Questa diocesi inizia – con una certa continuità e ufficialmente – la sua vicenda storico-ecclesiale tra le diocesi d’Italia con il vescovo Riso, eletto a questa cattedra nell’anno 1066, essendo arcivescovo di Salerno Alfano I, come risulta dalla bolla originale custodita in archivio. È diocesi autonoma dalla sua nascita al 1818, da quell’anno fino al 1972 è unita a Cava (Cavensis-Sarnensis) aeque principaliter, con cattedrale, capitolo, curia e vicario generale propri, e distinti diritti e doveri. Dal 1972 il vescovo di Nocera è anche vescovo di Sarno fino all’unione piena avvenuta il 30 settembre del 1986. È bene notare che la diocesi di Sarno presenta una serie di vescovi più continua della Chiesa nocerina, anche se quella fu, purtroppo, afflitta dalla piaga dei vescovi commendatari, i quali non risiedevano in loco, ma l’amministravano mediante loro vicari. La cattedrale ha come titolare san Michele Arcangelo. Inizialmente la chiesa, a tre navate di stile gotico antico, piuttosto bassa, aveva un coro al centro del transetto, con la cattedra del vescovo e l’altare maggiore. Tutt’intorno erano stati eretti ben dodici altari. Il primo restauro risale al XVI . quando era vescovo di Sarno Antonio D’Aquino (1595-1618). Fu questo vescovo che, nel 1596, aprì in Sarno un vero e proprio seminario che funzionò fino agli anni Trenta del XX . L’attuale «duomo», così la chiesa – oggi parrocchia – è comunemente conosciuta, deve il suo splendore a monsignor Stefano Sole di Castelblanco, il quale in soli tre anni lo fece costruire dalle fondamenta a una sola navata, con otto cappelle laterali. Fu consacrato il 13 maggio 1629. Il cassettonato fu arricchito, nel XVIII sec., grazie al vescovo Antonio de Tura di Solfora (Av), di una quadreria costituita da pregevoli tele del Solimena e del Tucci. Ecco quanto si legge, a proposito dell’opera commissionata ai due Solimena e al Tucci per la quadreria del cassettonato di cui sopra, in una relazione del canonico cantore e segretario del capitolo cattedrale, Antonio Barbaroli, rinvenuta in quell’archivio molto ricco di documenti: «Oggi 19 agosto 1694, si sono finiti i quadri dell’intempiatura di questa chiesa cattedrale di Sarno, fatta tutta a spese dello illustrissimo Mons. Tura, vescovo di questa città. I tre quadri sono stati dipinti dal maestro Angelo Solimena, padre del pittore Francesco, il quale attualmente lavora a Napoli ed ha fama di grande pittore. «Questi, cioè Francesco, ha fatto il disegno dei tre quadri più grandi, dipinti poi dal padre, eccetto la testa del Padre Eterno del quadro centrale, che è stata ritoccata di propria mano dal suddetto Francesco e si sono pagati ducati 200; gli altri 18 quadri sono stati dipinti dal pittore Carlo Tucci della città di Gravina e si sono pagati altri 200 ducati… L’oro, il gesso e gli altri colori sono stati posti dal pittore don Nicola De Blasi di Nocera. La cona del coro, il baldacchino sul trono del vescovo, il quadro dell’altare maggiore e quello della Cena nella cappella del Sacramento sono stati parimenti dipinti dal detto pittore Angelo Solimena». Il Di Domenico scrive che il de Tura, per far decorare a oro zecchino le cornici dei quadri, fece fondere un suo incensiere di oro massiccio. Alla fine del 1800 e inizi del 1900 monsignor Giuseppe Izzo volle che il duomo avesse anche un ricco pavimento in marmo. Ma il tempo, l’umidità, la guerra produssero altri danni e quindi furono necessari successivi interventi dal 1958 al 1964, essendo vescovo Alfredo Vozzi. A questi successe, nel 1972, Iolando Nuzzi, che era anche vescovo di Nocera dei Pagani.