Diocese of Terni - Narni - Amelia
HISTORY
I - Le origini
La vicinanza con Roma e la «frequenza» delle comunicazioni assicurata dalla via Flaminia, costituirono senz’altro un rapido fattore di cristianizzazione del territorio ternano che sembra aver conosciuto precocemente la presenza di prime comunità cristiane.Se varie fonti agiografiche (risalenti a non prima del V-VI sec.) collocano nel III . san Valentino, presunto primo evangelizzatore e protovescovo di Terni, la presenza di una struttura diocesana stabile tuttavia difficilmente può essere fatta risalire a quel secolo.
Nell’area cimiteriale detta di San Valentino sono stati rinvenuti reperti e iscrizioni ascrivibili al IV . e il primo vescovo attestato è Pretestato (465).
Nel corso del V e VI sec., le migrazioni di popoli dal nord e dall’est europeo, la caduta dell’impero romano d’Occidente, le guerre fra goti e bizantini e infine la creazione di un potente ducato longobardo a Spoleto (576), che si estendeva a sud fino a includere anche il territorio ternano, causarono un progressivo declino della città, penalizzata dal suo vulnerabile sito pianeggiante, reso spesso paludoso dall’abbondanza di acque: nel corso del VI . la sede diocesana venne soppressa da Gregorio Magno e il suo territorio fagocitato dalle più potenti diocesi vicine di Narni e Spoleto.
II - Età medievale
Se già a partire dall’XI- XII . anche il piccolo comune di Terni partecipò alla generale stagione di rinascita demografica, urbanistica ed economica che investiva tutti i centri urbani del Centro-nord, la sua importanza «strategica » si evidenziò negli anni del pontificato di Innocenzo III (1198-1216), quando la Santa Sede recuperò definitivamente il possesso del Ducato di Spoleto e dei comuni che a esso erano soggetti tra cui, appunto, Terni.Le ripetute alleanze in funzione «antiromana» strette fra gli irrequieti comuni di Spoleto e Narni, spinsero il pontefice Onorio III, nel 1218, a ripristinare la sede diocesana di Terni, in funzione di «cuscinetto» tra le due turbolente alleate.
Un atto simbolico fortemente significativo, volto a infondere nuovo slancio alla neo-rinata identità diocesana, fu la restituzione a Terni della pieve di San Valentino (ove erano custodite le spoglie del protovescovo) con tutte le sue pertinenze spirituali e temporali, fino ad allora in possesso dei narnesi.
La basilica del santo, posta su di un colle a sud-est poco fuori della città, lungo un diverticolo dell’antica Salaria, venne immediatamente fortificato e «valorizzato» come un emblema del rinverdito orgoglio municipale.
Fra il XIII e l’inizio del XVI . l’equilibrio politico e territoriale, seppur fra continui scontri con i comuni vicini, si consolidò (la piccola diocesi non estendeva comunque la sua autorità oltre i castelli di Rocca San Zenone, Piediluco e Papigno), mentre nella seconda metà del XIII . francescani e agostiniani s’insediarono in città, erigendo i conventi di San Francesco e di San Pietro (successivamente anche i minori osservanti si stabilirono nel contado fondando, nella prima metà del XV sec., il convento extraurbano di Santa Maria di Colle dell’Oro, poi delle Grazie).
III - Età moderna
Una profonda svolta nell’assetto politico e religioso della città si verificò verso la metà del Cinquecento, quando una sanguinosa strage perpetrata contro i nobili dalla fazione popolare dei Banderari (1564) offrì alla Santa Sede l’occasione per assestare un duro colpo alle componenti più eversive delle magistrature cittadine, creando un governo di omogenea estrazione nobiliare e di più sicura fedeltà papale.Negli stessi anni, la progressiva penetrazione delle nuove istanze di rigore e di riorganizzazione della vita religiosa promosse dal concilio di Trento produssero sensibili cambiamenti nella gestione politica e spirituale della diocesi ternana: anche nella sfera religiosa il controllo centrale, «rivitalizzato» nei suoi strumenti di penetrazione «periferica», riaffermò concretamente la sua presenza.
