battesimali di Noli e della Pieve del Finale.
È verosimile che Vado e Savona avessero fonti battesimali, ma non ne sono rimaste tracce.
Di altri edifici di culto risalenti a quest’epoca sono rimasti resti archeologici sulla via Julia Augusta: a Perti, Monticello, Calvisio.
Ci sono poi rilevanti resti di chiese e monasteri sull’Insula Liguriae (Bergeggi) del V sec.; sulla terraferma a Varigotti e forse ad Albisola.
Ma la presenza di un vescovo a Savona e a Vado viene attestata solo nel 680, quando Benedetto vescovo vadense sottoscrisse un documento del papa Agatone.
In base a indizi si può ipotizzare una sede vescovile a Savona poi scomparsa e trasferita a Vado nel 643.
Gli anni 825, 864 e 887 portano notizie della sede vescovile chiamata talvolta di Vado, talvolta di Savona.
La circoscrizione diocesana è funzionale alla coeva organizzazione feudale all’interno della marca aleramica.
I documenti imperiali del 992 e seguenti ne danno precise informazioni.
Atti imperiali e atti notarili ci informano per l’XI e il XII . degli enti religiosi del tempo: la cattedrale con il capitolo dei canonici, i monasteri maschili e femminili, gli ospizi per pellegrini e malati: da Finale sino a Cogoleto e oltre l’Appennino.
Tra Varazze e Cogoleto, San Giacomo di Latronorio dei vallombrosani (1178).
A Montemoro di Savona le monache cisterciensi (1176).
A Noli: San Michele intorno al 1000 dei lirinensi, Santa Margherita dei monaci di Fruttuaria (1064), San Lazzaro (1177).
Sulla vita del clero esiste un intervento del 1067 del vescovo Amico che urge i canonici alla vita comune accanto alla cattedrale.
Sul sentimento religioso del popolo testimoniano i molti edifici di culto, dall’XI . in avanti.
Vescovo insigne fu il beato Ottaviano (1119-1128) che portò a Savona il vero spirito della riforma gregoriana.
Ma lo stretto legame del vescovo con le istituzioni feudali portò sulla cattedra episcopale, nel XII e XIII sec., dalla famiglia del marchese del Carretto, due figli, poi amici, alleati e sudditi fedeli.
La posizione del marchesato era tra i ghibellini, a favore dell’impero e contro il papa.
Il vescovo di Savona (che contro la città di Noli litigava da sempre per ragioni fiscali) era talmente immischiato nella grande lotta tra papato e impero, che nel 1238 si vide togliere la città di Noli e alcuni paesi viciniori: papa Gregorio IX eresse la diocesi di Noli, in premio ai nolesi che combatterono per mare accanto ai genovesi contro l’imperatore.
Papa Innocenzo IV nel 1245 confermò l’erezione.
Problemi e difficoltà per la diocesi di Savona si accrebbero durante il tempo del papato in Avignone e lo scisma d’Occidente: schieramento con il papa o con l’antipapa, divisioni dolorose e lotte locali tra il vescovo, la città e il clero.
Collegato a queste vicende il sinodo diocesano del 1356 per la tassa del cardinale Egidio Albornoz, nel testo del quale abbiamo l’elenco delle chiese della diocesi.
Del 1370 va ricordato il nuovo statuto dei canonici della cattedrale che stabiliva norme precise sulla vita comune e sul servizio religioso.
È del 1393 la serie degli antifonari scritti a Mentone dal prete Giovanni Novello per la cattedrale di Savona.
Dal popolo cristiano vennero nuove e ricche energie, con l’istituzione delle confraternite, in città e nella diocesi, e con la masseria della cattedrale: tre laici ai quali era affidato il patrimonio della Chiesa.
Continuò e si accrebbe il lavoro degli ordini religiosi mendicanti che già avevano aperto chiese, conventi, ospedali: i francescani nel 1259, i domenicani nel 1288; il vescovo Gerardo de Vasconi accolse in città gli agostiniani (1343) sino ad allora presenti nell’eremo di San Bartolomeo nel Bosco di Savona.
Tutta la collina del Priamar venne così ad accogliere dodici edifici religiosi, e sulla sommità, in vista del mare, la cattedrale di Santa Maria, alla quale si continuerà a rivolgere particolare cura ancora lungo tutto il XV . Fu un secolo molto fortunato per la città: scuole nei conventi, cultura umanistica, famiglie nobili che chiamavano artisti importanti ad abbellire le loro cappelle nelle chiese.
I Della Rovere avevano a Savona il loro centro di diffusione: dalla scuola francescana uscì papa Sisto IV, e per strade diverse arrivò a Roma papa Giulio II, che fu pure per tre anni vescovo di Savona.
