Diocesi storica di Muro Lucano
STORIA
I - Dalle origini al concilio di Trento
La sede vescovile murana fu istituita nella prima metà dell’XI sec., epoca in cui la città dipendeva dal Principato di Salerno ed era suffraganea di Conza.Essa abbracciava le parrocchie di Balvano, Bella, Castelgrande, Rapone, Ricigliano, Romagnano, Ruvo e San Fele.
La cattedrale di Santa Maria Assunta era servita da cinque dignità (arcidiacono, arciprete, primicerio, cantore, tesoriere) e da un numero variabile di canonici.
Poiché il collegio non bastava alle necessità della Chiesa murana, Tomeo Confetti nel 1606 elevò a dignità il teologo e il penitenziere, finché un decreto della sacra congregazione nel 1699 dichiarò usurpato il titolo e li escluse per sempre dalla carica.
Il primo vescovo, Leone, prese parte al concilio di Roma del 1050 in cui fu condannata l’eresia di Berengario e sottoscrisse la bolla di canonizzazione di san Gerardo di Toul, come episcopus Murensis.
Il successore Eustachio nel 1059 intervenne alla consacrazione della chiesa di San Michele in Vulture celebrata da papa Niccolò II, presente Roberto il Normanno, e partecipò al I concilio Melfitano.
Nella prima metà del Duecento, mentre la città concessa da Carlo d’Angiò a Pietro de Hugot e trasferita poi a Ottone de Tracj e a Raimondo Berengario subiva la prima infeudazione, il capitolo di Muro elevò alla dignità vescovile Palermo, arciprete di San Fele, al quale il predecessore Nicola de Patrice, che ottenne l’episcopato intorno al 1250 dall’imperatore Federico II, aveva usurpato il titolo.
Importante per la vita spirituale della diocesi fu l’incremento della devozione con la fondazione dei santuari di Santa Maria di Pierno (1122) fatta da Guglielmo da Vercelli e Santa Maria delle Grazie in Capodigiano sorto intorno al XIII . Nel corso del Trecento si avvicendarono i vescovi Nicola, Pietro e Matteo, Niccolò che intervenne alla consacrazione della chiesa di Santa Chiara in Napoli, il canonico di Caserta Enrico Mari e tra gli altri anche Guglielmo, arciprete della cattedrale di Muro elevato dallo stesso papa Clemente VI.
Con la morte di Roberto d’Angiò ebbero inizio le lotte tra il ramo angioino d’Ungheria e quello francese per il possesso del Regno di Napoli, anche i feudi subirono gli effetti di quelle ostilità.
Muro passò ai Durazzo, ma avendo Lodovico e Roberto concorso nell’uccisione di Andrea d’Ungheria, la diocesi fu sottoposta a una terribile devastazione.
Quando poi Lodovico riacquistò il feudo, si levò contro la regina Giovanna, ma questa lo lasciò morire in carcere, provocando la vendetta del figlio Carlo che la fece strangolare nel castello di Muro.
Nel periodo dello scisma d’Occidente le vicende del vescovato si confusero poiché il vescovo Antonio seguì l’antipapa avignonese Clemente VII e fu scomunicato dal pontefice romano Urbano VI.
Egli, dopo essere fuggito a Buccino, fece sopprimere il vescovato murano ed elevò a cattedrale la chiesa di Santa Maria di Buccino, della quale fu insignito primo vescovo nel luglio del 1386: da ciò derivò l’appellativo «Bossinense», più volte dato ai vescovi di Muro.
Ritornata la sede nel luogo di origine, durante il XV . il napoletano Giovanni Bonifacio de Pannella, nel 1411, ordinò al clero della diocesi di presentargli i titoli comprovanti le qualità di ognuno e i diritti per i benefici annessi alle proprie cariche, come si rileva dai volumi dei Bollari dell’archivio vescovile murano.
Gli successero sette vescovi fino a Nicola Antonio de Piscibus, che rinunciò al vescovato in favore del nipote Antonio Camillo.
Di essi Guiduccio della Porta risiedette a Muro, Barnaba de Molina ebbe in commenda il monastero di San Michele Arcangelo in Vulture, vicino a Monticchio.
Qui la pratica devozionale diffusa dal monachesimo greco verso san Nicola, san Giuliano, san Michele Arcangelo, si era congiunta ai culti latini degli evangelisti Andrea e Marco, di san Leonardo e dei martiri Sebastiano e Lorenzo.
Dal XV . si verificò una forte crescita di religiosità con la fondazione di cappelle dedicate alla Vergine e l’edificazione di conventi francescani, difatti, i conventuali si insediarono a Muro nel 1343, i cappuccini nel 1585 e le clarisse nel 1608.
Dopo la pestilenza del 1528 si accentuò pure il culto dei santi taumaturghi e nell’anno 1517 s’incrementò la devozione verso san Quirico martire, dopo che il vescovo Ugolini ne traslò le reliquie da Roma insieme ai frammenti di santa Giuditta.