La vita «spirituale» della piccola diocesi ternana venne infatti precocemente riorganizzata dallo zelante vescovo Muzio Calini (che, dopo aver partecipato in prima persona al concilio di Trento, resse la cattedra episcopale ternana fra il 1566 e il 1570, celebrandovi nel 1567 uno dei primi sinodi diocesani post-tridentini) e poi sempre più «rilanciata» e animata dall’ingresso di nuovi ordini religiosi.
Se già nel Cinquecento i cappuccini si erano insediati stabilmente nel territorio con due conventi (il più antico, La Romita, fondato in territorio extraurbano, e un secondo, più prossimo alla città), il Seicento vide il pressoché coevo inserimento in diocesi dei carmelitani scalzi e della Compagnia di Gesù.
Illustri esponenti della neonata congregazione italiana degli Scalzi giunsero a Terni, fra il 1605 e il 1609, per prendere possesso della basilica di San Valentino, dove si voleva ricondurre il corpo del santo, solennemente riportato alla luce nel 1605 per volontà del vescovo Giovanni Onorati e temporaneamente «traslato» nel duomo cittadino: grazie all’intensa attività di predicazione svolta dal nuovo ordine il culto valentiniano si diffuse non solo all’interno della diocesi ternana.
Alla metà del Seicento, quando i riduttivi decreti di Urbano VIII imposero di selezionare un unico patrono, la scelta della città cadde quasi unanimemente (con l’unica illustre e scontata eccezione dei canonici della cattedrale) su san Valentino, a scapito dei meno «noti» Procolo e Anastasio (il cui corpo era conservato invece in cattedrale).
L’apertura di un collegio gesuitico nella chiesa di Santa Lucia si colloca negli anni Venti del Seicento grazie all’impegno finanziario di una «cordata» promossa dalle autorità comunali: i gesuiti di Terni, per l’intensa attività di predicazione, di catechesi e per la pratica degli esercizi spirituali, divennero un punto di riferimento importante non solo per i vescovi ternani ma anche per i vicini vescovi di Narni e Amelia lungo tutto il Settecento.
Nel segno di una stretta collaborazione con i gesuiti di Santa Lucia, si mosse l’attivo episcopato del cardinale Francesco Angelo Rapaccioli (1646-1656), che si segnala per gli incisivi interventi mirati a curare la preparazione del clero, come la sospirata istituzione del seminario (1653).
IV - Età contemporanea
In età contemporanea, dopo le tumultuose vicende attraversate dagli episcopati in età napoleonica, la vita della piccola ma popolosa diocesi ternana, procedette piuttosto stentatamente per la povertà delle risorse economiche, per il ristretto raggio d’azione territoriale dei suoi vescovi e per la presenza di forti movimenti anticlericali di matrice risorgimentale.A partire dalla fine dell’Ottocento però, con il sorgere delle grandi industrie (Fabbrica d’Armi e «Terni ») e con la conseguente rapida crescita del peso politico ed economico della città rispetto alle vicine Narni e Amelia, Terni assunse una centralità nuova.
Fra le tre diocesi a partire dai primi del Novecento iniziò una nuova stagione di collaborazione, sancita nel 1907 dall’unione di Narni a Terni (Amelia si aggiungerà solo nel 1983), dovuta anche ai nuovi indirizzi pastorali del vescovo Francesco Moretti (1905-1921) che svolse un’azione specificamente mirata a captare il consenso delle classi contadine e operaie.
Il successivo lungo episcopato di Cesare Boccoleri, nei delicati anni 1921-1940, si segnalò per un’intensa attività episcopale, con particolare sensibilità verso la formazione della gioventù (che scelse di affidare ai salesiani e alle orsoline) e verso uno spiccato coinvolgimento «devozionale» di tutta la comunità.
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Diocese of Terni - Narni - Amelia
Chiesa di Santa Maria Assunta
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La facciata della cattedrale di Santa Maria Assunta a Terni -
L’ambone e il cero pasquale -
Il fonte battesimale -
Veduta dell’aula dall’ingresso -
Il Portale -
Il presbiterio
Diocese
SOURCE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.