Diócesis histórica de Nicotera
HISTORIA
I - Le origini
La istituzione della diocesi di Nicotera è documentata a partire dalla fine del VI sec., quando papa Gregorio Magno scrisse al suddiacono regionale affinché vigilasse sulla chiesa di Nicotera in quanto il suo vescovo era in penitenza.Del periodo precedente abbiamo il riferimento della Massa nicoterana che faceva parte del Patrimonio di San Pietro in terra Bruttiorum.
Non abbiamo notizie di altri vescovi fino all’anno 787, quando il vescovo Sergio prese parte al concilio di Nicea ove si sottoscrisse Sergius indignus episcopus nicoterensium.
Quando nell’anno 902 i saraceni distrussero totalmente la città, uccisero il vescovo Cesareo che fu legato alla coda di un cavallo e trascinato per l’intero perimetro delle mura cittadine.
Per la sua testimonianza di fede e il martirio patito la Chiesa locale lo venera con il titolo di beato.
II - Periodo bizantino - Sin dall’VIII sec., con il processo di ellenizzazione della regione, la diocesi di Nicotera viene assoggettata all’obbedienza del patriarca di Costantinopoli e dal rito latino passò a quello greco che perdurò fino al XIV-XV sec.; il vescovo esercitava la sua giurisdizione sui chierici sia greci che latini.
Sulla collina prospiciente il mare e nella stessa marina fiorirono numerosi conventi di monaci italo- greci, le cui testimonianze architettoniche hanno lasciato tracce ancora visibili.
La chiesa cattedrale, ubicata sui resti del tempio greco di Diana Medamea, risultava dedicata alla Madonna di Romania, titolo che perdurò fino al 1304.
III - Periodo normanno - I normanni che sin dal 1059 si erano stabiliti a Mileto elevandola a sede della contea erano alla ricerca di un approdo marittimo per raggiungere molto speditamente la Sicilia e cacciare gli arabi dall’isola.
Fu per questo che Roberto il Guiscardo nel 1065 decise di ricostruire la città che era stata distrutta nel 902, spostandola sulla collina prospiciente il mare.
Essendo passata, la città, in eredità al gran conte Ruggero d’Altavilla, questi la dichiarò città regia e demaniale, spostandovi la domus regia e i praedia regis.
Papa Urbano II, Costanza d’Altavilla, san Bruno di Colonia, san Gerlando di Besançon, Gioacchino da Fiore furono tra i personaggi importanti accolti nella città, dove sin dal 1065 era iniziato il processo di latinizzazione con l’arrivo dei monaci dalla natia Normandia, che costruirono due conventi, a Nicotera e a San Nicola de Legistis.
Venne anche nominato il vescovo dopo il vuoto secolare dovuto alla distruzione della città e fu restituita la diocesi alla Sede apostolica, divenendone immediatamente soggetta.
Durante questo periodo si stabilirono a Nicotera i benedettini, i certosini e i florensi.
Di questo periodo aureo si conosce il nome di un solo vescovo, Pellegrino, presente al III concilio ecumenico Lateranense nel 1179.
IV - Periodo svevo-angioino-aragonese - Sotto Federico II la città raggiunse il suo massimo splendore e venne riconfermata città regia e demaniale e potenziandovi il porto greco che unitamente a quello di Brindisi divenne sede per la costruzione e la riparazione della flotta imperiale.
Il commercio e la vendita della seta conobbero un periodo prospero grazie all’arrivo degli ebrei ai quali fu concesso di erigere la Giudecca ancora oggi esistente.
Arrivarono anche i francescani per completare l’opera di rilatinizzazione e venne fondato un monastero di clarisse a opera di san Ludovico d’Angiò vescovo di Tolosa allora dimorante in città unitamente alla corte reale.
Nel 1304 fu ucciso in seguito alle lotte tra gli aragonesi e gli angioini il vescovo Tancredi e la diocesi fu soppressa e aggregata a Mileto prima, e a Reggio dopo in qualità di colleggiata.
