Historical diocese of Campagna
HISTORY
Campagna deve il suo nome al fatto che, un tempo, erano denominati «campagna di Eboli» i campi all’interno della cittadina ebolitana, dove si trovavano alcuni casali che furono abbandonati tra il X e l’XI . a causa delle incursioni saracene, che costrinsero gli abitanti a rifugiarsi tra le montagne e a fortificarsi su un colle che dominava la valle.«Il luogo – ricorda Bonaventura Ricotti – fu Campagna addimandato».
La cittadina di Campagna si trovava nel Principato Citra, in una gola montuosa confinante con l’Irpinia e la Lucania, non distante da Paestum e da Capaccio, un tempo centri importanti della piana del Sele che, a causa delle paludi, era infestata dalle zanzare e, dunque, afflitta dalla malaria.
Comprendeva quattro casali: Giudecca, Zappino, San Bartolomeo – detto volgarmente «la parrocchia» – e Casalnuovo.
Arroccata sul declivio meridionale dei monti Picentini, che una volta non erano di facile accesso, era particolarmente fredda d’inverno, anche a causa di una notevole umidità causata dalle acque del torrente Tenza, che l’attraversa e la divide in due, e del torrente Atri, che lambisce l’abitato.
Il borgo, che fu anche marchesato della nobile famiglia Grimaldi – antenati dei principi di Monaco –, acquistò importanza allorché divenne feudo di Ferdinando Orsini, duca di Gravina.
Questi, insieme con il conte palatino Melchiorre Guerriero, si rivolse a Carlo V, il quale ottenne da Clemente VII che la chiesa di Santa Maria della Pace fosse elevata a sede vescovile: il che avvenne nel 1525.
La nuova diocesi, unita a quella di Satriano, dipendeva dall’arcivescovo di Conza (Irpinia), ma era suffraganea di Salerno.
Aveva forma stretta e allungata e comprendeva cinque borghi, Campagna, Pietrafesa (Satriano), Caggiano, Sant’Angelo Le Fratte e Salvia (attuale Savoia di Lucania), ch’era poi il villaggio con il quale i vescovi di Campagna e Satriano ebbero i maggiori problemi.
Si trattava di paesi poveri e scarsamente popolati.
Sant’Angelo, abbastanza isolata, con case vecchie e fatiscenti, conobbe una congiuntura favorevole a metà del XVII sec., allorché i vescovi decisero di risiedervi.
Questo momento felice è attestato – come ricorda Gabriele De Rosa (Problemi religiosi, 14) – da un notevole incremento demografico, passando la popolazione dai 72 fuochi del 1648 ai 445 del 1669.
Primo vescovo titolare della diocesi fu il domenicano Cherubino Gaetani, già vescovo di Satriano dal 21 marzo 1521, quindi, dal 19 giugno 1525, vescovo di Satriano e di Campagna.
Subito dopo l’unione, emersero i primi problemi a causa delle gelosie dei satrianesi, suscitate dalla decisione dei vescovi di trasferire a Campagna il vicariato e la curia.
I conflitti e le incomprensioni finirono solo con il concordato del 1818, allorché la diocesi di Campagna fu unita a quella di Conza: la Chiesa satrianese, divenuta collegiata, e il suo territorio e patrimonio, con la Chiesa di Campagna, furono amministrati dall’arcivescovo conzano.
La diocesi di Campagna, fin dall’inizio, ebbe fama di sede difficile e per nulla accogliente.
Le relationes ad limina dei vescovi campagnesi, per tutto il XVII e XVIII sec., fanno riferimento a difficoltà di vario genere: ambientali (montagne orride, inclemenza e insalubrità dell’aria), sociali (delitti, stupri, costumi «barbari» e ancestrali), istituzionali (liti e conflitti con il clero, con le università, con i baroni).
Perché sia capitato da queste parti un personaggio come lo spagnolo Juan Caramuel y Lobkowitz è un mistero.
Fra i vescovi è senz’altro il più noto questo monaco cisterciense, che governò la diocesi dal 1657 al 1673.
Aveva studiato a Salamanca e a Lovanio ed era sostenitore del probabilismo al punto da meritare, da parte di Alfonso de Liguori, il titolo di princeps laxistarum.
Uomo versatile e poliedrico, con interessi vastissimi che andavano dalla fisica all’architettura, dalla matematica alla teologia, dall’astronomia all’astrologia, impiantò nel borgo di Sant’Angelo Le Fratte una tipografia, dai cui torchi uscirono alcune delle sue opere (circa 260, raccolte in 77 volumi).
