Diocesi di Acqui
STORIA
I - Origini e alto Medioevo
La diocesi si formò nell’agro di Aquae Statiellae, dove la via Aemilia Scauri favorì la precoce diffusione del cristianesimo, attestata da una lapide che ricorda i martiri Marco e Quinto Metello (90/96).Le origini della diocesi sono antiche, ma di datazione incerta: risalgono tra fine IV e inizio V . Extra muros fu eretta la prima chiesa battesimale di San Pietro, dove s’inumavano i presuli.
Nelle campagne desolate dai goti sorsero le pievi.
All’arrivo dei longobardi, il vescovo Sedaldo riparò a Genova.
Nel 662 il re Grimoaldo esiliò il vescovo Valentino.
Poi i longobardi si convertirono: la tradizione attribuisce a Liutprando l’abbazia di Santa Giustina di Sezzadio, ma pare longobarda anche quella del Salvatore a Giusvalla, la più antica della diocesi, distrutta dai saraceni (936).
Il ruolo dei vescovi assunse poi un notevole rilievo politico e civile: ai loro buoni rapporti con gli imperatori si devono donazioni che mitigarono i danni delle invasioni.
La chiesa di San Pietro fu ricostruita da Primo II, lo stesso che ecclesiam episcopalem funditus edificavit.
Questa non era (più?) San Pietro, se negli inediti Solatia Chronologica Sacrosanctae Aquensis ececclesiae (1628) monsignor Gregorio Pedroca dice antiquitus episcopalem ecclesiam la basilica di Santa Maria Maggiore.
Dagli Ottoni e dai loro successori i presuli acquesi ottennero vari beni, la districtio sulla città e su tre miglia all’intorno, la giurisdizione su alcuni castelli e villaggi e forse anche la dignità di principi del Sacro romano impero.
Non sembra che fruissero del titolo comitale, perché i diritti pubblici sul resto del territorio rimasero agli aleramici, che, risentiti per i beni e le giurisdizioni loro sottratti, fecero consacrare l’abbazia di San Quintino di Spigno (991) dal vescovo di Vado, anziché da quello di Acqui.
Il primo a fregiarsi del titolo di episcopus et comes fu il vescovo Guido d’Incisa (1343).
II - Dal Mille alla Restaurazione
Con il nuovo millennio, grazie soprattutto a san Guido (1034-1070), tornano a fiorire la spiritualità e l’attività pastorale: fu ultimata la cattedrale di Maria Assunta, riformata la liturgia, riorganizzata la rete plebana.I benedettini s’insediarono nella basilica di San Pietro e fondarono l’abbazia di San Cristoforo a Bergamasco.
San Guido istituì il monastero benedettino di Santa Maria in Campi.
Nel 1120 i cisterciensi approdarono per la prima volta in Italia, a Tiglieto.
Ospedalieri e templari provvidero all’assistenza degli infermi e dei pellegrini.
Ma erano attivi anche agostiniani e umiliati.
I vescovi venivano in genere eletti dal capitolo della cattedrale.
Il territorio della diocesi era controllato da una pluralità di soggetti politici, spesso in lotta fra loro.
Convulso per la continua ridefinizione dei possedimenti fra guerre, invasioni, carestie e pestilenze fu il periodo dal XII al XV . L’istituzione della diocesi di Alessandria (1175) inflisse a quella di Acqui una grave mutilazione; per sedare le contese fra le due città, nel 1180 il metropolita Algisio assoggettò la diocesi acquese a quella alessandrina; ma nulla mutò finché il presule Ugo Tornielli non meditò di trasferirsi in Alessandria, suscitando la sdegnata reazione degli acquesi.
Dopo cruenti scontri, nel 1206 Innocenzo III decreta la perfetta uguaglianza delle due diocesi, unite sotto un unico vescovo che avrebbe dovuto alternarsi fra le due sedi.
Ma quando il vescovo si stabilì definitivamente in Alessandria, si tornò alle armi.
Dimissionato il Tornielli, a capo della ricostituita diocesi acquese fu eletto Anselmo.
Tra il 1282 e il 1300 ben cinque vescovi si contesero la cattedra di san Guido.
La Santa Sede, per cautelarsi dalle interferenze imperiali, prese allora a riservarsi il diritto di designare i vescovi, che s’impegnarono a riorganizzare la signoria ecclesiastica e a riformare la vita religiosa.
Nel corso del Quattrocento a Ovada s’insediarono i domenicani, altrove i minori conventuali e i carmelitani.
Nel 1405 Innocenzo VII ripristinò la diocesi di Alessandria.
