Diócesis de Gaeta
HISTORIA
I - Le origini e l’età medievale
L’arcidiocesi di Gaeta si sviluppa nel territorio compreso tra la fascia marittima di Fondi e il fiume Garigliano e, verso l’interno, lungo la fascia pedemontana che si estende da Monte San Biagio a Castelforte.Sono soggette alla sua circoscrizione le isole di Ponza e dell’arcipelago omonimo.
Furono forse le strutture viarie antiche (Appia e Flacca) e la portualità a costituire le condizioni adatte per il propagarsi della fede cristiana nel suo territorio, così come era avvenuto nei vicini centri campani di Pozzuoli, Cuma, Miseno e Liternum.
A seguito di complesse vicende, tra la fine dell’VIII e il IX sec. le limitrofe diocesi di Formia e Minturno, più antiche ma in quel tempo attaccate dai pirati saraceni, furono sostituite da Gaeta; Fondi, invece, perdurò fino al 1814, allorché venne estinta e la sua provincia fu assegnata a Gaeta.
In una lettera di papa Adriano I del 788 si fa già riferimento a Campolus, Caietanus episcopus e papa Gregorio IV nell’830 informa di alcune proprietà della Gaietanae Ecclesiae, tuttavia tra l’840 e l’846 allude di nuovo a un episcopus Formiensis o Formianae Ecclesiae; si può ipotizzare che qui, come succede in altri casi, il pontefice facesse riferimento al titolo impiegato negli atti ufficiali per le donazioni, mentre il clero e il vescovo erano in effetti altrove.
In ogni caso, alla metà del IX sec. la sede episcopale fu per sempre limitata a Gaeta.
In questo periodo furono vescovi nell’846 Costantino, nell’861 Leone, nell’880 Buono e nell’899 Diodato.
Nell’alto Medioevo Gaeta, liberatasi dalla sudditanza bizantina di Napoli e costituitasi in ducato autonomo, registrò una forte espansione economica e culturale.
Molti vescovi del IX e X sec. provennero dalla famiglia dei duchi di Gaeta; nel 920, per esempio, fu vescovo Leone, superiore dell’abbazia benedettina dei Santi Teodoro e Martino, che si trovava vicino «ad portum novum».
Altri monasteri furono molto attivi nella diocesi e divennero centri di produzione letteraria e artistica; tra i più operosi quello «in loco dicto Planciano» (San Michele Arcangelo in Planciano), il monastero della Santissima Trinità, attestato già nel 1100 e ricordato fino al 1391, e l’abbazia cisterciense di Santa Caterina.
Sant’Erasmo, patrono di Formia, fu proclamato patrono di Gaeta dopo il 917, quando il vescovo Bono trovò le sue reliquie nascoste in uno dei pilastri della chiesa di Santa Maria.
Furono coniate monete con la sua effigie e il 3 febbraio del 1106 papa Pasquale II consacrò la cattedrale della città al suo nome e a quello della Vergine; il campanile normanno fu aggiunto alla fine del XII . La diocesi dipendeva direttamente dalla Santa Sede, che aveva alcuni privilegi in città; per questo nel 1090 papa Urbano II ordinò il cassinese Rinaldo vescovo di Gaeta.
Durante il XII . i papi confermarono più volte i benefici della Chiesa gaetana, soprattutto dopo che, tra il 1118 e il 1119, Giovanni di Gaeta, «d’antica nobiltà ricevé l’abito nel sacro monastero di Monte-Cassino, e poi per le sue qualità e bontà di vita, fu assunto al Trono Pontificio col nome di Gelasio II...
e mentre questo pontefice menava vita monastica, scrisse la vita e il martirio di Sant’Erasmo Vescovo e Martire» (cfr. P. Sarnelli, La guida de’ forestieri, Napoli 1769, 229-230).
Di particolare rilevanza fu la risoluzione del 1159 di Adriano IV che stabilì con precisione i limiti giurisdizionali della diocesi.
Rare occasioni turbarono la diocesi nel basso Medioevo.
Nel 1274 il vescovo Benvenuto fu perdonato da papa Gregorio X dalla colpa di aver parteggiato per Manfredi di Svevia.
Durante lo scisma d’Occidente si rifugiò a Gaeta l’antipapa Clemente VII; qui si imbarcò per Marsiglia e Avignone con i cardinali del suo partito: il vescovo Giovanni, arcidiacono di Benevento, avendo accettato la sua nomina, fu sostituito con Pietro da papa Urbano VI, anche se continuò a essere considerato come il vescovo legittimo dai papi francesi fino al 1390.
Sempre a Gaeta il re di Napoli Ladislao attese papa Gregorio XII, deposto dal concilio di Pisa nel 1409; nel giugno del 1408 il pontefice aveva trasferito il vescovo Marino Merula a Sorrento e lo aveva sostituito con Domenico Giovanni, confessore del re, però Marino non accettò il trasferimento e resse la diocesi fino alla morte, sopraggiunta nel 1422.
Alla fine del XV sec. la circoscrizione fu retta dal vescovo Francesco Patrizi (1460- 1494), un insigne umanista amico di papa Pio II e autore di apprezzate opere di pedagogia, di filosofia e di politica.
