La sede episcopale di Castra, suffraganea del vescovo di Torres, benché istituita in un periodo imprecisato è documentata per la prima volta nel 1127, quando si ha notizia sicura di un Adamus episcopus Castrensis. In tale periodo comprendeva ventisette «ville», con un totale di circa dodicimila abitanti. Il secondo vescovo sicuramente attestato fu il camaldolese Attone, che nel 1162 consacrò, come documentano le cartulae consecrationis, la chiesa di Santa Maria di Anela e nel 1168 quella di San Demetrio in Oschiri. Nella cronotassi episcopale, dal 1162 al 1502, si contano trentasette vescovi. Un anonimo vescovo di Castra partecipò nel 1215 al concilio Lateranense IV; nel 1220 Onorio III diede disposizione al suo legato Bartolomeo di esaminare la consistenza del patrimonio della piccola diocesi per verificare se fosse adeguato al decoro della dignità vescovile. Nel 1420 fu celebrato a Castra il primo sinodo del Logudoro. Il fenomeno dello spopolamento delle piccole «ville», fra cui quello della sede episcopale, segnò l’abbandono di numerosi altri insediamenti minori e la conseguente unione della diocesi, come avvenne nel 1503 per Bisarcio, in seguito a un riordinamento generale delle circoscrizioni ecclesiastiche dell’isola con la bolla Aequum reputamus del novembre 1503.
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SOURCE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.