I nuovi equilibri politici nati dal trattato di Utrecht del 1713 e le riforme volute da Vittorio Amedeo II influirono anche sulle strutture ecclesiastiche della valle di Susa. La politica sabauda portò infatti a far coincidere i confini ecclesiastici con quelli dello Stato recentemente tracciati. I territori alpini acquisiti, in precedenza territorio del re di Francia, vennero quindi inquadrati ecclesiasticamente nelle neonate diocesi di Pinerolo (1748) e di Susa (1772). La nuova diocesi di Susa nacque il 3 agosto 1772 con la bolla Quod nobis di Clemente XIV. Il territorio diocesano risultò dall’unione delle parrocchie valsusine dipendenti dalla collegiata di San Giusto in Susa, dall’abbazia di Novalesa, dalla Sacra di San Michele e – dal 1794 – da quelle dell’alta valle già della prevostura d’Oulx e dal 1748 parte della diocesi di Pinerolo. Le quattro istituzioni erano governate da abati commendatari. La nuova diocesi quasi coincideva con l’allora provincia di Susa. Dopo sei anni di governo del vicario capitolare Ludovico Giuseppe Majneri, il 4 aprile 1778 la diocesi venne affidata al primo vescovo, Giuseppe Francesco Maria Ferraris di Genola, che governò la diocesi fino al 1800, anno della morte. Le guerre napoleoniche impedirono la nomina di un nuovo vescovo. I riassetti delle giurisdizioni ecclesiastiche operate da Napoleone comportarono poi, nel 1805, la soppressione della diocesi, la quale venne accorpata a Torino. Tale annessione durò fino al 1817, quando papa Pio VII provvide a ricostituirla nominando vescovo Giuseppe Prin. Il suo episcopato durò cinque anni (1817-1822), durante i quali procedette alla ricostituzione del seminario vescovile e degli uffici diocesani. Dopo quasi due anni di sede vacante, gli succedette Francesco Vincenzo Lombard (1824-1830), sotto il cui governo venne indetto il primo sinodo diocesano (1829). A Lombard seguirono Pietro Antonio Cirio (1832-1838) e Pio Vincenzo Forzani (1840-1844). Fu poi la volta del lungo episcopato di Giovanni Antonio Odone (1845-1866), che compì più volte la visita pastorale di tutte le parrocchie e favorì le opere di carità del canonico Rosaz. Alla morte di Odone, per contrasti tra Stato e Chiesa che impedirono la nomina dei vescovi, si ebbe una vacanza della sede di sei anni. La diocesi venne governata, in questo periodo, da Giuseppe Sciandra, vicario capitolare. Nel 1872 il papa nominò vescovo di Susa il provinciale dei carmelitani scalzi di Piacenza Federico Mascaretti di San Giuseppe (1872-1877), che provvide a riformare il seminario, rinnovandone le strutture e il corpo insegnanti; pose molta attenzione all’educazione dei giovani e favorì, come il suo predecessore, le opere del canonico Rosaz. Proprio quest’ultimo fu chiamato a succedergli, quando Mascaretti, per motivi di salute, rinunciò alla sede episcopale. Edoardo Giuseppe Rosaz (1878-1903), nativo di Susa, fu il secondo vescovo di origine valsusina. Nell’ottica della carità era nata la sua volontà di dare un tetto alle ragazze fuggite di casa, sole o abbandonate, per le quali aveva fondato il «Ritiro » (1856). Rinnovò profondamente la diocesi, chiamandovi i salesiani, i frati minori conventuali, le suore di san Giuseppe, i Fratelli delle Scuole cristiane, e dando vita alla congregazione delle suore terziarie francescane. Intrattenne amicizia con don Bosco. Grazie al suo impegno venne eretta nel 1899 la statua della Vergine sulla vetta del Rocciamelone (3538 metri). Promosse la stampa, fondando nel 1897 il giornale cattolico «Il Rocciamelone » (in seguito divenuto «La Valsusa»). Morì il 3 maggio 1903. Il processo di canonizzazione, avviato nel 1930, si è concluso con la beatificazione del 14 luglio 1991, in occasione della visita apostolica di Giovanni Paolo II a Susa. Gli succedette Carlo Marozio (1903- 1910), vercellese, il quale rinnovò il seminario, celebrò il millenario del martirio di san Giusto e indisse il secondo sinodo diocesano (1908). Il successore, Giuseppe Castelli (1910- 1921), visitò tre volte tutta la diocesi, curò il sorgere delle opere giovanili di Azione cattolica, rivitalizzò la stampa diocesana e promosse i congressi eucaristici celebrandone il primo nel giugno 1920. Fu trasferito a Cuneo nel 1921. Il successore Umberto Rossi (1921- 1932) ridiede vita al seminario istituendo l’Opera delle vocazioni. Proseguendo sulle orme del predecessore, diede ulteriore impulso all’Azione cattolica, ne costituì la prima giunta e animò personalmente le riunioni e le adunate. Celebrò cinque congressi eucaristici diocesani, favorì la stampa, l’azione missionaria, e avviò importanti lavori in seminario e i restauri della cattedrale. Dedicò molta attenzione anche al culto della Madonna del Rocciamelone, promuovendo il rifacimento della cappella-rifugio sulla vetta e la solenne incoronazione del trittico di Rotario (1930). A lui si deve l’inizio del processo informativo diocesano per la beatificazione di monsignor Rosaz. Nel luglio 1932 venne chiamato a reggere la diocesi di Asti. Il vescovo Umberto Ugliengo (1932- 1953) è ricordato soprattutto per lo zelo profuso negli anni della seconda guerra mondiale nella difesa delle popolazioni dalle violenze nazi-fasciste. A lui si devono il terzo sinodo diocesano (1953), tre congressi eucaristici (1934, 1948, 1953), due congressi mariani (1937 e 1949), la Peregrinatio Mariae e la consacrazione della diocesi al Sacro Cuore di Gesù (1948). Dopo la morte di Ugliengo, nel 1954, venne trasferito a Susa da Fiesole Giovanni Giorgis, il quale però non prese mai possesso della diocesi a causa di un’improvvisa malattia che lo portò in breve tempo alla morte. Fu nominato amministratore apostolico e poi vescovo Giuseppe Garneri (1954-1978), parroco della cattedrale di Torino. Sotto il suo episcopato vennero rinnovate numerose chiese e fu costruito il santuario diocesano della Madonna del Rocciamelone a Mompantero (1958); partecipò al Vaticano II (1962-1965). Gli succedette il canavesano Vittorio Bernardetto (1978-2000), al quale si deve l’organizzazione della visita di papa Giovanni Paolo II a Susa in occasione della beatificazione di monsignor Edoardo Giuseppe Rosaz nel 1991. Fu anche il promotore delle assemblee diocesane; celebrò il centenario della statua della Vergine sulla vetta del Rocciamelone (1999) e del settimanale diocesano «La Valsusa» (1997). Nel 2000, pochi mesi prima di dimettersi per raggiunti limiti di età, inaugurò il museo diocesano di arte sacra. Suo successore è Antonio Badini Confalonieri.
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Se muestra sólo edificios en relación a los cuales se dispone de una georeferenciación exacta×