II - L’età moderna e contemporanea
Sia nelle fasi precedenti il concilio di Trento sia nella sua successiva applicazione, i vescovi di Gaeta si segnalarono per la forte impronta pastorale ed evangelizzatrice.Dopo il lungo episcopato di Tommaso De Vio (1519-1534), interprete della Summa di san Tommaso e legato pontificio in Germania all’inizio della Riforma, la cattedra fu occupata per più di un secolo e mezzo da prelati di origine spagnola, che nella maggior parte dei casi, a differenza del domenicano, ebbero la loro residenza nella diocesi e furono di solito sepolti nella cattedrale.
Il legame con la Spagna fu forte; Andrea Doria, ammiraglio di Carlo V, aveva sconfitto proprio nelle acque del golfo la flotta francese, dopo di che ebbe inizio la costruzione (1528-1532) di una più ampia cerchia di mura che includeva anche il monte Orlando.
A Gaeta, poi, uno dei vincitori di Lepanto, Marcantonio Colonna, prese il mare e al ritorno depositò nella cattedrale lo stendardo che gli aveva affidato papa Pio V.
È possibile che i candidati abbiano ricevuto molte volte la nomina episcopale direttamente a Madrid, questo spiega perché la sede fu a lungo vacante: sette anni e mezzo dopo la morte di Pedro de Oña nel 1626, la diocesi fu allora amministrata dall’arciprete della cattedrale, Tommaso Vizzoso, eletto vicario capitolare; tre anni dopo l’episcopato di Anton Juan Paredes nel 1662; due anni e mezzo dopo la morte di Baltasar di Valdés y Noriega nel 1667.
Eppure, nonostante l’attenzione che i vescovi gaetani assicurarono alle prescrizioni tridentine, solo nel XVIII sec. fu eretto un seminario diocesano; questa risoluzione fu presa dall’anziano teatino Gennaro Carmignani, durante il suo lungo episcopato (1738-1770).
Il successore, Carlo Pergamo, diede inizio a un sinodo diocesano nel 1779; poco dopo (1792), durante l’episcopato di Gennaro Franconi, la cattedrale fu oggetto di modifiche architettoniche che ne trasformarono notevolmente l’aspetto.
Il XIX sec. fu per la diocesi estremamente tormentato; Michele Sanseverino, successore del vescovo Riccardo Capece Minutolo, morto nel 1801, fu scelto dal re di Napoli nel 1805, ma pochi anni dopo (1808) fu costretto a fuggire verso la Sicilia, dove morì quattro anni dopo.
Allora, fu nominato amministratore della diocesi il canonico Giuseppe Ianitti.
Nel 1818 accettò la nomina Francesco Buonomo, vicario capitolare e rettore del seminario, che energicamente aveva ristrutturato (in quel momento contava ottanta alunni); nello stesso anno, furono riordinate le circoscrizioni diocesane del regno: Gaeta rimase immediatamente soggetta alla Santa Sede.
La sera del 24 novembre 1848 Pio IX, fuggito da Roma in seguito alla grave confusione civile e politica vestito da semplice prete, accompagnato dal conte Spaur, ministro di Baviera presso la Santa Sede, dalla contessa Spaur, dal cardinale Antonelli e dal segretario dell’ambasciata di Spagna, arrivò a Gaeta dove prese alloggio in un piccolo albergo.
Però Ferdinando II di Borbone, re di Napoli, ordinò che il pontefice abitasse nel Palazzo reale; intanto a Gaeta arrivarono molti cardinali (alcuni si ritirarono nel Borgo e a Porto Salvo, altri a Mola di Gaeta), gli ambasciatori e i ministri presso la Santa Sede; sopraggiunse anche il granduca di Toscana, con la famiglia e la corte.
A essi si unì pure il re con la regina, Maria Teresa d’Austria, che proprio a Gaeta diede alla luce una bambina, Maria Grazia Pia, battezzata nella cattedrale dal papa.
Il 31 dicembre Pio IX, che restò in città parecchie settimane, elesse la diocesi ad arcidiocesi.
I vescovi che hanno guidato la Chiesa di Gaeta tra le due guerre mondiali sono stati Francesco Niola (1891-1920), Pasquale Berardi (1921-1923) e Dionigi Casaroli (1926-1966), che tra il 14 e il 16 ottobre 1934 celebrò un sinodo diocesano, il primo dopo quello del 1779.
All’inizio del Novecento la diocesi contava circa 83.000 fedeli, (ma negli anni Trenta erano aumentati quasi a 100.000) e includeva trentotto parrocchie, diventate quarantatré venti anni più tardi.
Nel 1975 i fedeli erano poco meno di 130.000 e le parrocchie cinquantuno.
Dal 12 febbraio 1997 l’arcidiocesi è retta da Pier Luigi Mazzoni, subentrato a Vincenzo Maria Farano, si occupa di circa 159.000 fedeli e comprende cinquantasette parrocchie; interessa diciassette comuni, divisi tra la provincia di Latina (Campodimele, Castelforte, Fondi, Formia, Gaeta, Itri, Lenola, Monte San Biagio, Minturno, Ponza, Sperlonga, Santi Cosma e Damiano, Spigno Saturnia, Ventotene) e la provincia di Frosinone (Ausonia, Coreno Ausonio, Pastena).
Bibliografía
Kehr VIII 85-89;G. Andrisani, Pio IX a Gaeta, Gaeta 1974;
P. Capobianco, I Papi a Gaeta nella storia, Gaeta 1989;
G. De Matteo, Gli assedi di Gaeta. 846- 1861, Gaeta 2002.
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Diócesis de Gaeta
Chiesa di Maria Assunta in Cielo
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FUENTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.