Gebäude für den Gottesdienst
- Scandicci (FI)
-
Parrocchia di San Giuliano a Settimo
-
Diözesen
Firenze
-
Kirchenregion
Toscana
-
Typologie
chiesa
-
Qualifizierung
parrocchiale
-
Denominazione principale
Chiesa di San Giuliano a Settimo
-
La chiesa di S. Giuliano si trova a Pieve a Settimo, frazione del comune di Scandicci. La chiesa sorge isolata nella piana di Settimo. La pianta è basilicale a tre navate; la facciata è a salienti; la torre campanaria è sul retro, a sinistra, ove sono le tre absidi orientate a sudest. A destra della facciata è l’accesso al chiostro, attorno al quale si sviluppano su tre lati i locali parrocchiali con la canonica.
-
- Pianta
- La chiesa, orientata est/sudest, ha pianta basilicale a tre navate, divise in sei campate da cinque pilastri quadrangolari che inglobano le originarie dieci colonne romaniche ed è conclusa con tre absidi. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 27,80, lunghezza fino all'arco absidale: m 24,80, larghezza totale: m 13,50; larghezza della navata centrale: m 5,90.
- Facciata
- La facciata, a salienti, in conci misti di arenaria e alberese non isodomi (impianto medievale) si presenta nella veste conferitale dopo i restauri settecenteschi. È preceduta da un portico in muratura del XVIII secolo, con tre arcate, una concatenatio ordinum tuscanica schematizzata e con rivestimenti tinteggiati in bicromia di color marrone chiaro e bianco avorio, sovrastato da un parapetto gravato da quattro grandi vasi in cotto. Sopra di esso in origine si trovava un grande occhio in laterizio, sostituito successivamente da una finestra rettangolare, oggi tamponata; sotto la cuspide è presente lo stemma in pietra dei Mannelli. Il portale architravato, con lunetta ad arco a tutto sesto in pietra forte e conci marmorei in chiave e in corrispondenza dell'imposta, recante all'interno una pittura murale (Sacra Famiglia con Cherubini, sotto la quale un saggio a destra fa intravedere una precedente pittura murale), presenta incise nelle due mensole marmoree laterali la seguente iscrizione: "ANNO DOMINI MCC / LXXXIII INDIC / TIONE XII / PLEBANUS IACOBUS A[D]MINI / STRATOR HVIUS PLEBIS / FECIT FIERI HOC OPUS" ("nell'anno del Signore 1283, indizione XII, il pievano Jacopo, ministro di questa pieve, fece fare quest'opera"). Il portone è ligneo, con pregevoli intagli a campiture geometriche e due cartigli nelle specchiature superiori. Sempre in facciata è uno stemma secentesco in pietra dei Baldini (leone rampante). Quanto visibile del prospetto laterale sinistro ha rivestimenti ad intonaco tinteggiato in bianco avorio, così come nel prospetto destro, ove sono parzialmente a vista anche conci misti in alberese e arenaria. Dal piccolo chiostro porticato è parzialmente visibile il cleristorio della navata centrale, in origine costituito da monofore con arco in mattoni, oggi parzialmente sostituite da finestre a campana risalenti al Settecento (alcune, mantenutesi, risultano però tamponate). Le absidi hanno una tessitura muraria mista in arenaria e alberese, scandita da lesene e da coppie di archetti ciechi posti nel settore superiore, mantenutisi solo nelle due absidiole; una finestra rettangolare si apre nell'abside maggiore, fiancheggiata da due monofore in arenaria, nelle absidiole laterali sono altrettante monofore a doppia strombatura con l'archivolto decorato da una ghiera in conci bicromi solo in parte mantenutasi. Al di sopra delle coperture delle absidiole si aprivano due oculi in mattoni, attualmente tamponati. A destra si trova la sede della Compagnia, contraddistinta da un portale rettangolare.
- Campanile
- Il campanile è a pianta quadrata, parzialmente non intonacato, su tre livelli, realizzato in conci d'alberese e di arenaria (primo livello); la parte superiore, intonacata (secondo livello con due ampie monofore per lato; terzo livello con i fornici della cella), è frutto di un rifacimento più tardo; possiede quattro campane nella cella; sistema campanario elettrificato, in funzione. È posto presso l'angolata orientale, sul retro a sinistra.