Ma a Campagna risiedeva malvolentieri e quando poteva fuggiva a Napoli per frequentare l’Accademia degli Investiganti, d’orientamento prevalentemente cartesiano.
Nel XVIII . la figura di rilievo è rappresentata, invece, dall’irpino Angelo Anzani, vescovo dal 1736 al 1770, il quale si mosse in una direzione opposta a quella dei probabilisti e del suo illustre predecessore Caramuel.
Come ha scritto Gabriele De Rosa in pagine molto belle, quella di Anzani è una «pastoralità tridentina e controriformista […] carica di un rigore se non di un ascetismo severo, che non consentiva attenuazioni e indulgenze verso il sincretismo magico-religioso, che compenetrava tanta parte delle società rurali della sua diocesi » (Vescovi, popolo e magia nel Sud, XVII) In realtà, «al centro della sua opera pastorale era il senso agostiniano del peccato e la sua volontà di rottura dei nessi che nella pratica si manifestavano anche nell’epoca sua e che si ripetevano ab antiquo fra religione e magia» (Problemi religiosi, 11).
Anche se Campagna non era molto grande – gli abitanti arrivavano a 4000 –, numerosi erano i conventi e i monasteri maschili e femminili: c’erano i domenicani, gli agostiniani, i francescani, i cappuccini, le benedettine e, in precedenza, c’erano stati i basiliani, ovvero i monaci italo-greci.
Si narra che nel convento di San Bartolomeo abbia insegnato Giordano Bruno.
Notevole anche la presenza delle confraternite laicali, attestata, per il secolo dei Lumi, non solo da fonti ecclesiastiche, ma anche dai catasti onciari: erano intitolate alla Santissima Trinità, al Soccorso, al Santissimo Sacramento, al Santissimo Nome di Dio, a San Giovanni Battista, a Santa Maria della Neve, al terzo ordine di San Francesco d’Assisi, al Santissimo Rosario.
Conventi, monasteri e confraternite avevano varie proprietà e giocarono un ruolo tutt’altro che secondario non solo nell’économie charitable, ma nell’economia tout court.
Con la bolla De utiliori del 28 luglio 1818, Pio VII sopprimeva la Chiesa di Satriano, unita fino a quel momento aeque principaliter a quella di Campagna, e veniva data in perpetuo all’arcivescovo pro tempore della Chiesa metropolitana di Conza l’amministrazione della predetta Chiesa vescovile di Campagna, anche con l’intero territorio diocesano di Satriano, cosicché l’arcivescovo di questa Chiesa era chiamato arcivescovo di Conza e amministratore perpetuo della Chiesa vescovile di Campagna.
Il primo arcivescovo della nuova diocesi fu Michele Arcangelo Lupoli, che governò dal 1818 al 1831.
Nel 1827 celebrò un sinodo, le cui costituzioni furono nello stesso anno date alle stampe.
A caratterizzare questo sinodo, tipica espressione dell’età della Restaurazione, è – come ha notato Cestaro (Le diocesi, 119) – «lo spirito controrivoluzionario».
Dal 1897 al 1904 fu ordinario diocesano Antonio Maria Buglione, che, con l’aiuto del fratello Vito, cercò di animare il movimento cattolico, pubblicando alcuni fogli che avevano come obiettivo la diffusione delle idee e dei programmi dell’Opera dei congressi.
Tra l’altro, partecipò al I congresso cattolico della regione ecclesiastica salernitano-lucana, che si svolse in Salerno nell’aprile del 1901.
La diocesi divenne autonoma con la bolla Ad Christifidelium del 30 settembre 1921 di Benedetto XV.
Durante il ventennio fascista, singolare figura di pastore si rivelò il conventuale Giuseppe Maria Palatucci (1937- 1961), che molto si adoperò, insieme con il nipote Giovanni Palatucci (1909-1945) – ultimo questore reggente di Fiume, morto nel campo di concentramento di Dachau – per alleviare le sofferenze dei circa novecento ebrei internati nei due ex conventi di San Bartolomeo e della Concezione di Campagna.
L’arcivescovo di Salerno fu nominato, il 28 ottobre 1971, amministratore apostolico e, il 27 luglio 1973, vescovo della diocesi di Campagna che, dal 30 settembre 1986, veniva fusa con l’arcidiocesi di Salerno, al cui arcivescovo pro tempore, con il concordato del 1818, era stata affidata in perpetuo l’amministrazione pastorale di Acerno.
Per cui, oggi, la titolazione ufficiale è: arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno.
Diocese of Campagna
Chiesa di Santa Maria della Pace
Diocese
SOURCE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.