La diocesi di Larino (. V) è stata fusa con quella di Termoli il 30 settembre 1986. Aveva una estensione di 875 km2 (oltre alle isole Tremiti trasferite a Manfredonia nel 1938), posta tra le province civili di Campobasso e Foggia; nel 1985 gli è stato tolto il lembo di territorio pugliese e assegnato a San Severo. Non dovrebbero sussistere dubbi sul fatto che in Larino, come attesta anche il breve pontificio di elevazione a basilica della sua cattedrale, Primis Ecclesiae temporibus nunciatum fuisse Evangelium. Tuttavia, il martirio ivi subito dai tre larinesi Primiano, Firmiano e Casto è indice sicuro che la locale comunità cristiana era già fiorente agli inizi del IV . Sono ignoti i nomi dei primi vescovi che ressero la Chiesa di Larino, come è insostenibile la tesi di chi vorrebbe assegnarle uno dei partecipanti al concilio di Nicea del 325 (Paulus Larinensis) e uno dei firmatari del concilio svolto sotto papa Felice III (Petrus). La presenza certa di un presule a Larino è contenuta nell’epistolario di papa san Gelasio I che, tra il 493 e il 494, autorizzò il vescovo di nome Giusto a consacrare un tempio dedicato al Principe della milizia celeste e, subito dopo, lo invitò (insieme a Probo di Carmeiano, una località garganica non più esistente) a indagare su una vicenda verificatasi a Lucera. Lo stesso pontefice, nel 495, incaricò un altro pastore larinese di nome Aprile (unitamente a Rufino di Canosa) di svolgere un’inchiesta sull’operato del presule di Lucera. Nel 556 papa Pelagio I affidò al vescovo della città, Giovanni, l’incarico di vigilare sui monasteri del Sannio e della Lucania. Giovanni e Barbaro furono destinatari di due lettere scritte da san Gregorio Magno nel 592 e 594; quest’ultimi, però, sarebbero stati costretti a dimorare altrove per sottrarsi alla ferocia dei longobardi che operarono violenze e distruzioni di ogni genere. Nella seconda metà del VII . la diocesi di Larino fu unita a quella di Benevento. La difficile situazione venne confortata dalle penetrazioni monastiche dei basiliani e dei benedettini che dettero nuovi impulsi alla vita religiosa e civile dell’intera zona. Solo nel 960 Larino riacquistò la completa autonomia con la nomina del vescovo, Azzo o Azzone. Le vicende della Chiesa larinese nel secondo millennio coincidono con quelle della stessa città. Tra i suoi vescovi figurano: Raone de’ Comestabulo che, il 31 luglio 1319, inaugurò la cattedrale, un autentico gioiello d’arte; Giovanni Tommaso Eustachio (1612-1616), proclamato venerabile, che rinunciò all’episcopato per tornare a vivere umilmente nella sua congregazione di san Filippo Neri; Giuseppe Catalani (1686-1703) che fu l’artefice della rinascita della diocesi dopo la peste del 1656; Raffaele Lupoli (1818-1827) che scrisse varie opere di teologia morale e morì in concetto di santità. Il fiore all’occhiello della diocesi di Larino fu sempre il seminario. Primo post-tridentino (26 gennaio 1564), raggiunse il massimo splendore nel XVIII . poiché fioriva «in qualunque ranco di scienza». Il suo primato fu riconosciuto anche da papa Giovanni XXIII che, in un’opera giovanile pubblicata a Bergamo nel 1939, afferma testualmente: «vivrà come potrà in poche stanze con rendite tenuissime, ma intanto è arrivato buon primo». L’importante istituzione venne, inoltre, citata da papa Paolo VI nella lettera apostolica Summi Dei Verbum del 4 novembre 1963, inviata all’episcopato cattolico per solennizzare il IV centenario della istituzione dei seminari. Particolarmente venerati sono i santi larinesi Primiano, Firmiano e Casto (il primo compatrono – insieme a san Timoteo – anche dell’attuale diocesi di Termoli-Larino), martirizzati nel 304, e san Pardo (patrono principale – insieme a San Basso – della stessa nuova realtà diocesana), forse di origine greca, che potrebbe identificarsi con il Pardus episcopus presente al concilio di Arles nel 314.