Diocesi di Bolzano - Bressanone, Bozen-brixen
STORIA
Sappiamo poco intorno alla diffusione del cristianesimo nel territorio che oggi forma la diocesi di Bolzano-Bressanone.È certo che verso la fine del IV . il vescovo san Vigilio di Trento abbia svolto un’attività missionaria molto vasta, che forse coinvolse anche quella parte della val d’Adige che oggi appartiene alla provincia di Bolzano.
La cosiddetta lettera di san Vigilio, che accenna a chiese consacrate nella zona di Caldaro è certamente un falso, che risale al IX . Nei dintorni di Merano operava attorno al 470 san Valentino, di cui parla la Vita Severini del monaco Eugippio, scritta nel VI . Nell’VIII . il duca Tassilone III di Baviera, morto nel 788, fece portare i resti di san Valentino nella città bavarese di Passavia (Passau), dove viene venerato come patrono della diocesi.
Il primo nome episcopale certo in questi luoghi è quello di Maternino, vescovo di Sabiona, che partecipò al sinodo a Grado tra il 572 e il 577.
A lui fece seguito il vescovo Ingenuino, il quale viene menzionato da Paolo Diacono, quando parla del sinodo di Marano del 590.
Lo stesso Paolo Diacono lo ricorda anche come mediatore nel 590 tra franchi e longobardi assieme al vescovo Agnello di Trento.
Inoltre c’è la firma di Ingenuino su un documento del 591 indirizzato all’imperatore Maurizio di Costantinopoli.
Sempre a Sabiona c’era nell’845 una chiesa dedicata a san Cassiano martire, il cui sepolcro si trova a Imola, l’antica Forum Cornelii.
Nella prima metà del XIII . a Bressanone si fece di san Cassiano il primo vescovo di Sabiona.
Ma nulla prova che egli fosse stato vescovo, tanto meno vescovo di Sabiona.
Nel corso del XX . si presero le distanze da questa credenza.
La migrazione dei popoli ha inciso profondamente su questa terra.
Durante tutto il VII . e oltre mancano notizie sulla diocesi di Sabiona.
Solo nel 769 si parla nuovamente di questa Chiesa.
Non sappiamo se in quel periodo convulso la successione dei vescovi sia stata continua e regolare.
L’elenco dei vescovi risalente al IX . e originario di Salisburgo elenca per il periodo di duecento anni solo cinque vescovi.
Ignoriamo pure come i bavaresi, che a cavallo tra V e VI . si impadronirono di questa terra, si siano fatti cristiani.
Ma la loro evangelizzazione dovette completarsi intorno al 770, perché è certo che nel 769 il duca Tassilone III fondò un monastero benedettino a San Candido per convertire gli slavi dell’alta valle della Drava.
Le prime circoscrizioni ecclesiastiche del territorio coincidevano probabilmente con le unità amministrative dell’Impero romano.
Nel V e VI . esistevano sedi vescovili a Trento, Coira (oggi in Svizzera), Sabiona a sud di Bressanone e ad Aguntum (vicino a Lienz, oggi in Austria).
Questa prima spartizione diocesana mutò con la migrazione dei popoli.
La diocesi di Aguntum fu vittima nel 610 dei conflitti tra bavaresi e slavi e scomparve del tutto.
La diocesi di Trento includeva la maggior parte dell’area italiana e le terre tedesche bagnate dall’Adige fino al fiume Passirio.
Coira comprendeva la val Venosta e Sabiona la valle superiore e centrale dell’Inn, gran parte della valle dell’Isarco e quella della Pusteria.
La diocesi di Salisburgo si estendeva sulla maggior parte del Tirolo orientale e, in quello del nord, sulla regione a est dello Ziller e dell’Inn.
Per intervento di Carlo Magno Salisburgo divenne nel 798 metropoli alla cui circoscrizione ecclesiastica venne annessa anche la diocesi di Sabiona, che prima apparteneva al patriarcato di Aquileia.
Trento invece continuò a far parte della Chiesa patriarcale di Aquileia.
Coira, che prima faceva parte della Chiesa metropolitana di Milano, passò verso la metà del IX . alla Chiesa metropolitana di Magonza.
Questa spartizione del territorio rimase invariata per circa un millennio.
I rapporti tra Chiesa e Stato hanno attraversato in questo territorio momenti difficili e anche drammatici.
Dopo che il re Ludovico il Fanciullo ebbe donato al vescovo di Sabiona Zaccaria nel 901 il podere chiamato «Prihsna», situato nell’attuale conca di Bressanone, il vescovo sant’Alboino (975-1006) trasferì la sede vescovile verso il 990 definitivamente a Bressanone.
