La sede vescovile di Rapolla fu istituita nella prima metà dell’XI . Conquistata dai normanni, la città nel 1127 fu saccheggiata dai soldati di Lotario III e nel 1183 fu distrutta dai melfitani, per essere poi resa da Federico II città demaniale. Uno dei più antichi documenti di cui si ha notizia è la bolla di papa Eugenio III del 9 giugno 1152 che conferma la diocesi e la sede vescovile, ne stabilisce i confini, enumera le chiese sottoposte e ribadisce la diretta dipendenza da Roma. La storia della diocesi autonoma ebbe inizio nel 1079 con il vescovo Orso, vissuto a corte al seguito di re Roberto, trasferito dalla sede metropolitana di Bari da Gregorio VII, e si protrasse fino al 1528, quando questa circoscrizione ecclesiastica venne unita a Melfi. La Chiesa di Rapolla comprendeva i centri abitati di Atella e Ripacandida di rito latino, Rionero, Barile e Ginestra di rito greco. La cattedrale intitolata a Maria Santissima Assunta era servita da un capitolo formato di tre dignità (arcidiacono, cantore e tesoriere) e dieci canonici, la città aveva un convento di minori osservanti, numerose cappelle e confraternite, un monte di pietà. Importante per la vita spirituale della diocesi fu l’incremento in ogni epoca di particolari devozioni, come attestano la presenza dei ruderi dell’antico eremo del monaco greco san Vitale, che nel X . nella sua fuga dalla Sicilia si fermò a Rapolla e le badie di Santa Maria di Pierno e San Michele in Vulture a Monticchio. Inoltre, nel 1459 Atella accolse le spoglie del venerando servo di Dio fra Antonio da Bitonto e Ripacandida fu la patria dei tre santi Mariano diacono, Laverio martire e Donato Verginiano. Dei prelati che in età medievale ressero la Chiesa rapollana, Giovanni partecipò al concilio melfitano tenuto da Urbano II quando consacrò la chiesa della Santissima Trinità di Cava, Ruggero fu vicino a San Guglielmo di Vercelli e concesse al Goleto l’abbazia di Santa Maria di Pierno, detta dall’Ughelli horroris et vastae solitudinis. Tra i vescovi nativi di questi luoghi, Giovanni da Rapolla (1237-1353) portò a termine la costruzione della cattedrale dedicata all’Assunta prima che nel 1255 il feudatario Galvano Lancia, dopo aver preteso senza successo la sottomissione della città al nipote Manfredi, il quale già aveva soggiogato Acerenza e Venosa, la prese d’assalto riducendola ad extremam desolationem. Nel 1269 Rapolla diventò feudo di Antonio de Capris, nel tempo in cui era vescovo il canonico Bartolomeo (1266-1275) eletto dal capitolo. In realtà la scelta dei vescovi più spesso veniva fatta dagli stessi pontefici, difatti Ruggero fu mandato qui da Gregorio X e il suo omonimo successore, uomo diplomatico e familiare di Carlo II d’Angiò, fu eletto da Niccolò III. Con l’avvento degli angioini, che nel 1301 restituirono la demanialità alla città, furono vicini alla corte il francescano Pietro de Catalonia, confessore di re Roberto, nominato vescovo nel 1305 e il canonico di Ascoli, Bernardo de Palma, uno degli esecutori del testamento di Carlo II d’Angiò. Dei successivi presuli, il nobile fiorentino Benedetto Cavalcanti fu un insigne teologo, Angelo nel 1382 figura come familiare del re di Napoli e al tempo dello scisma l’antipapa Clemente VII nel 1387 nominò pastore un certo Antonio. Dopo Tommaso e Luca, il vescovo Francesco fu trasferito in questa sede da Nicolò V; lo seguirono negli anni successivi i napoletani Pietro Minatolo, Vincenzo Galeotta e il sulmonese Colantonio Lentulo. Verso il 1416, sotto i Durazzeschi, la città diventò feudo di Giovanni Caracciolo, i cui discendenti la tennero fino al 1528. Fu poi Carlo V nel 1530 a concedere quelle terre al principe d’Orange, Filiberto Châlon. La città dopo la sua morte pervenne a Diego Hurtado de Mendoza, a Ruíz Gómez de Silva, quindi al casato dei Grimaldi, alle famiglie Gesualdo e Carafa. Nel 1632 Rapolla tornò alla famiglia Caracciolo de Sole principi della Torella. che la tennero fino all’eversione della feudalità. Sisto IV nell’agosto del 1482 elevò a questa cattedra vescovile il nobile Malizia Gesualdo, segretario di Innocenzo VIII e già vescovo di Melfi. A quest’uomo di grande talento successe qualche anno dopo il figlio Troilo Carafa, nipote di Oliviero, traslato il 29 settembre 1497 nella sede di Gerace. Altri presuli hanno lasciato tracce della propria attività, a esempio Gilberto Senile (1506-1528) di Montefalco fu uno dei padri che intervennero al concilio Lateranense V e si dimostrò accorto amministratore dei beni della diocesi, come provano gli instrumenta dell’archivio vescovile. Dopo quattordici anni di governo nel 1520 egli rinunciò alla sede in favore del nipote Raimondo, per riprendere nuovamente la gestione della diocesi nel gennaio del 1528, dopo la morte prematura del congiunto. Nel mese di maggio fu nominato amministratore perpetuo della Chiesa di Rapolla il cardinale Antonio Pucci. Egli rinunciò al beneficio in favore del nipote Giannotto, così come aveva fatto l’altro zio Lorenzo nel vescovato di Melfi. Dopo di lui, intanto che il passaggio in queste contrade delle Bande Nere di Lautrec apportava lutti e saccheggi, la città perse il vescovato, unito aeque principaliter alla Chiesa di Melfi con la bolla di papa Clemente VII del 16 maggio 1528. Nelle campagne di Rapolla nel 1856 fu rinvenuto uno splendido sarcofago, con la cassa marmarmorea che riproduce un tempio, scolpito in Asia minore nel II . d.C. Suffraganea di Potenza negli anni 1976- 1986, Rapolla fu unita pienamente a Melfi insieme a Venosa il 30 settembre 1986; è immediatamente soggetta alla Santa Sede.
Bibliografia
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di C.
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