Papa Bonifacio IX con bolla del 14 agosto 1392 reintegrò il vescovato, che però perse parte del territorio e l’immediata soggezione alla Sede apostolica.
Fu inoltre dedicata alla Vergine Assunta e non più alla Madonna di Romania la chiesa cattedrale e arrivarono i frati celestini nella città che ormai era stata ceduta in feudo, perdendo così la sua prerogativa di città demaniale.
V - Periodo moderno - Durante il XVI . ben quattro vescovi appartennero alla famiglia De Gennaro e amministrarono la città anche come signori della stessa, regolata dall’arbitrio dei funzionari, sicché la nobiltà e l’alta borghesia cittadina emigrarono nella vicina Tropea.
Alla fine del secolo il vescovo Ottaviano Capace (1582-1619) per ripristinare le regole e riformare i costumi convocò ben dieci sinodi e aprì una scuola per la preparazione del clero.
Sorsero intanto i conventi dei frati domenicani e dei frati minimi.
La città nel 1602 visse gli ultimi avvenimenti legati a Tommaso Campanella e più tardi, nel 1638, subì l’ultimo assalto da parte dei turchi che la misero a ferro e a fuoco.
Nel 1659 il vescovo Ercole Coppola eresse il seminario vescovile.
Per errore, e per la terza volta a Nicotera, il vescovo venne ucciso.
Si trattava di Francesco Biancolella che il 7 febbraio 1669 morì tragicamente, turbando l’animo del pontefice Clemente IX che in un primo tempo aveva deciso di comprare la città per demolirla senza lasciare vestigia e in seguito nominò Francesco Aricò dei frati minimi.
L’ultimo vescovo di Nicotera è stato Giuseppe Vincenzo Marra (1792- 1816): dopo la sua morte, con il concordato del 1818, le due diocesi di Nicotera e Tropea venivano unite aeque principaliter in persona episcopi.
Dal 1818 a oggi
Le diocesi di Nicotera e Tropea, unite aeque principaliter nella persona del vescovo Giovanni Tomasuolo, ebbero vita difficile perché si acuirono i contrasti tra il clero delle due città a causa della residenza del vescovo.La pacificazione si ebbe con Michelangelo Franchini (1832-1854), che si distinse per la cura pastorale verso le popolazioni delle due antiche diocesi, ma anche per quelle del territorio amanteano che i suoi immediati predecessori avevano chiesto di smembrare per annetterlo a Cosenza.
Fu certamente un grande privilegio per lui ricevere re Ferdinando II nella sua residenza a Tropea nel 1833 e a Nicotera nell’anno successivo.
Ma la sua memoria è legata alla cura spirituale e alla istruzione religiosa dei fedeli, per i quali pubblicò nel 1835 un Compendio della dottrina cristiana, e all’impegno che dedicò al seminario e alla formazione del clero.
Tuttavia non mancarono tra il clero simpatie rivoluzionarie verso i moti risorgimentali e adesioni all’impresa garibaldina specialmente a Nicotera, ove aderirono numerosi sacerdoti che contribuirono a dare corpo ad atteggiamenti anticlericali e massonici che si espressero in contrasti e manifestazioni plateali.
In un clima siffatto si svolse l’episcopato di Filippo De Simone (1855-1889) che prese parte al concilio ecumenico Vaticano I, ma visse gravemente ammalato ed ebbe come coadiutore il benedettino Luigi Maria Vaccari (1872-1887), mariologo, molto attivo nella formazione del clero e nelle opere sociali.
Nonostante il clima anticlericale imperante egli riuscì nel 1862 ad aprire il seminario di Nicotera e a contrastare con tatto e diplomazia gli anticlericali; iniziò inoltre l’opera di ristrutturazione della chiesa cattedrale di Nicotera che venne, poi, completata dal suo successore Taccone Gallucci.
Le ostilità massoniche di cui fu vittima accrebbero l’apprezzamento verso di lui da parte del clero di Nicotera e di quello di Tropea.