Per assicurarsi la via del Brennero gli imperatori fecero copiose donazioni ai vescovi di Trento e di Bressanone.
Nel 1004 l’imperatore Enrico II assegnò al vescovo di Trento la contea di Trento e l’imperatore Corrado II concesse nel 1027 all’allora vescovo di Trento, Udalrico II (1022-1055), le contee di Bolzano e della val Venosta, che comprendevano la piana di Bolzano e di Merano, la val Venosta e la bassa valle dell’Isarco fino al torrente Tina presso Chiusa.
La contea dell’Isarco e dell’Inn veniva assegnata da Corrado II sempre nel 1027 al vescovo di Bressanone, Hartwig (1022-1039).
Così furono creati i principati ecclesiastici di Trento e Bressanone e i rispettivi vescovi assumevano pure il titolo di principi, diventando vassalli dell’imperatore.
L’imperatore Enrico III nel 1048 fece eleggere il vescovo di Bressanone, Poppone (1039-1048), papa che prese il nome Damaso II, morto forse di malaria a Palestrina dopo ventitré giorni di pontificato.
Nel 1080, durante la lotta per le investiture, l’imperatore Enrico IV riunì a Bressanone un sinodo che dichiarò deposto Gregorio VII, e il sovrano fece nominare al suo posto l’arcivescovo di Ravenna, Wiberto, che fu antipapa Clemente III (1080-1100).
Il vescovo di Bressanone, Altwin (1049-1097), venne largamente ricompensato dall’imperatore per il servizio resogli durante il sinodo.
Nel 1091 ottenne infatti la contea della Pusteria.
I principi vescovi di Trento e Bressanone concessero varie parti del loro territorio ai governatori del Tirolo, che gradualmente ne diventarono padroni.
Così sorse a spese del potere temporale dei vescovi sotto il conte Mainardo II (1258-1295) attraverso dure lotte, nelle quali i principi ecclesiastici ebbero quasi sempre la peggio, la contea del Tirolo.
Nel 1363 il Tirolo passò agli Asburgo e i vescovi di Bressanone con il loro piccolo territorio divennero sempre più dipendenti da loro.
Fu drammatica la lotta tra il cardinale Nicolò Cusano, il più famoso vescovo di Bressanone (1450-1464), contro Sigismondo del Tirolo.
Nel 1460 intervenne da Roma papa Pio II, scomunicando il duca e colpendo la regione con l’interdetto.
Il Cusano ebbe il nome da Kues, la sua città tedesca d’origine, presso Treviri.
Dalle sue prediche in diocesi si rileva che a quel tempo la disciplina ecclesiastica era in gravissima crisi, così come la moralità, mentre si diffondevano superstizione e magia.
Nel XVI . il protestantesimo e gli anabattisti, che causarono nel 1525 anche la rivolta dei contadini con Michael Gaismair, trovarono larga diffusione, ma furono soppressi dai principi del Tirolo Ferdinando I e Ferdinando II.
Così il Tirolo rimase cattolico.
Ancora all’inizio del Seicento i documenti delle visite pastorali parlano dell’intollerabile ignoranza del clero, dell’incuria nell’insegnamento, nell’amministrazione dei sacramenti e persino nella celebrazione della messa.
La situazione religiosa migliorò decisamente grazie al concilio di Trento, ospitato dal cardinale Cristoforo Madruzzo, che dal 1542 al 1578 resse anche la diocesi di Bressanone.
Al rinnovamento della situazione ecclesiastica contribuirono molto i gesuiti, i francescani e i cappuccini favoriti dalle autorità civili.
Tra i gesuiti ebbe un ruolo molto importante san Pietro Canisio (1521-1597), predicatore alla corte di Ferdinando II a Innsbruck, che pubblicò tre catechismi.
Verso la fine del secolo anche i vescovi iniziarono ad avviare un rinnovamento della vita religiosa.
Va menzionato il vescovo Christoph Andreas von Spaur (1601-1613), che diede un nuovo impulso alla scuola del duomo, istituì un seminario e convocò un sinodo, che per la chiesa di Bressanone ebbe grande importanza.
Nel corso di quel secolo i vescovi e anche le autorità civili riuscirono a formare sacerdoti degni, avviando un rinnovamento della vita religiosa.
La vera rinascita si ebbe però solo con l’istituzione delle missioni popolari permanenti dei gesuiti, per opera del principe vescovo Ignaz von Künigl (1702-1747).