- Interno
- L’interno è a pianta rettangolare a tre navate e triabsidata, con paramenti murari intonacati e tinteggiati di verde chiaro e di bianco avorio; il presbiterio è rialzato di due gradini ed è delimitato da una balaustra in pietra (lignea lateralmente); al centro dell'abside maggiore semicircolare, inquadrato da un arcone sovrastato da due angeli in stucco bianco sorreggenti un cartiglio mediano e scandito da due eleganti lesene composite dal fusto marmorizzato ed il cui catino è affrescato con un'Incoronazione della Vergine da parte di Cristo e di Dio Padre, tra S. Giuliano, S. Bartolomeo ed un tripudio di Angeli, è l'altar maggiore con la mensa poggiante su volute laterali, in stucco marmorizzato, e su un basamento in cotto con un gradino in arenaria. La navata centrale è collegata alle laterali mediante cinque arcate a tutto sesto poggianti su pilastri a pianta rettangolare; tra il primo pilastro e la controfacciata un'ulteriore campata è architravata. Addossato al terzo pilastro destro è un pulpito ligneo tinteggiato a finta pietra, grigio e bianco. Nella parete della navata laterale sinistra sono inseriti ad incasso due confessionali seicenteschi lignei con mostra in arenaria. Vi sono inoltre due altari laterali seicenteschi in arenaria, provvisti di mensa e di dossale con lesene composite e frontone centinato e spezzato. La navata si conclude in testata con una nicchia (costituente l'absidiola romanica) qualificata da un dossale in arenaria inquadrato da lesene tuscaniche e con frontone centinato e spezzato a valve di conchiglia e da un altare dove è stato collocato il raffinato tabernacolo marmoreo quattrocentesco. Nella navata laterale destra, in corrispondenza della prima campata è il fonte battesimale in arenaria, a pianta esagonale, delimitato da una balaustra in pietra e con la raffigurazione a parete del Battesimo di Cristo; nelle successive sono due altari analoghi e speculari a quelli della navata sinistra ed al centro è inserito un confessionale della medesima foggia dei due sul lato opposto. Alle pareti laterali delle navate sono undici ovali di pitture murali con le stazioni della Via Crucis, sette nella parete sinistra e quattro in quella destra. Sull'altare di S.Antonio da Padova è una tela raffigurante la Sacra Famiglia. Nel soprarco laterale sinistro della navata centrale, tra le terza e la quarta campata, è visibile un riquadro con una pittura murale a chiaroscuro ritrovata in esito a saggi con i quali è emerso che in gran parte del registro murario vi sono ancora ampie tracce di un ciclo pittorico settecentesco. Alla base del primo pilastro sinistro è una lapide d' epoca romano-imperiale. Su una parete è murata una iscrizione sepolcrale trecentesca di Durante di Gregorio. In controfacciata è addossata una cantoria lignea con balaustra, sorretta da due colonne tuscaniche in ghisa dipinte in bianco, che ospita l'organo del XIX secolo con sporti dipinti (Re Davide e Santa Cecilia). Al centro è il portale con una bussola in metallo. Sul lato destro, in corrispondenza della navatella, è l’altare con la terracotta detta Madonna dei Fiori, qualificato da un dossale bianco risaltato in oro, inquadrato da due lesene composite e con un frontone centinato e spezzato. Entro una cornice centinata in pietra è collocata la predetta Madonna quattrocentesca. Sul lato opposto è un altare in arenaria, provvisto di mensa e dossale con frontone centinato spezzato e con una statua di Sant'Antonio da Padova nella nicchia centrale. La chiesa prende luce da quattro finestre a campana nelle pareti della navata centrale (due per parte), da due finestre sempre a campana poste nella navata laterale destra (quelle della navata sinistra sono cieche), da due monofore strombate e da una finestra rettangolare con vetrata policroma nella parete absidale; le absidi minori hanno ciascuna una monofora. L'altezza massima della navata centrale è m 9,40, la minima (all'imposta della volta) m 7,70, l'altezza delle navate laterali m 5,80.
