Edificios de culto
- Firenze (FI)
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Parrocchia di Santa Maria a Novoli
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Diócesis
Firenze
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Región eclesiástica
Toscana
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Tipología
chiesa
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Cualificación
parrocchiale
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Denominazione principale
Chiesa di Santa Maria a Novoli
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La chiesa di S. Maria si trova a Novoli, nel Comune di Firenze, in via Lippi e Macia. Sorge entro un contesto urbano. Il complesso è costituito dalla chiesa e dalla canonica che, con i locali parrocchiali, vi è costruita in adiacenza destra. Addossata al fianco sinistro è la sede dell’Compagnia dell’Assunta. Sul retro, sul lato destro, è la torre campanaria. L’area tergale è a giardino e, percorrendola si giunge alla nuova chiesa, costruita nel 2007. Sul fronte, un piccolo sagrato lastricato in arenaria precede il portico. La facciata è a capanna, la pianta ad aula.
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- Pianta
- La chiesa ha pianta ad aula. Sul lato destro del presbiterio è posto l’accesso ai locali parrocchiali ed alla sagrestia. Nella parete destra, verso il presbiterio, è aperto un ulteriore accesso ai locali parrocchiali. Lungo la parete longitudinale sinistra è l’accesso all’adiacente sede dell’ex Compagnia dell’Assunta. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 17,60; lunghezza fino all'arco presbiteriale: m 13,50; larghezza della navata: m 6,20.
- Facciata
- La facciata è a capanna, sul colmo è una croce metallica su un calvario in arenaria. Nel registro superiore sono a vista i conci in alberese misti a pillore di fiume, così come i mattoni di una doppia arcata di scarico, al centro della quale è aperta una finestra circolare con una vetrata policroma e una mostra in muratura tinteggiata in bianco avorio. Il registro inferiore è occupato dal portico con tre arcate a sesto ribassato, poggianti su colonne tuscaniche in arenaria, come le quattro epigrafi murate nella fronte tra gli archi (a memoria della sua erezione nel Seicento) ed i conci moderni che rivestono il muretto sul quale s’impostano le colonne. Sotto al portico, il portale architravato in arenaria sul lato sinistro dà accesso alla sede dell’ex Compagnia: le sei epigrafi sepolcrali nei pressi (tra le quali quella del francese Berbard Hippert, 1807-1850) sono in marmo, come il bel memoriale dei caduti durante la Prima Guerra Mondiale, datato 1924, recante una cornice in arenaria. Nella parete destra è l’accesso alla canonica, sopra al quale sono visibili lacerti di affreschi (tra i quali uno stemma mediceo) e le bozze di un’antica arcata medievale. Un’ulteriore lapide sepolcrale in marmo è murata a destra del portale di chiesa. Il settore centrale, corrispondente all’originaria chiesa, presenta la muratura in conci non isodomi a vista. L’elegante portale cinquecentesco dorico, qualificato da un frontone centinato, con una testa alata di cherubino e la datazione nel timpano, e da un’iscrizione incisa nel fregio della trabeazione (“DOMUS DEI EST ET PORTA C[O]ELI”), è in arenaria, come le due acquasantiere poste lateralmente ed una terza a destra del portale dell’ex Compagnia; il portone è ligneo, con semplicissime specchiature nelle ante.
- Campanile
- Il campanile, intonacato e tinteggiato di color crema, è a pianta quadrata, con la cella provvista di balaustre nei fornici e di quattro campane azionate elettricamente; la copertura è a cuspide, intonacata, con una croce metallica al di sopra di un globo sul colmo.