Il sinodo da lui tenuto dal 2 al 26 aprile 1883 fu l’ultimo della diocesi e rimase a lungo un riferimento fondamentale per la vita della diocesi, anche con gli aggiornamenti di Domenico Taccone Gallucci (1891-1908) che si distinse per le ricerche di storia ecclesiastica e particolarmente per i Regesti pontifici relativi alle chiese della regione calabrese.
A lui si deve il rinvigorimento del culto di Santa Domenica, della quale recuperò le reliquie nel 1893.
Ma fu l’episcopato di Giuseppe Leo (1910-1920) che nuovamente pacificò la diocesi con la santità della sua vita e con lo zelo apostolico che animò la sua azione in una società gravemente colpita dal terremoto del 1905, dalle vicende della prima guerra mondiale e dalla turbolenza legata alle lotte sociali e politiche che segnarono l’apparire del movimento fascista.
Quando il suo giovane successore Felice Cribellati (1921-1952) giunse in diocesi trovò il clima politico dominato dai fascisti e, pur essendo ammirato per il fascino oratorio che esercitava, diede al suo governo una forte impronta personale.
Restaurò la cattedrale di Tropea, che fu restituita all’originario stile normanno nel 1931 e quella di Nicotera nel 1933 anch’essa riportata all’architettura voluta da E.
Sintes sul finire del XVIII . Durante il suo episcopato il servo di Dio don Francesco Mottola (1900-1968), sacerdote tropeano, fondatore degli oblati laici del Sacro Cuore, diede inizio alle sue opere di formazione spirituale e sociale, riconosciute e approvate da tutti i vescovi successivi.
Nello stesso periodo la serva di Dio Elisa Miceli (1904-1976) dava inizio a Longobardi, nella diocesi inferiore, alla congregazione delle suore catechiste rurali del Sacro Cuore.
Gli ultimi vescovi della diocesi furono Agostino Saba (1953-1961), storico della Chiesa, proveniente dall’Università cattolica, il quale ristrutturò l’episcopio di Nicotera, reso fatiscente dal lungo abbandono in cui era caduto, e l’attiguo palazzo del seminario di Nicotera, che riuscì a restituire in proprietà alla diocesi per mezzo di un processo civile.
È merito di questo grande prelato la ristrutturazione dei locali del santuario di Monte Pozo, che trasformò in seminario estivo.
Qui egli trascorreva le vacanze con i suoi seminaristi.
Altra sua grande realizzazione fu l’istituzione dell’Adorazione perpetua nella chiesa del Rosario di Nicotera, con la venuta delle suore Figlie della Chiesa e la consegna dei locali del vecchio monastero delle clarisse, sempre di Nicotera, alle suore oblate del Rosario, con l’istituzione di una scuola parificata di Economia domestica molto frequentata dall’intero comprensorio.
Giuseppe Bonfiglioli (1961-1963) partecipò alle sessioni del concilio ecumenico Vaticano II e sancì lo smembramento definitivo della diocesi inferiore; Vincenzo De Chiara (1973- 1979), vescovo di Mileto, ebbe pure la nomina a vescovo di Nicotera e Tropea.
È merito di questo prelato la realizzazione del museo diocesano di Nicotera nel 1975, il primo istituito nella regione dopo quello di Rossano, nei locali del palazzo vescovile.
Le tre diocesi furono quindi unite nella persona di un unico vescovo, che il 5 marzo 1979 rinunciò per raggiunti limiti di età e a cui successe Domenico Cortese (1979), nominato con bolle distinte vescovo di Mileto e di Nicotera e Tropea.
Il 30 settembre 1986 la diocesi di Nicotera e Tropea veniva pienamente unita alla diocesi di Mileto per formare una sola diocesi con la denominazione di diocesi di Mileto- Nicotera-Tropea.
Bibliografía
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Diócesis de Nicotera
Chiesa di San Nicola
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La facciata principale della Chiesa di Santa Maria Assunta a Nicotera -
Veduta dell’aula dall’ingresso -
L’area presbiteriale
Diócesis
FUENTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.