Sulle origini del vescovato si naviga nel buio. Non rimane che iniziare la serie dei vescovi con Urso nel 966-967, quando l’arcivescovo di Capua Giovanni gli concesse le chiese della diocesi. A Orso succedette nel 979 Stefano, figura centrale nella storia della diocesi di Caiazzo, come della metropolia di Capua. Ai suoi anni risale la fondazione del monastero di Santa Croce presso Caiazzo. Dopo Giaquinto e Ferdinando si incontra il vescovo Costantino al centro di un avvenimento come quello della traslazione delle reliquie di san Menna nella sua città, la cui narratio ci dà conto di lavori nella cattedrale cui stava provvedendo il conte normanno Roberto. Sempre in età normanna due documenti (1133-1134) pertinenti al vescovo Stanzione fanno luce sul probabile opportunismo dei ribelli capuani, Roberto II di Capua e Rainulfo II di Caiazzo, nei confronti di Ruggero II. Va notata nel 1168 la deposizione del vescovo Guglielmo (I) da parte del papa Alessandro III. Loud aggiunge che nella seconda metà del XII . per le sedi più piccole il reclutamento locale dei vescovi era una regola, cosicché a Caiazzo Guglielmo I veniva da una locale famiglia di cavalieri. In età sveva il lungo vescovato di Almondo (1225-1253) si caratterizza per i buoni rapporti con l’imperatore Federico II, pur non escluso qualche contrasto. La città era anche sede in questi anni di una scuola che ruotava intorno a Pier della Vigna («scholam tuam Caiacciae»). Ma Caiazzo si segnala anche per il gran numero di pergamene dell’archivio vescovile a cominciare dal 1007 fino a tutto il periodo svevo e per i numerosi codici poi portati nell’archivio Vaticano.
II - Epoca moderna
Le vicende della diocesi di Caiazzo sono strettamente legate a quelle del feudo di Caiazzo, che dopo un periodo di notevole rilievo conobbe dal XVI sec. in poi una progressiva decadenza che si rifletté anche sulla nomina di vescovi non appartenenti più a famiglie particolarmente rappresentative. Per i secoli successivi due vescovi devono essere ricordati: Filippo D’Ambrosio (1790-1799), favorevole alla rivoluzione del 1799 fino alla benedizione dell’albero della libertà, e Luigi Riccio (1860-1873), che durante il concilio Vaticano I non espresse voto favorevole alla infallibilità del papa. Dopo il 1818 la diocesi fu unita a Caserta e a nulla valsero le reiterate richieste del 1831 a papa Gregorio XVI e a Ferdinando II. Sarà soltanto nel 1849 che grazie all’azione del vescovo di Capua Francesco Serra di Cassano la diocesi fu ricostituita, riavendo un proprio vescovo soltanto nel 1852. Notevoli emergenze artistiche, scarsamente conosciute, sono presenti nella diocesi: dalla medievale chiesa di Santa Maria a Marciano – con le sue colonne e i numerosi ex voto – presso Piana di Monte Verna, alla rinascimentale cappella degli Egizi a Caiazzo, alle rilevanti sculture di portali ancora scarsamente studiate. Con la conclusione del lungo episcopato di Nicola Maria Di Girolamo (1922- 1963) – meritevolmente impegnato nel promuovere ricerche storiche sugli antichi codici della diocesi e la classificazione delle centinaia di pergamene dell’archivio capitolare opportunamente salvati i primi presso la Biblioteca Vaticana e gli altri presso l’Archivio di Stato di Napoli – la sorte dell’autonomia della diocesi è segnata. Affidata in amministrazione apostolica al vescovo di Capua fino al 1978, Caiazzo viene unificata ad Alife aeque principaliter il 30 settembre 1986. Mentre l’archivio diocesano dopo decenni di abbandono, saccheggi e rovina si avvia a un recupero dei materiali superstiti, ormai in gran parte dispersa è la preziosa biblioteca del seminario voluta nel XVIII sec. da monsignor Giovanni Antonio Piperni (1754-1780).
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