- Interno
- L’interno è a pianta rettangolare, ad aula culminante nel presbiterio a pianta rettangolare e rialzato di due scalini, che reca al centro la mensa eucaristica in arenaria, poggiante su quattro balaustri. Al centro della parete tergale è affisso il Crocifisso della scuola del Giambologna; sul lato sinistro è il tabernacolo frontonato in arenaria, con lo sportello in ottone ed argento lavorato a sbalzo. Il presbiterio si apre lateralmente con due arcate a tutto sesto in arenaria poggianti su peducci; sul lato sinistro sono collocati un organo elettrico ed un medaglione a parete in pietra serena, sul lato opposto, nei pressi, è il tabernacolo in marmo per gli oli santi. Alla destra dell'arcone presbiteriale è posto un bassorilievo del Settecento in terracotta colorata, raffigurante la “Madonna con il Bambino e due teste di Cherubini”. I rivestimenti interni dell’aula sono ad intonaco tinteggiato in bianco, le lesene dorico-tuscaniche che scandiscono le pareti longitudinali e l’architrave ed il cornicione della trabeazione d’imposta della volta a mezzabotte sono tinteggiati in grigio. Al centro delle pareti laterali dell’aula sono due altari in posizione speculare, con la mensa su colonnini e le cornici delle nicchie centinare a parete in arenaria. Sopra l’altare di sinistra è la tela del Curradi, sopra la porta che immette nella sede dell’ex Compagnia, posta nella medesima parete e prossima al presbiterio, è la tavola cinquecentesca con la “Madonna con il Bambino e i Santi Pietro, Paolo, Giacomo e Antonio Abate” (già nella parete di fondo del presbiterio). Nel dossale dell’altare di destra è una moderna statua della “Madonna” in terracotta. In controfacciata l’acquasantiera a pila è in terracotta, dipinta a finta pietra; la bussola è lignea, così come il confessionale nella parete a destra. Le stazioni della Via Crucis sono di terracotta invetriata neorobbiane. La chiesa prende luce dalla vetrata circolare (con la raffigurazione della “Madonna con il Bambino”) dell’oculo in controfacciata e da una monofora centinata aperta al centro della parete tergale del presbiterio, avente una vetrata policroma con lo stemma delle chiavi di S. Pietro. L'altezza massima della navata è m 8,70, la minima m 5,60. La sede dell’ex Compagnia dell’Assunta è interamente decorata, oramai nelle sole pareti, con il ciclo pittorico attribuito al Salvestrini: “Storie di Cristo” (dall’Annunciazione alla deposizione dalla Croce), all’interno di cornici dipinte con falsa cimasa centinata e spezzata a valve di conchiglia, e i “Dodici Apostoli” posti in altrettante edicole illusorie tra le scene. L’altare è qualificato da due semicolonne tuscaniche sorreggenti il frontone triangolare spezzato con al centro l’emblema bernardiniano; vi è collocata la tela raffigurante l’“L’Assunzione della Madonna con gli Apostoli e Angeli”.
- Elementi decorativi
- Portale cinquecentesco; affreschi sette-ottocenteschi nella volta del presbiterio; lacerto d’affresco sotto il loggiato; ciclo di affreschi secenteschi nella sede dell’ex Compagnia; altare in arenaria secentesco nella ex Compagnia.
- Pavimenti e pavimentazioni
- La pavimentazione è in cotto, con mattonelle quadrate disposte in diagonale nell’aula e per file orizzontali e parallele nel presbiterio. La pavimentazione del portico è in cotto, con ossari coperti da lastra in arenaria.
- Coperture
- L’aula è voltata a botta, il presbiterio ha una volta vela interamente decorata con pitture murali policrome (la “Colomba dello Spirito Santo contornata da quattro coppie di teste alate di Cherubini”) e, nei pennacchi, a monocromo. Il manto di copertura del tetto a capanna è in coppi e tegole piane. La copertura del portico ha un tetto ad unica falda a leggio.
- Pianta
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- XII ‐ XII (origini carattere generale)
- Ad iniziare dall'Alto Medioevo l'area pianeggiante di Novoli ("novulus ager", territorio novello, cioè emerso dalle paludi, o, meno probabilmente, "nubilus", nebbioso per la presenza degli acquitrini), già bonificata in età romana, torna ad impaludarsi. Nell'XI secolo Campi, incastellato presso il Bisenzio, è collegato alla "Cassia Vetus" (che supera il Terzolle presso il "pagus" del Ponte di Rifredi) tramite il primo "decumanus minor" settentrionale della vecchia "centuriatio agri". Lungo tale ex decumano, che passa a sud del Ponte "de Rifredo" ("rivus frigidus"), sono fondate le chiese di S. Cristoforo, di S. Maria e di S. Giacomo Maggiore in Polverosa (che denuncia il passaggio di pellegrini anche attraverso tale arteria). S. Maria “de Nucvole”, nel piviere di S. Stefano in Pane, è citata in un atto del 1162. Annesso alla chiesa, forse fin da allora di patronato dei Romandelli (Romaldelli, Romanelli), vi esiste uno spedale.
