La diocesi nacque per iniziativa dei marchesi di Saluzzo. Ludovico II aveva ottenuto nel 1483 dal duca di Savoia, dal vescovo di Torino e da papa Sisto IV l’erezione in «collegiata» della «pieve » di Santa Maria, di cui venne concessio al marchese il patronato. Collocata a oriente e in aperta campagna, aveva acquisito notevole importanza tra la popolazione dei numerosi cascinali della pianura. A causa della fatiscenza dell’edificio e per le necessità spirituali si pensò di ricostruirla. Nel 1491 iniziarono i lavori e il 13 luglio 1499 la chiesa, imponente per ampiezza, venne dedicata a Maria Santissima. Margherita di Foix, francese e vedova del marchese Ludovico, volendo potenziare il prestigio del marchesato, supplicò Giulio II a elevarlo in diocesi. Grazie anche al sostegno di Luigi XII, re di Francia, con bolla del 29 ottobre 1511 venne eretta la diocesi, con 71 parrocchie, di cui 57 stralciate da Torino, 10 da Alba e 4 da Asti. Primo vescovo fu Giovanni Antonio della Rovere (1511-1512), cugino del papa: né prete né vescovo, secondo la prassi del tempo non risiedette in diocesi, che dipendeva direttamente dalla Santa Sede. Saluzzo era un centro ricco di attività, connotato da cantieri conventuali e religiosi legati alla necessità di supportare con la loro influenza morale e culturale la dirigenza politica. I conventuali di San Francesco si insediarono stabilmente nel convento di San Bernardo; nel 1611 venne edificata la chiesa di Santa Maria delle Stelle per le monache di Rifreddo trasferite in città nel 1522. Sorse poi il convento di San Nicola per gli agostiniani, chiamati a combattere l’eresia calvinista; nel 1650 si insediarono i gesuiti. Furono rinnovati la chiesa e il convento di Santa Chiara e della Santissima Annunziata, mentre fuori dalle mura si insediarono i cappuccini.
II - Gli sviluppi sino a fine Settecento
Giuliano Tornabuoni (1516-1530), prendendo personalmente possesso della diocesi, fu il vescovo che avviò il cammino della chiesa diocesana. Celebrò il primo sinodo (1516), nel quale confermò il culto dei santi martiri Chiaffredo e Costanzo e la consuetudine di venerarli patroni del marchesato. Al martire san Chiaffredo da tempo immemorabile era stato eretto un santuario a Crissolo in alta valle Po, meta di devozione ancora oggi. La sollecitudine pastorale dei vescovi mirava a difendere le popolazioni dall’eresia ugonotta. Il significativo episcopato del domenicano Giovanni Maria Taparelli (1568-1581) fu tra l’altro contrassegnato dall’inasprirsi dei rapporti tra cattolici e ugonotti, molto diffusi, che massacrarono il parroco di Chianale, don Chiaffredo Gertoux. Drammatiche prospettive indussero il duca di Savoia, Carlo Emanuele I, a occupare il marchesato di Saluzzo (1590). Si ebbe la fase della lotta armata contro gli eretici dichiarati nemici dello Stato; nei punti caldi dell’eresia si stabilirono i cappuccini e i gesuiti, per tenere le «missioni» intese ad arginarla. Si aprì così un nuovo capitolo di storia civile e religiosa della diocesi. Il definitivo passaggio del marchesato ai duchi di Savoia venne sancito dal trattato di Lione del 1601. Tra i vescovi emerge il beato Giovenale Ancina (1602-1604). Nato a Fossano (1545), fu medico e professore all’Università di Torino. Stabilitosi a Roma, fu accolto da san Filippo Neri nella congregazione dell’Oratorio. Ordinato sacerdote, esercitò con ammirabile zelo le mansioni affidategli. Vescovo di Saluzzo per volontà del papa nonostante le resistenze del duca sabaudo, fu impareggiabile nell’impegno apostolico di debellare l’eresia e di promuovere il culto dell’Eucaristia (istituì le Quarantore e la festa del martedì santo, per secoli la più rilevante festa religiosa e civile di Saluzzo) e della Madonna. Leone XIII nel 1890 lo proclamò beato. Al tramonto del Seicento l’episcopato di Michele Thevenardi (1688-1697) coincise con vicende politiche e militari, dolorose e umilianti per città e diocesi, gravemente provate dall’occupazione francese. L’epilogo di tanta sofferenza si ebbe con la battaglia di Staffarda (1690) e la sconfitta del duca di Savoia. Nel Settecento campeggia Giuseppe Filippo Porporato (1741-1781): nel suo lungo episcopato combatté le resistenze gallicane dei canonici della cattedrale e il giansenismo, e difese i gesuiti.
