Historical diocese of Farfa
HISTORY
I - La diocesi nullius di Farfa
Stando ai soli documenti pontifici la diocesi nullius di Farfa è esistita solo dal 1627, nel quale anno il papa Urbano VIII (Maffeo Barberini, 1623-1644) l’ha almeno riconosciuta con il breve Pastoralis Muneris del 18 novembre 1627, confermato con l’altro Romanus Pontifex del 17 novembre 1628 e infine ampliato con l’altro Cum Nos Alias Certis del 1° luglio 1632.È cessata invece nel 1841 con il decreto del 25 novembre intitolato Studium quo impense afficimur con il quale il papa Gregorio XVI (1831-1846) tolse a Farfa il titolo di «abbazia nullius» fondando per i paesi da essa dipendenti la nuova diocesi di Poggio Mirteto.
La diocesi farfense perciò sarebbe durata solo 214 anni.
Ad ogni modo è certo che gli abati commendatari, «essendo ancora in via di formazione e mal definiti i loro diritti» (Schuster), si sono più volte comportati da vescovi ordinari già da tempo assai anteriore.
Basti ricordare il sinodo del cardinale Alessandro Farnese (1564- 1591) del 1581 e quello del cardinale Alessandro Peretti (1591-1623) del 1604.
Il sinodo del cardinale Carlo Barberini (1682-1704) è stato il terzo in ordine di tempo.
Si tenne nel giugno 1685.
Il grosso volume degli atti elenca tra i sudditi «4 abbazie titolari, 15 collegiate con 84 canonicati (di cui 47 con obbligo di residenza), 360 benefici in tutto; 29 vicariati foranei, 8 monasteri di regolari e 6 di monache, 266 chiese e 13 cappelle con celebrazioni regolari, 11 eremitaggi e alcune cappelle senza sacerdote addetto; 108 confraternite, 12 ospedali per i pellegrini, 25 monti frumentari; 6472 anime con 460 ecclesiastici diocesani, 128 monache, 87 regolari» (Schuster).
I territori erano ancora tre: quelli attorno all’abbazia di Farfa, quelli attorno all’abbazia di San Salvatore Maggiore e quelli separati dell’Umbria, Marche e Abruzzo.
A riguardo di questi ultimi territori, il sinodo in più parti aggiunge la formula «fino a quando non si risolve la transazione ».
C’era dunque in atto una vertenza con i vescovi locali – che non si erano trovati d’accordo con il decreto Cum Nos Alias Certis – che si risolverà definitivamente a favore dei vescovi soltanto nel 1836 con un breve di Gregorio XVI.
II - Osservazioni conclusive
Si è già detto che i decreti di Urbano VIII del 1627 e del 1628 confermano in realtà una situazione che già esisteva.Da quando ha cominciato ad esistere? Le risposte sono contraddittorie.
Da parte dei vescovi si è detto che «la qualità di nullius di questa Badia ha preso piede a poco a poco e a misura della maggiore o minore resistenza dei vescovi» (Sperandio).
Da parte dell’abbazia si è affermato esattamente il contrario, e cioè che i vescovi hanno preso piede a seconda della maggiore o minore trascuratezza degli abati.
È probabile che abbiano ragione entrambi.
Nei periodi più oscuri, quando era assai pericoloso viaggiare a causa del brigantaggio, era pressoché impossibile al vescovo proveniente da Vescovio attraversare i territori di Aspra, Roccantica e Catino per arrivare a Bocchignano o a Montopoli; e così pure a un vescovo proveniente da Roma.
D’altra parte ci sono stati periodi in cui l’abbazia ha vissuto momenti di decadenza tali che era proprio impossibilitata a provvedere alla cura spirituale dei paesi.
Questo spiega come nel Registrum Jurisdictionis Episcopatus Sabinensis del 1343 troviamo che tutti i paesi della Sabina, esclusa la sola abbazia di Farfa, erano saldamente in mano al vescovo di Vescovio, che riscuoteva da tutti la quarta parte delle decime.
Ma nel 1343 era abate di Farfa Giovanni IV (1330-1345), oltremodo impegnato nelle questioni di potere tra le famiglie Savelli, Colonna e Orsini e perciò quasi sempre assente dall’abbazia.
Quando invece, a partire dal 1400, veniva eletto abate commendatario di Farfa per lo più lo stesso cardinal nipote, e cioè l’uomo più potente della curia romana, era evidente che l’abbazia dovesse prendere il sopravvento sui vescovi di Sabina, anche perché proprio in quegli anni iniziò la decadenza di Vescovio, che nel 1495 convinse papa Alessandro VI a spostare la cattedrale da Vescovio a Magliano.
In questo periodo la potenza degli abati commendatari crebbe enormemente non solo a scapito dei monaci, ma anche dei vescovi di Sabina.
Contemporaneamente decresceva l’assistenza spirituale vera e propria nei paesi della diocesi, anche perché i monaci di Farfa, che sono stati alla base della civilizzazione in Sabina, dai medesimi cardinali abati commendatari furono progressivamente ridotti all’impotenza.
Bibliography
Constitutiones Synodales Insignium Abbatiarum B. Mariae Pharphensis et S. Salvatoris Majoris, Roma 1604;Synodus Dioecesana Insignium Abbatiarum S. Mariae Farfensis et S. Salvatoris Majoris... celebrata per Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum Carolum Barberinum, Roma 1686;
Synodus Dioecesana quam... Antonius Lantes... celebravit, Roma 1790;
F. Sperandio, Sabina Sagra e Profana, Roma 1790;
I. Schuster, L’Imperiale Abbazia di Farfa, Roma 1921.
Diocese
SOURCE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.