Al risveglio religioso contribuirono le confraternite operanti nella diocesi per pregare, celebrare i riti, assistere i malati e soccorrere i pellegrini.
II - Da Trento al concordato del 1818
Concluso il concilio di Trento, che obbligò i vescovi alla residenza e alle visite pastorali, giunse a Muro Filesio de Cittadinis il quale aveva subito recepito lo spirito innovativo del Tridentino.Egli applicò le disposizioni conciliari, costruendo il seminario e celebrando nel 1565 un sinodo di cui sono andati perduti gli atti.
Sulla stessa linea di riforma si mossero i successori Giulio Ricci (1572-1575), Daniele Vocazio (1575-1577), Vincenzo Petrolino (1577-1606) coadiuvato dal domenicano Vincenzo Malatesta; essi istituirono i fondi per dotare le fanciulle povere e sovvenire i sacerdoti indigenti.
Nel corso del XVI . si avvicendarono presuli di notevole cultura, spesso provenienti da diocesi lontane.
Tomeo e Clemente Confetto, Ascanio Ugolini, Francesco Maria Annoni, Alfonso Pacella s’imbatterono nella natura aspra dei luoghi, nell’ostilità del clero e degli amministratori, nelle difficoltà di convocare i sinodi.
Si distinse per cultura e capacità Giovanni Carlo Coppola (1643-1652), poeta noto con il nome di «Tasso sacro», autore di poemi, alcuni dei quali messi all’Indice.
Destinato a Muro nel 1643 da papa Urbano VIII, il vescovo si adoperò per combattere la diffusione della magia, dell’usura e dell’astrologia, nel 1645 convocò un sinodo ma l’opposizione del clero e della stessa università impedirono l’applicazione dei decreti.
Dopo la pestilenza del 1656 e una serie di disastrosi terremoti, all’inizio del secolo successivo Domenico Antonio Manfredi (1724-1738) riorganizzò il capitolo, regolò il seminario, tenne visite pastorali annuali, celebrò dieci sinodi, istituì monti frumentari e di pietà, mise in ordine gli atti delle proprietà ecclesiastiche e creò un archivio per custodirne i documenti.
Durante il suo episcopato nacque il venerato taumaturgo san Gerardo Maiella, che visse mentre era vescovo Vito Moio (1744-1767); in queste terre si radicò la devozione per san Giustino de Jacobis, vescovo missionario in Abissinia e fiorì il culto per i venerabili Domenico Blasucci e Domenico Girardelli.
Negli anni successivi la città, ove era stata fondata l’Accademia degli Eclissati, vide progredire gli studi del seminario, portati ad alti livelli dall’opera del vescovo giurista Carlo Gagliardi (1767-1778).
Sulla formazione del clero incise poi la presenza di Luca Nicola De Luca (1778-1792), precettore del giovane Gaetano Filangieri e autore di opere teologiche.
Durante la rivoluzione del 1799 Muro fu incendiata e saccheggiata dalle orde sanfediste capitanate da Gerardo Curcio di Polla, detto Sciarpa.
Dopo la cattura dei repubblicani, numerosi ecclesiastici furono condannati all’esilio e rientrati dalla Francia aderirono alla carboneria, prendendo parte ai moti del 1820-1821 e del 1848.
III - Dal 1818 al Vaticano II
Con il concordato del 1818 la diocesi fu sul punto di essere soppressa, ma il vescovo Giovanni Filippo Ferrone (1797-1826) si adoperò perché venisse ancora conservata e nel 1854 Tommaso Antonio Gigli (1832- 1858) vi fondò l’ospedale diocesano.I fatti politici del 1860 costrinsero monsignor Francesco Saverio D’Ambrosio all’esilio e quando nel 1872 rinunciò al vescovato gli subentrò Raffaele Capone (1883-1908) che rifece la cattedrale, la cappella del Santissimo Sacramento, il seminario, il palazzo vescovile.
All’alba del XX . Alessio Assalesi (1909-1911) migliorò gli studi nel seminario e aiutò la popolazione nel terremoto del 1910, ma fu Giuseppe Scarlata (1912-1935) a fondare l’ospizio di mendicità, a dare un notevole impulso all’Azione cattolica e al culto dell’eucarestia con la celebrazione di quattro congressi eucaristici.
L’opera fu continuata da Giacomo Palombella che attuò un vasto programma assistenziale e costruì una nuova cappella nell’episcopio.
È ricordato per la cura della cattedrale e del seminario, per il restauro del palazzo vescovile monsignor Umberto Altomare (1962-1970).
Dopo di lui la diocesi di Muro fu unita ad personam a quella di Potenza il 25 dicembre 1970.
Suffraganea di Conza fino al 1979, poi di Potenza dal 1979 al 1986, a seguito della revisione del concordato del 1929 la sede è stata unita pienamente a Potenza il 30 settembre 1986.
Bibliografia
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Diocesi di Muro Lucano
Chiesa di San Nicola
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.