- 1201 ‐ 1201 (cenni storici ricostruzione della chiesa )
- Nel 1201, al tempo del rettore prete Corbizzo (o Corbino), la chiesa viene semidistrutta da una piena d’Arno. L’edificio sacro viene ricostruito in un luogo più sicuro, in località Cafaggio, su un terreno di due staiora di superficie, concesso dal pievano di S. Stefano, Vitale; viene eretta anche la nuova canonica, che invece fino ad allora si trovava in località Vignale. Oltre al terreno, per gli accordi intercorsi, “plebanus debet aedificare […] tertiam partem praedictae Ecclersiae Santae Mariae suis expensis”. Per questo la pieve diviene copatrona di S. Maria.
- 1294 ‐ 1294 (cenni storici dipinto su tavola)
- Nel 1294 il mercante Magnino di Rinieri, moribondo a Londra, lascia per volontà testamentaria che sia dipinta una tavola con la “Madonna con il Bambino e Santi” per la chiesa di S. Maria, al cui ‘popolo’ egli apparteneva (lascia “Ecclesiae Beatae Mariae de Novoli de Florentia quattuor libras florenorum parvorum, ut inde fiant figurae Domini Nostri Jesus Christi et Beatae Mariae Matris Ejus, et etiam aliae figurae […] sub tali condicione quod jus patronatus dictae Ecclesiae remaneat consortibus suis”). Il patronato deve restare, per sua volontà, ai suoi consanguinei.
- 1358 ‐ 1390 (cenni storici patronato della chiesa )
- Un lungo contenzioso per il patronato sulla chiesa tra Romandelli e i pievani di S. Stefano si conclude solo con un accordo nel 1358, che li prevede patroni ambedue, ma nel 1373 ne risultano patroni pure i Cortigiani. Verso la fine del Trecento il copatronato della chiesa spetta a Francesco di Giovanni dei Romandelli, governatore dello spedale di S. Jacopo e S. Eusebio in Polverosa. Alla sua morte, per testamento redatto nel 1390, lascia tale patronato ai consoli dell’Arte di Calimala, “come governatori di detto spedale”.
- 1473 ‐ 1473 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1473 Filippo di Galeotto Sacramoro (circa 1435-1490), vicario generale dell’arcivescovo Pietro Riario (1445-1474), concede il beneficio parrocchiale di S. Maria a Marsilio Ficino (1433-1499), notissimo umanista e filosofo neoplatonico e amico del Sacramoro (cui dedicò una copia del suo “De christiana religione”).
- 1490 ca ‐ 1517 ca (cenni storici dipinto su tavola)
- La scuola “del Frate” (fra’ Bartolomeo, 1472-1517), secondo il Repetti, o quella di Domenico Ghirlandaio (1448-1494), secondo il Carocci, esegue la tavola con la “Madonna con il Bambino e i Santi Pietro, Paolo, Giacomo e Antonio Abate”; altre fonti l’attribuiscono al Maestro di Marradi (documentato tra il 1498 e il 1513).
- 1567 ‐ 1600 ca (cenni storici carattere generale)
- Nel 1567 viene eretto il nuovo portale; a quel secolo risale pure il campanile. La chiesa è oggetto di una visita pastorale eseguita nel 1575 da monsignor Alfonso Binnarini (1510-1580), vescovo di Camerino, nominato visitatore apostolico, che la trova in buono stato, essendo stata rifatta da non molti anni. Il patronato spetta allora sempre alla pieve di S. Stefano e all’Arte di Calimala. Viene eseguito un Crocifisso, attribuito alla scuola del Giambologna (1529-1608).
- 1608 ‐ 1660 ante (cenni storici carattere generale)
- Tra il 1608 e il 1613 Pietro Salvestrini (1574-1631), un allievo di Giovanni Bilivert, già rettore della Compagnia dei Flagellati di S. Michele a Castello, e la sua bottega affrescano la contigua Compagnia con “Storie di Cristo” e i “Dodici Apostoli”. Egli, secondo il Repetti, dipingerebbe pure un’”Assunta” per l’altare della chiesa; dall'inventario degli oggetti d'arte redatto dal Rondoni nel 1863 si ha notizia che nella falsa volta a mezzabotte ribassata che fino all’Ottocento ricopriva la sede della Compagnia era raffigurata "la Vergine seduta in gloria coronata dagli angeli". Nel 1647 viene eretto il porticato con colonne tuscaniche, realizzato a spese dell’Opera della Compagnia dell’Assunta. Francesco Curradi (1570-1661) dipinge una “Madonna del Rosario”, della quale restano solo i tre Santi del settore inferiore, dopo che questa fu in seguito ridotta e portata alla forma centinata per adattarla al nuovo altare otto-novecentesco.