Le chiese parrocchiali soppiantarono via via le pievi.
Spettò in primis a Pietro Fauno Costacciara, fondatore del seminario (1566), tradurre in atto i decreti tridentini.
La diocesi, non priva di religioso fervore, era depressa dalla povertà.
L’opera dei vescovi riuscì a migliorarne lo stato di salute, ma la loro azione si scontrò con seri problemi: guerre in serie, passaggi di truppe, violenze, epidemie.
Tremenda fu la peste del 1630-1632, in cui morì lo stesso vescovo Pedroca.
I mutamenti politici condizionarono gravemente la vita religiosa e gli sforzi per tonificarla non diedero gli esiti sperati fino al Settecento, quando la diocesi fu assorbita nel Regno sardo.
I rapporti dei vescovi con le autorità laiche e con il clero erano spesso tesi.
Abbondavano gli interventi edilizi: molti edifici sacri vengono costruiti o riattati.
Comparvero nuovi ordini religiosi.
Nel 1694 nacque a Ovada san Paolo della Croce, fondatore dei passionisti.
A fine Settecento irruppero i rivoluzionari francesi, contrastati da piemontesi e austro-russi: l’intera diocesi diventò campo di battaglia.
Il popolo insorse contro le prepotenze degli invasori, ma a Marengo trionfò Napoleone.
Tra due lunghi periodi di vacanza, si avvicendarono ben quattro vescovi.
Della Torre cercò di stemperare le tensioni, pur deprecando i decreti che sopprimevano le confraternite e le ingerenze nelle nomine dei parroci.
Nel 1803 con il riordino dei vescovati piemontesi la diocesi di Acqui strappò alle limitrofe cinquantatré parrocchie.
Vari i conventi soppressi.
III - Dal 1815 a oggi
Passata la bufera napoleonica, la diocesi tornò, con qualche variazione, ai vecchi confini; dal 1805 era suffraganea dell’arcidiocesi torinese.Pian piano, nonostante aspri dissidi all’interno del clero, lo spirito religioso rinvigorì.
Aumentarono le parrocchie.
S’incoraggiò l’adesione all’Azione cattolica, nacque il ricreatorio, si accolsero due gruppi di monache francesi; altre suore erano già attive nell’assistenza e nell’insegnamento.
Suor Maria Domenica Mazzarello fondò le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Ai fermenti modernistici in ristrette aree della diocesi si aggiunse qualche setta protestante.
Dal 1903 la diocesi si dotò di un proprio settimanale.
Attriti con le autorità fasciste si ebbero nei primi anni Trenta per l’Azione cattolica.
Durante la seconda guerra mondiale il clero si adoperò per contenere gli odi fraterni e le rappresaglie tedesche.
Diversi sacerdoti perirono nel conflitto.
Dopo le riforme del Vaticano II, negli anni Settanta la diocesi fu ripartita in nove «zone pastorali».
Per lo spopolamento di taluni centri e la crisi delle vocazioni si ridussero le parrocchie.
Bibliografia
Savio I 9-48;Ughelli IV;
G. B. Moriondo, Monumenta Aquensia, Torino 1789-1790;
G. Biorci, Antichità e prerogative d’Acqui Staziella, Tortona 1818-1820;
O. Iozzi, Il Piemonte sacro. Storia dei vescovi d’Acqui, Acqui 1881;
[T. Gaino], Il Vescovo San Maggiorino nell’antica Chiesa d’Acqui, Acqui Terme 1975;
R. Pavoni, Le carte medievali della Chiesa d’Acqui, Genova 1977;
P. Ravera, I vescovi della Chiesa di Acqui dalle origini al XX secolo, Acqui Terme 1997;
P. Piana Toniolo, Il Cartulare Alberto (1042-1296), Acqui Terme 2001;
T. Gaino, Il Vescovo Guido in Acqui medievale, Acqui Terme 2003;
P. Piana Toniolo, Il cartulare del vescovo di Acqui Guido dei marchesi d’Incisa (1350-1371), Acqui Terme 2004.
Sono visualizzati solo edifici per i quali si dispone di una georeferenziazione esatta×
Caricamento mappa in corso...
Caricamento dati georeferenziati in corso...
Mappa
Diocesi di Acqui
Chiesa di Nostra Signora Assunta
-
La facciata della cattedrale di Nostra Signora Assunta ad Acqui -
Il prospetto posteriore - abside – della cattedrale di Nostra Signora Assunta ad Acqui -
Veduta dell'aula dall'ingresso -
Veduta dell'aula dal presbiterio -
Il pulpito -
La cripta, cappella feriale
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.