Diocesi storica di Castellammare di Stabia
STORIA
La presenza cristiana a Stabia risale pressoché ai tempi apostolici: ciò è documentato, oltre che dalla vicinanza con Napoli, Pozzuoli e Miseno, da reperti della necropoli subdiale posta sotto l’attuale concattedrale che, scoperta negli anni 1876-1879 nel corso di lavori di ampliamento del duomo stabiese, fu da G.B.
De Rossi definita area christianorum.
I reperti vanno dal II . (se non forse dal I), come testimonia un «miliario» datato sotto Adriano, fino al V-VI sec.: alcuni reperti pagani sono certamente cristiani, quali lucerne, tegole con il Chrismon; quasi certa l’origine cristiana del sarcofago con il «(buon) pastore » risalente al IV-V . Negli scavi del 2005 sono emersi dipinti cristiani del IIIIV . La cosiddetta «fibula» raffigurante l’abbraccio di Pietro e Paolo o, secondo altre interpretazioni, di Paolo (chiesa ex gentibus) con la Chiesa proveniente dalla sinagoga (giudaismo), reperto assegnato circa al V-VI sec., è ormai nota (cfr.
DPAC III, s.v.
bacio), anche perché è stata esposta alla mostra «Pietro e Paolo» promossa per il Giubileo del 2000 a Roma.
Il primo vescovo del quale si abbia notizia è Orso, che nel 499 partecipò a Roma, con il vescovo sorrentino Rosario, al sinodo convocato da papa Simmaco.
Nel VI-VII sec., all’incirca all’epoca di Gregorio Magno, in un periodo estremamente difficile per le popolazioni della costa pertinente ai bizantini, duramente provate dalla guerra greco-gotica dapprima e dalla discesa dei longobardi poi, è posto per lo più dagli studiosi san Catello, vescovo e cittadino di Stabia che, testimone di carità e di aiuto fraterno, si fece tutto a tutti, accogliendo profughi e aiutando il popolo.
Da lui fu accolto anche il monaco Antonino che, fuggiasco da un monastero non meglio precisato e in qualche modo associato nel ministero pastorale, condivise con lui momenti di preghiera e di penitenza sui monti Lattari, dove, è lecito ritenere, aveva cercato scampo gran parte della popolazione.
Secondo l’Anonimo Sorrentino, autore del IX o forse del X sec., che è la più antica fonte agiografica che li riguarda (BHL 582), i due uomini di Dio furono gratificati con l’apparizione dell’arcangelo Michele che li invitò a costruire un tempietto in suo onore sulla cima più alta dei monti Lattari (1443 m.), che prese poi il nome di monte Sant’Angelo.
Il tempio fu della chiesa stabiana e, in particolare del capitolo cattedrale, che in seguito fu onorato del titolo di «Abbas S.
Angeli».
San Catello, considerato da sempre patrono della città di Stabia, è dal 1986 con sant’Antonino (che invitato a Sorrento divenne poi abate di un monastero e alla sua morte fu venerato come santo e patrono della città) anche patrono dell’arcidiocesi (festa 19 gennaio).
Il culto a san Michele – vivo in tutta la penisola sorrentina grazie al santuario micaelico della diocesi stabiese, che emerge sul Tirreno e fa da pendant a quello del Gargano proteso verso l’Adriatico – rimanda alle ultime lotte per l’affermazione del cristianesimo sui residui del paganesimo, oltre che alla perenne lotta per il primato di Dio contro il male e il Maligno.
Nella serie dei vescovi stabiesi, appena qualche nome.
Landolfo Caracciolo (1327- 1331) teologo e filosofo, discepolo di Duns Scoto, fu poi arcivescovo di Amalfi.
Il teologo spagnolo Juan de Fonseca (1537- 1559), presentato da Carlo V (sovrano anche di Napoli) poiché Castellammare era stata inserita nel 1529 tra le diocesi del Mezzogiorno i cui vescovi erano a presentazione regia, partecipò attivamente al concilio di Trento e fu cappellano maggiore del viceregno e responsabile dello Studio di Napoli.
