Secondo un’antica leggenda, molto diffusa nel passato e oggi quasi del tutto dimenticata, proveniente da Brindisi e diretto a Roma, sarebbe passato per Acerno e Olevano sul Tusciano l’apostolo Pietro, che a Pozzuoli avrebbe incontrato l’apostolo Paolo. Secondo Raffaele Cerrone, sacerdote acernese e cultore delle memorie della sua terra, il ritrovamento recente a Castellammare di Stabia di una fibula di avorio, raffigurante i due apostoli che fraternizzano, lieti di essersi ritrovati dopo un viaggio – come farebbe pensare lo svolazzo dei rispettivi mantelli –, sembra una conferma di quanto tramandato oralmente (Acerno, 23). Le origini del cristianesimo ad Acerno, come in zone limitrofe (Agropoli, Paestum), sarebbero, dunque, legate alla figura e all’azione del principe degli apostoli. Una conferma indiretta verrebbe, secondo il nostro autore, dalla presenza in Acerno di una chiesa dedicata a san Pietro, alla quale accenna il vescovo Antonio Agellio nella relatio ad limina del 1595: questo monumento testimonierebbe una devozione al pescatore della Galilea. Un altro argomento a favore dell’esistenza di una diocesi acernese già nel primo millennio è costituito dal culto del santo martire Donato, vescovo di Arezzo, diffuso nella comunità cristiana di Acerno e risalente, secondo alcuni studiosi, all’epoca longobarda. Tutto lascia pensare, dunque, che la diocesi sia stata fondata prima ancora del decennio compreso tra il 1070 e il 1080, allorché troviamo come primo vescovo Mirando (Mirandus), morto il 9 aprile 1091 o 1106, essendo l’anno d’incerta interpretazione. Il suo nome compare nel Liber Confratrum Ecclesiae S. Matthei Salernitanae, mentre il nome del suo successore Guiso (1114-1124) è presente nel Tabulario Cavense. Di questi primi due vescovi non scrive Ughelli, ma Kehr. La serie dei vescovi compilata da Ughelli comincia con Pisano, che opera nel 1136 e la cui memoria è presente nei documenti della Chiesa locale. Il successore, Pietro, partecipò nel 1179 al concilio Lateranense III, convocato da Alessandro III. Molti vescovi acernesi – quasi un terzo – appartengono a famiglie religiose e, tra queste, occupano il primo posto i francescani, che hanno lasciato una profonda traccia, testimoniata tra l’altro dalle chiese, fatte costruire o restaurare, dedicate alla Vergine, e da tre conventi, di cui due ancora esistenti. Ma il frutto più evidente della buona semina fatta dal movimento francescano è rappresentato dalla figura straordinaria di fra Giovanni, nato nel 1247 a Montecorvino Rovella – che con il pagus Gauro faceva parte della diocesi acernese –, che partì missionario per l’Oriente: prima (1279) in Persia, quindi (1289) in Cina, dove riuscì a convertire e battezzare migliaia di cinesi, tra i quali lo stesso re Giorgio di Tenduk. Tradusse per primo in cinese l’ufficio divino, il salterio e il Vangelo. Per la sua opera di missionario, fu nominato vescovo di Kambalik (Pechino) e quivi morì nel 1328 (Acerno, 255). Tra i prelati insigni per dottrina e scienza teologica è da segnalare l’agostiniano Paraclito Malvezzi (1460-1487) che, nel 1456, conseguì il dottorato in teologia e, dal 1456 al 1460, insegnò filosofia presso l’Università degli studi di Bologna. Fu inoltre lettore presso lo Studio di Siena, dove ebbe modo di conoscere l’umanista Enea Silvio Piccolomini, futuro Pio II, che lo nominò vescovo di Acerno. Senza dubbio, però, il personaggio più famoso che ha legato il suo nome a quello di Acerno è Marcello Cervini, amministratore della diocesi dal 9 luglio al 29 ottobre 1539. Dal 1545 fu uno dei tre legati del papa al concilio di Trento e, alla morte di Giulio III, il 9 maggio 1555 fu eletto papa con il nome di Marcello II. Nicola Angelo Olivieri (1539-1566), che era stato vicario generale degli arcivescovi salernitani Ludovico de Torres e Girolamo Seripando, ebbe la possibilità di partecipare alle assise tridentine, ma vi rinunciò per motivi di salute e per ragioni economiche. Il teatino Antonio Agellio (1593-1604) era un grande erudito, versatissimo nelle lingue greca, ebraica e caldaica: avendo emendato la Vulgata e la cosiddetta Bibbia dei Settanta, fu considerato un altro Girolamo del suo secolo; per amore degli studi, lasciò la diocesi. Tra gli altri vescovi, degni di menzione sembrano: il francescano Giovanni Serrano (1613-1637), autore di un’opera in cinque libri sull’Immacolata Concezione; Pietro Paolo Bonsi, che nel 1640 istituì la confraternita di San Filippo Neri; Camillo Aragona, che promosse la confraternita di San Rocco come debito di riconoscenza per essere stata Acerno preservata dalla terribile epidemia di peste del 1656; il lucano Domenico Antonio Menafra (1718-1738) che si distinse in particolare nella promozione e/o rivitalizzazione di opere sociali (monti frumentari, di maritaggio, per le monacazioni) a favore dei poveri. Con il concordato del 1818 la diocesi restò inalterata nelle sue strutture, ma l’amministrazione pastorale fu affidata in perpetuo all’arcivescovo pro tempore di Salerno. Dal 30 settembre 1986, con la diocesi di Campagna, la diocesi di Acerno fa parte dell’arcidiocesi salernitana, che ha assunto la titolazione di arcidiocesi di Salerno- Campagna-Acerno.