Per trent’anni, cinque vescovi di Savona sono delle famiglie Della Rovere e Riario.
Dopo di loro, furono vescovi nobili genovesi: Spinola, Fieschi, Grimaldi, Centurioni.
Dal 1502 al 1564 il vescovo non fu mai residente in Savona.
La vita cristiana fu portata avanti dal vicario generale, dai religiosi, dai laici.
Sorsero a Savona due importanti realtà: la Compagnia di San Paolo del Divino Amore di Genova, con l’ospedale, nel 1516; e la Cantoria Bartolomeo della Rovere per la cattedrale nel 1528.
Nuovo slancio venne ai savonesi dalla apparizione della Madonna della Misericordia (1536): è sulla sua bocca anche una esplicita lode a «quel bene che si fa nelle confraternite».
Il nuovo santuario con annesso ospizio fu affidato alla cura della città.
In quei decenni andava sempre più deteriorandosi la situazione politica di Savona nei confronti di Genova, sino al 1528, quando Andrea Doria con la sua flotta passò dalla Francia all’imperatore Carlo V: nello storico patto di Madrid il Doria ottenne, fra l’altro, definitiva sovranità sulla città di Savona.
La collina del Priamar con la cattedrale venne trasformata in fortezza, e tutte le sue costruzioni rase al suolo.
In assenza del vescovo, il capitolo dei canonici prese provvisoria sede nella parrocchia di San Pietro, e poi nella chiesa dei frati francescani, dando origine a giustificate reazioni.
Quando nel 1563 terminò il concilio di Trento, prese avvio a Savona la difficile ma decisa opera della Riforma tridentina, per opera dei vescovi Giovanni Ambrogio Fieschi, Giovanni Battista Centurioni, Pier Francesco Costa; quest’ultimo però, inviato come nunzio papale alla corte sabauda a Torino, seguì la diocesi con più difficoltà.
Il primo atto di riforma fu la residenza in Savona del vescovo Fieschi e poi dei successori.
Rimane una ricca documentazione nell’archivio diocesano di una cura pastorale articolata in venti visite pastorali alle parrocchie, quattordici sinodi diocesani, numerosi editti occasionali per il culto, i sacramenti, l’amministrazione, la vita del popolo cristiano, i maestri di scuola; l’erezione del seminario nel 1568; due processi per eresia e numerosi altri processi per stregoneria e superstizione.
L’atto più solenne e rilevante di riforma fu la visita apostolica del vescovo Nicolò Mascardi che nel 1585 e nel 1586 esaminò diligentemente tutte le parrocchie e monasteri della diocesi di Savona, e poi di Noli.
La costruzione della nuova cattedrale (1589-1605) fu l’atto più impegnativo per la comunità cristiana savonese, coronato dal «gentile prodigio» della Madonna della colonna: si staccò integro dalla colonna l’affresco che da secoli mostrava ai savonesi la Madonna con il bambino Gesù.
La storia successiva della diocesi è meno ricca di momenti importanti, essendosi ormai consolidato il nuovo modello di vita voluto dal concilio.
Scossero l’atmosfera gli scontri del vescovo con molte singole istituzioni che, conforme alla mentalità ormai dilagante, ne rifiutarono i consueti controlli: sino al punto che il vescovo Francesco Maria Spinola venne esiliato dalla città di Savona e fissò la sua sede in San Nicolò di Albisola per ventuno anni.
In forme nuove si manifestò, nel XVII e XVIII sec., la tenacia del popolo cristiano che diede l’avvio in tutta la diocesi all’opera di restauro e ricostruzione di una ottantina di edifici di culto, alcuni anche grandi, costruiti ex novo; e all’arricchimento dell’arredamento liturgico.
Proseguì e si rafforzò la presenza dei religiosi, soprattutto nel campo dell’istruzione ed educazione dei giovani.
A Savona i carmelitani (1625) e gli scolopi (1622); i gesuiti (1622-1774); i cappuccini (1539); i missionari di san Vincenzo de Paoli (1774), tra i quali va ricordato padre Giovanni Battista Amerano, illustre studioso delle grotte preistoriche del Finale.
A Varazze i domenicani (1419), i carmelitani al Deserto (1614).
A Finale gli olivetani (1477); gli agostiniani gerolimini (1648-1798); i barnabiti (1711-1844).
I monasteri femminili che presero dimora in nuove sedi sono cinque: le francescane di santa Chiara (1676); le francescane di stretta osservanza della Concezione (1632); le agostiniane dell’Annunziata con importante collegio (1604); le carmelitane di santa Teresa (1627); e le carmelitane dello Spirito Santo (1642).