- 1790 ca ‐ 1847 (cenni storici carattere generale)
- Tra fine Settecento e Ottocento viene decorata la volta del presbiterio. Nel 1822 diviene parroco di S. Maria don Vincenzo Panerai. Il ‘popolo’ di S. Maria nel 1833 conta 379 anime, nel 1847 364. Il patronato della chiesa spetta alternativamente al pievano di S. Stefano e al Granduca “per le ragioni dell’Arte dei Mercatanti”. Annessa alla chiesa vi esiste sempre la Compagnia dell’Assunzione di Maria Vergine, ricreata dopo la soppressione tardosettecentesca.
- 1797 ‐ 1797 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1797 la chiesa viene elevata a prioria.
- 1886 ‐ 1906 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1886 è pievano di S. Maria don Ranieri Toccafondi, che lo risulta essere ancora nel 1898. Nel 1886 la parrocchia conta 450 anime. Viene rifatta la cella del campanile. Nella chiesa è documentata una tavola a fondo oro con la “Madonna un trono con il Bambino”, che il Carocci nel 1906 dà alla “maniera giottesca”: altro non è che il pannello centrale dello smembrato Trittico Carnesecchi di Masolino (1383-1440/1447) e Masaccio (1401-1428) per la cappella di S. Maria Maggiore, dipinto nel 1423/1425.
- 1923 ‐ 1923 (cenni storici dipinto du tavola - furto)
- Nel gennaio del 1923 è trafugata dalla chiesa la tavola quattrocentesca con la “Madonna in trono con il Bambino”.
- 1940 ‐ 1965 ca (cenni storici carattere generale)
- Durante la Seconda Guerra Mondiale e nel Dopoguerra è parroco don Alfonso Gori, cui si dovrà la nuova chiesa di Maria Ausiliatrice.
- 1968 ‐ 1975 (cenni storici ricostruzioni e restauri )
- Dal 1968 diviene parroco di S. Maria don Ubaldo Bartolini (n. 1920), già parroco di S. Caterina a Cerbaia. Nel 1970 la parrocchia conta 6.000 anime. Dal 1972 al 1975, su iniziativa di don Bartolini, sono effettuati nel complesso numerosi interventi. La canonica è ricostruita interamente perché quella esistente era ridotta in condizioni di grave precarietà. Nello stesso tempo, a cura della Soprintendenza, è provveduto al restauro della facciata, del portico e dell'oratorio della Compagnia. L'affresco di “San Pietro”, posto alla sinistra dell'altare di quest’ultima e ormai irrecuperabile, è sostituito da un dipinto su tavola del pittore Cellini e nella parte sottostante, in corrispondenza della porta illusoria, è aggiunto un nuovo dipinto raffigurante un sacerdote con un chierichetto nell’atto di entrare per celebrare la messa.
- 1977 ‐ 1993 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1977 diviene parroco don Ermindo Corsinovi (1923-1993) da Lastra a Signa, già priore di S. Pier Maggiore e di S. Maria a Bovino a Vicchio di Mugello, che era stato compagno di seminario di don Milani e dell’arcivescovo Solvano Piovanelli e che fu particolarmente legato a don Facibeni.
- XII ‐ XII (origini carattere generale)
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- presbiterio ‐ intervento strutturale (1970 (?))
- Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare completato nel corso degli anni ‘70. Rimosso l’originario altare maggiore, al centro del presbiterio è stata collocata una mensa eucaristica in arenaria che consente la celebrazione rivolta verso i fedeli; dimensioni indicative cm 80 x 209 x 93 (h). Tabernacolo in arenaria, con sportello in ottone ed argento lavorato a sbalzo, collocato in parete tergale del presbiterio, sul lato sinistro; presso il lato opposto è attualmente collocata la sede lignea, mobile. E’ in uso un leggio mobile in metallo. Un confessionale ligneo è inserito in parete destra.
- presbiterio ‐ intervento strutturale (1970 (?))
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Data di pubblicazione
19/05/2022
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Fonte dei dati
Scheda di Censimento dei beni architettonici (Diócesis de Firenze)