III - Dalla Rivoluzione francese al dopo
Vaticano II
Allo sconquasso delle strutture ecclesiastiche prodotto dalla rivoluzione e dall’impero napoleonico non sfuggì neppure la diocesi saluzzese: soppressi tutti gli ordini religiosi, Saluzzo si vide annessa la diocesi di Pinerolo, con la nomina di Ferrero della Marmora (1805- 1824), trasferito da Casale Monferrato e poi eletto cardinale da Leone XII nel 1824. Pio VII con la bolla Beati Petri del 17 luglio 1817 riordinò le diocesi, assegnando a Saluzzo gli attuali confini. Giovanni Antonio Gianotti (1837-1863), con il vescovo di Pinerolo Charvaz, avviò nel 1842, in modo informale, i primi congressi dei vescovi del Piemonte meridionale, che sfociarono nel 1849 nel primo congresso dei vescovi della provincia ecclesiastica torinese a Villanovetta, presso Saluzzo. Gianotti lo presiedette in quanto decano, dato l’esilio del metropolita Fransoni. Al concilio Vaticano I (1869-1870) si fece onore, con diversi interventi, Lorenzo Gastaldi (1867-1871), che difese l’infallibilità pontificia, nel rispetto dell’autorità episcopale. Al nome di Buglioni Alfonso di Monale (1871-1894), stimato e amato, sono legati il sinodo del 1885 e il progetto del seminario minore nell’ex convento di Sant’Agostino, la promozione della devozione mariana, in particolare nel santuario di Valmala, dedicato alla Madre della Misericordia. La prima metà del Novecento coincise con l’episcopato di Giovanni Oberti (1901- 1942), uomo mite, buono e affabile. Direttive e lettere pastorali, pur non echeggiando la drammaticità e la crisi del tempo, costituiscono una testimonianza di sollecitudine pastorale. Provvide tra l’altro alla sistemazione giuridica di diversi enti assistenziali. Raccolse la sua eredità Luigi Lanzo, cappuccino (1943-1973), il cui episcopato iniziò negli anni della lotta partigiana, della liberazione e della ricostruzione materiale e morale del dopoguerra. Il vescovo intervenne direttamente in momenti delicati e difficili, per la liberazione di ostaggi e prigionieri, offrendo in contraccambio la sua stessa vita. Fu in quegli anni turbinosi il defensor dei suoi sacerdoti e del suo popolo. Il 14 settembre 1944 i nazifascisti fucilarono il parroco di San Chiaffredo Busca, don Costanzo Demaria. Nella primavera del 1949 ebbe enorme successo la Peregrinatio Mariae: la Madonna di Valmala percorse tutte le strade della diocesi. Lanzo prese parte soltanto alle prime sessioni del Vaticano II e per motivi di età e salute nel 1967 chiese di essere sollevato dal governo della diocesi; la Santa Sede nominò amministratore apostolico sede plena Guido Tonetti, vescovo di Cuneo. Seguirono i vescovi Antonio Fustella (1969-1986), Sebastiano Dho (1986, trasferito ad Alba nel 1993), Diego Bona (1994-2003), Giuseppe Guerrini (dal 2003). La diocesi dagli anni 1970 ha conosciuto lo spopolamento delle vallate e il progressivo invecchiamento della popolazione, la rapidissima trasformazione dei centri di pianura e di collina da rurali a industriali, la diminuzione delle vocazioni e la scarsità del clero. Importanti interrogativi si pongono alla vita diocesana.
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