A queste tradizionali istituzioni, nel XVII . un’importante novità aprì orizzonti nuovi: le Figlie della Purificazione, con l’appoggio dei gesuiti, iniziarono nel 1666 la vita religiosa consacrata, fuori dalla tradizionale intoccabile clausura, dedicandosi alla preghiera, all’assistenza, formazione e insegnamento ai fanciulli.
Il vescovo Agostino Spinola (1723- 1755), energico e litigioso, pubblicò il Monito Pastorale, direttorio per l’applicazione delle leggi canoniche, e le Costituzioni per il Seminario, in merito a disciplina, piano di studi e amministrazione.
Frattanto arrivarono in diocesi alcuni echi del fermento culturale che scosse l’Europa del 1700; arrivarono soprattutto attraverso l’insegnamento degli scolopi a Savona e dei barnabiti a Finale.
Sorsero alcune biblioteche per il clero e otto associazioni locali di preti a carattere devozionale.
Ma non venne colta l’urgenza dei problemi posti dal giansenismo e dall’Illuminismo.
Il vescovo Domenico Gentile (1776-1804), bravo amministratore, restaurò il palazzo vescovile e il seminario; e all’avvento della Repubblica democratica ligure esortò il clero alla calma e alla prudenza e sconsigliò «inutili» opposizioni.
La lotta di Napoleone contro papa Pio VII toccò profondamente la città di Savona: dal 1808 al 1814 in due tempi diversi, il papa prigioniero custodito, vigilato e spiato abitò il palazzo del vescovo, Vincenzo Maria Maggioli; questi, a giudizio del prefetto napoleonico Chabrol, era «l’uomo più pauroso del mondo».
I savonesi furono sinceramente vicini al papa, pur non potendo fare nulla per lui.
Liberato Pio VII nel 1814, la vita in diocesi riprese con il tono dell’ancien régime.
Nel 1820 le due diocesi di Savona e Noli furono unite aeque principaliter nella persona dell’unico vescovo.
Fu il vescovo Agostino Maria De Mari (1832-1840) che con spirito nuovo seppe valorizzare e organizzare nuove energie spirituali.
Congregazioni religiose nuove (Figlie della Madonna della Neve e Figlie della Madonna di Misericordia fondata dalla santa savonese Giuseppa Rossello), dottrina cristiana, educazione e assistenza, ricevettero un aiuto decisivo.
Altro vescovo importante fu Alessandro Ottaviano Riccardi di Netro (1840-1865), cui toccò affrontare i tempi difficili delle nuove lotte liberali contro la Chiesa.
Gli ultimi decenni del secolo furono ricchi di iniziative dei cattolici savonesi: un periodo di preziosa collaborazione tra laici, religiosi e clero, nei campi di istruzione e assistenza, giornalismo e buona stampa, oratori salesiani a Savona e Varazze, circoli universitari e operai, asili, scuole, e dal 1892 il periodico trisettimanale «Il Letimbro».
Il XX . vede Giuseppe Salvatore Scatti (1898-1926) vescovo sollecito, aperto, attento, soprattutto nella prima parte del suo lungo episcopato, poi Pasquale Righetti (1926-1948) povero, molto vicino al suo clero, fermo di fronte al fascismo, molto attento alla vita religiosa, all’Azione cattolica, all’Opera delle vocazioni, al nascente Movimento liturgico, cui dedicò lettere pastorali e due «Settimane» tra il 1930 e il 1940.
Monsignor Giovanni Battista Parodi (1948-1974), sacerdote diocesano di Savona, insegnante in seminario, vicario generale, fatto vescovo si impegnò nel rinnovamento pastorale e culturale, come richiedevano le circostanze tutte nuove del dopoguerra; fu attento alle forme associative della vita cristiana, alla costruzione di nuove chiese nei nuovi quartieri della città; nel 1955 convocò il sinodo diocesano.
Partecipò al concilio Vaticano II e diede inizio al difficile e lungo lavoro per tradurre e realizzare le indicazioni conciliari nel concreto della vita locale, a livello di parrocchie, associazioni, clero, cultura, formazione, culto, presenza nel mondo.
Una forma nuova, portata dai vescovi successori (Franco Sibilla 1974, Giulio Sanguineti 1981, Roberto Amadei 1990, Dante Lafranconi 1992), fu la convocazione di assemblee diocesane: «tre giorni», «settimane », con lo scopo di ascoltare e coinvolgere l’intera comunità.
Only buildings with accurate georeferencing data are visualized ×
Map loading...
Caricamento dati georeferenziati in corso...
Mappa
Diocese of Savona - Noli
Chiesa di Nostra Signora Assunta
Diocese
SOURCE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.