Fu proprio in quel tempo che il territorio ebbe la famosa qualifica di «Heiliges Land Tirol» (terra santa del Tirolo).
Verso la metà del XVIII . sulla fioritura religiosa del periodo barocco si batté l’Illuminismo.
Già sotto l’imperatrice Maria Teresa (1740-1780) la chiesa di Bressanone divenne sempre più succube delle interferenze di Vienna.
Il figlio Giuseppe II (1780-1790) accentuò questa tendenza e numerosi conventi vennero soppressi.
Per placare l’eccessivo zelo riformista dell’imperatore, nella primavera del 1782, Pio VI si recò a Vienna, ma il risultato di questa «Canossa alla rovescia» fu deludente.
Durante il viaggio di ritorno il pontefice pernottò a Bressanone.
Il primo giugno 1796 i rappresentanti politici ed ecclesiastici del Tirolo consacrarono la propria terra al Sacro Cuore, chiedendo protezione contro le truppe napoleoniche e fecero voto di celebrare solennemente ogni anno la festa del Cuore di Gesù.
Nel 1803 le diocesi, le abbazie e i conventi del mondo germanico in rapporto di vassallaggio con l’impero perdettero tramite la cosiddetta secolarizzazione i loro poteri temporali.
L’imperatore Francesco II (Francesco I come imperatore d’Austria) unì i principati vescovili di Trento e Bressanone ai suoi territori, togliendo loro ogni resto d’indipendenza.
Karl Franz von Lodron (1791-1828) fu l’ultimo principe vescovo di Bressanone.
La secolarizzazione in sostanza fu un bene, perché al posto delle strutture feudali poté sorgere la fiorente Chiesa popolare del XIX . Ma i conflitti con l’autorità civile non mancarono.
Dopo la pace di Presburgo del 1805 si instaurò il potere del Regno di Baviera alleato di Napoleone; il cancelliere bavarese Montgelas s’intromise nelle cose ecclesiastiche, proibendo antiche usanze popolari religiose, regolando la formazione dei sacerdoti ed eleggendo i parroci.
Fu questo uno dei motivi della rivolta del 1809 per la libertà tirolese, capeggiata da Andreas Hofer.
Dopo vari cambiamenti dei confini diocesani all’epoca napoleonica, questi mutarono ancora con la bolla «Ex imposito» del 1818 per farli coincidere con le rispettive regioni politiche.
Bressanone perse i suoi antichi territori a sud di Albes con Sabiona, e quelli nella val di Fassa come pure nella val Sarentino, che passarono a Trento, acquistando però l’alta val Venosta da Coira.
Dalle diocesi di Costanza, Augusta e Coira ebbe il Vorarlberg che formò un proprio vicariato generale, guidato da un ecclesiastico col titolo di vescovo ausiliare di Bressanone residente a Feldkirch.
Nella seconda metà del XIX . si ebbero aspri contrasti tra il partito conservatore cattolico e il partito liberale alleato del governo liberale di Vienna, che aveva emanato varie leggi riguardanti la libera professione di fede, il matrimonio e la scuola.
Il vescovo Vinzenz Gasser (1856-1879), che si distinse per la sua straordinaria religiosità, l’erudizione e l’eloquenza, si batté contro i protestanti per la conservazione dell’unità della fede nel Tirolo.
Per aumentare le vocazioni al sacerdozio nella sua diocesi, nel 1876 fondò il seminario minore denominato in suo onore «Vincentinum».
Gasser ebbe pure un ruolo importante al concilio Vaticano I.
A cavallo del XIX e XX . si ebbe una «lite fraterna» tra i due partiti cattolici di allora, i conservatori e i cristiano- sociali.
Si giunse a un punto tale che il vescovo Simon Aichner (1884-1904) dovette dimettersi.
Con il trattato di pace di St.
Germain firmato il 10 settembre 1919, il Sudtirolo venne annesso all’Italia e la diocesi di Bressanone perdette tutto il suo territorio che si trovava oltre il confine del Brennero.
Si trattava di quattro quinti della diocesi.
Per questo territorio papa Benedetto XV nel 1921 nominò il vescovo ausiliare di Bressanone e vicario generale del Vorarlberg, Sigismund Waitz, amministratore apostolico.
Bressanone venne staccata dalla Chiesa metropolitana di Salisburgo e sottomessa direttamente alla Santa Sede.
Nel 1922 clero e laici della parte tedesca della diocesi di Trento chiesero al papa di unire il loro territorio alla diocesi di Bressanone.