Pio Tommaso Milante già maestro in teologia (1743-1749) ha lasciato il De Stabiis stabiana ecclesia et episcopis eius, edito a Napoli nel 1750, opera storica talora polemica e che suscitò anche controversie che è ancora oggi basilare per la documentazione alla quale fa riferimento e che spesso riporta; Tommaso Falcoia (1730-1743), uomo di vita santa e austera, fu vicino a sant’Alfonso nella fondazione della sua congregazione.
Francesco Colangelo (1821-1836), filosofo e letterato vicino ai Borbone, fu presidente della Giunta per la pubblica istruzione e poligrafo.
F.
Saverio Petagna (1850-1878), vescovo pio e caritatevole, subì l’esilio a Marsiglia nel 1860; partecipò al concilio Vaticano I, fondò la congregazione delle suore dei Sacri Cuori: è in corso a Roma il processo di beatificazione; Vincenzo Maria Sarnelli (1879-1897), poi arcivescovo di Napoli, ha vissuto una vita di dedizione pastorale; anch’egli morì in concetto di santità: favorì l’apostolato dei laici, l’impegno nel sociale e nuove famiglie religiose tra le quali le compassioniste Serve di Maria, fondate dalla beata Maria Maddalena Starace e le alcantarine, fondate dal canonico Vincenzo Gargiulo.
Michele De Iorio (1898-1921) incoraggiò la presenza dei cristiani nel sociale; Pasquale Ragosta (1925-1937) fu pio e austero; Federico Emanuel (1937-1952) rifondò il seminario e curò attività formative e caritative per i giovani; Agostino D’Arco (1952-1966), vero padre e pastore vicino al suo popolo, partecipò al Vaticano II.
Raffaele Pellecchia (1967-1977) operò nella linea del rinnovamento conciliare.
La vita religiosa della diocesi – che si limitava, fino al 1818, anno nel quale inglobò la diocesi di Lettere, alla sola città di Castellammare – è caratterizzata da un’intensa devozione mariana (ricchi di opere d’arte i santuari della Madonna della Libera, di Pozzano, della Sanità), dalla viva partecipazione (anche festosa) ai momenti principali dell’anno liturgico, dalla presenza delle famiglie religiose, tra le quali le suore gerardine fondate a Sant’Antonio Abate (Na) dal canonico Mosè Mascolo (†1960) e dall’associazionismo.
Il martirologio romano serafico ricorda l’8 agosto il martirio a Gaza di Palestina del beato Guglielmo da Castellammare, francescano (cfr.
Wadding, Annales Minorum) avvenuto nel 1364.
La caratterizzazione operaia (e anche turistica) di Castellammare, dovuta ai cantieri navali e alle terme, specie negli ultimi due secoli ha segnato la città di una forte dinamica sociale e politica nell’ambito del processo di secolarizzazione: si ha motivo di ritenere, tuttavia, in un contesto sostanzialmente cristiano.
Le chiese (in particolare la concattedrale, la chiesa del Gesù, la basilica di Pozzano) sono ricche di opere d’arte, in particolare dipinti, della migliore scuola napoletana (Jusepe de Ribera, Luca Giordano, Paolo De Matteis).
La sezione stabiese dell’archivio diocesano occupa la documentazione relativa alla diocesi stabiese e a quella di Lettere, soprattutto dalla seconda metà del XVI . Significativa la biblioteca del Clero della chiesa del Gesù, appartenente alla comunità del Clero dei preti semplici, «Confraternita di Sacerdoti» che da oltre due secoli coltiva iniziative di fraternità, di evangelizzazione, di devozione mariana.
È notevole nella storia civile e religiosa il posto delle confraternite laicali con finalità sia di culto sia di carità; l’associazionismo cattolico con Casse operaie, società di mutuo soccorso e altre attività ha forse raggiunto l’acme tra Ottocento e Novecento.
Diocesi di Castellammare di Stabia
Chiesa di Santa Maria Assunta
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.