Il 5 agosto 1922 papa Pio XI nominò il vescovo di Bressanone Johannes Raffl (1921- 1927) amministratore apostolico di quel territorio, ma di fronte alle proteste fasciste e del governo Facta la Santa Sede si vide costretta a sospendere il 16 agosto il decreto emanato dieci giorni prima.
Durante l’era fascista il clero sudtirolese divenne il custode dei costumi e della lingua della popolazione tedesca.
Nel 1940, per gli accordi Hitler-Mussolini, si dovette scegliere in Alto Adige tra nazionalità italiana o tedesca.
E allora il vescovo Johannes Geisler (1930-1952), strenuo difensore dei diritti della popolazione allogena contro le vessazioni fasciste, contrariamente alla maggioranza dei sacerdoti optò per quella tedesca, dicendo che il pastore deve seguire il gregge.
In realtà il vescovo voleva rassegnare le dimissioni e terminare i suoi ultimi giorni nella propria terra natia del Tirolo settentrionale.
Il comportamento del vescovo, succube del suo vicario generale Alois Pompanin, causò una grave spaccatura tra vescovo e clero.
Nel 1943-1945 le province di Bolzano, Trento e Belluno formarono l’Operationszone Alpenvorland (zona d’operazione delle Prealpi) sotto il comando del supremo commissario Franz Hofer.
La condiscendenza di Geisler nei confronti del commissario riuscì a evitare una persecuzione religiosa che infuriò invece nel Tirolo del nord.
Della parte tedesca della diocesi di Trento faceva parte Josef Mayr- Nusser, presidente della gioventù maschile dell’Azione cattolica, che nel 1944 fu arruolato nelle SS.
Si rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà a Hitler.
Per questo fu lasciato morire in un vagone ferroviario a Erlangen nel febbraio 1945.
È in corso il processo di beatificazione.
Dopo la seconda guerra mondiale il vescovo Joseph Gargitter (1952-1964) ebbe grandi meriti nell’opera di pacificazione fra i tre gruppi etnici della provincia di Bolzano: tedeschi, italiani e ladini.
E alla sua azione imparziale e coerente si deve il tanto atteso mutamento del 1964: papa Paolo VI staccò con la bolla Quo aptius del 6 agosto dall’arcidiocesi di Trento i territori tedeschi e appartenenti alla provincia di Bolzano, unendoli a Bressanone, formando una nuova circoscrizione ecclesiastica con il nome di Bolzano-Bressanone.
Gargitter (1964-1986) fu il primo vescovo della nuova diocesi, che venne aggregata alla nuova provincia ecclesiastica di Trento.
Questa soluzione non fu del tutto indolore, dato che i decanati di Cortina d’Ampezzo e di Pieve di Livinallongo caddero sotto la diocesi di Belluno perché appartenenti a quella provincia.
Con i suoi 7400 chilometri quadrati la diocesi di Bolzano- Bressanone è per estensione la più vasta d’Italia.
Complessivamente la nuova diocesi contava 373.870 abitanti, dei quali due terzi di madre lingua tedesca, un terzo di madre lingua italiana e circa 15.000 ladini.
In pari tempo il papa elevava con la bolla Sedis apostolicae a diocesi l’amministratura apostolica di Innsbruck.
Con la bolla dell’8 dicembre del 1968 venne elevato anche Feldkirch a diocesi staccata da Innsbruck.
Nel 1972 Gargitter trasferì la sede episcopale da Bressanone a Bolzano.
Di notevole importanza fu il sinodo diocesano, che ebbe luogo dal 1970 al 1973 e che ebbe come compito la traduzione dei pensieri emersi dal concilio Vaticano II nella realtà della diocesi.
Dal 1986 la diocesi viene retta dal vescovo Wilhelm Egger, cappuccino nato a Innsbruck ma cresciuto a Vipiteno.
Il nuovo vescovo chiarì subito che si sarebbe impegnato come Gargitter nella promozione della convivenza tra i gruppi linguistici in Sudtirolo.
Apice del suo episcopato è stata sicuramente la visita di papa Giovanni Paolo II nel 1988 al santuario mariano di Pietralba.
Un altro evento importante per la diocesi è stata la canonizzazione del missionario verbita Giuseppe Freinademetz (1852-1909) di Oies in val Badia nel 2003 a Roma.
Sono visualizzati solo edifici per i quali si dispone di una georeferenziazione esatta×
Caricamento mappa in corso...
Caricamento dati georeferenziati in corso...
Mappa
Diocesi di Bolzano - Bressanone, Bozen-brixen
Chiesa di Santa Maria Assunta
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.