- Elementi decorativi
- Affreschi; altari con mostre in pietra; tabernacolo marmoreo. Nel chiostro è collocato un sarcofago romano del II secolo d. C. (da prima del 1907 e fino almeno al 1970 conservato in canonica), decorato ad altorilievo con eroti, festoni di foglie e frutti, maschere teatrali e teste affrontate e con una scena di naufragio raffigurante una nave rovesciata dal colpo di coda di un grande pesce, rinvenuto agli inizi del Novecento nella vicinanze, a testimonianza di una necropoli lungo il vecchio tracciato della via consolare romana per Pisa, documentata anche da altri frammenti di una lapide marmorea funeraria appartenenti al sepolcro di Vennia Thisbe e della sua famiglia (Volumnii), murati in un pilastro della chiesa e databili al III/IV secolo d. C.
- Pavimenti e pavimentazioni
- La pavimentazione è in cotto arrotato a crudo con mattoni disposti a spinapesce.
- Coperture
- Volta a botte lunettata in corrispondenza della nave centrale; volte a vela nelle navate laterali. La copertura sopra la volta della navata centrale poggia su una struttura lignea (capriate, orditura primaria e secondaria), quella sopra il catino è a tetto semiconico; il manto è in coppi e tegole piane.
- Pianta
-
- VIII ‐ 774 (origini carattere generale)
- La chiesa di S. Giuliano a Settimo, consacrata a S. Giuliano d'Antiochia l'"ospitaliere" (protettore di locandieri, battellieri e "bianti"-pellegrini), forse esiste già, come asserisce il Lami, in periodo longobardo sul luogo di un precedente compitum (piccolo santuario presso un crocevia) etrusco-romano; è però un falso il documento del 724 nel quale il vescovo Specioso avrebbe donato i beni del piviere di Settimo al Capitolo della Cattedrale di Firenze. Probabilmente il documento è stato redatto dai Canonici della Cattedrale intorno alla metà dell’XI secolo, quando la Badia di Settimo stava acquisendo un ampio settore del territorio contiguo, grazie all’appoggio di Guglielmo il Bulgaro, figlio di Lotario dei conti Cadolingi (m. 1075). Già il Manni nel Settecento aveva dedotto che l’atto fosse un falso. La pieve di S. Giuliano è documentata indirettamente nel 774 ("locus de Septimo").
- 886 ‐ X (cenni storici carattere generale)
- La pieve di S. Giuliano è documentata certamente dall'866, quando sono venduti beni posti nel territorio "plebis Sancti Juiliani sita Septimo". Ubicata nei pressi dell'antica (II secolo a. C.) via per Pisa (via Quinctia, al suo settimo miglio, da cui il toponimo), fa parte, insieme a Torre di Settimo, del sistema di controllo del Valdarno posto ad ovest di Firenze lungo l'asse territoriale della Pisana. La pieve ha giurisdizione sul passo o traghetto d'Arno e detiene direttamente, esercitandone il patronato, le chiese di S. Colombano a Settimo e di S. Marino alla Palma, legate ai percorsi territoriali romei connessi alla strada pisana e ai diverticoli ricollegantisi alla Francigena. È sua suffraganea anche la chiesa di S. Donnino a Brozzi, che nell'XI secolo sarà già passata nel piviere di S. Martino a Brozzi.
- 1011 ‐ 1070 (cenni storici carattere generale)
- Presso la chiesetta suffraganea di San Salvatore viene fondata all'inizio dell'XI secolo la badia di Settimo da Lotario di Cadolo dei Cadolingi. La sua fondazione, voluta dai Cadolingi come polo in antitesi al potere cittadino dell'episcopio e a consolidamento del loro controllo sulle vie romee e commerciali, comporta un momentaneo ribaltamento degli equilibri nel piviere, tanto che da un atto del 20 novembre 1011 si evince come il polo principale della zona stesse divenendo la nuova badia. Un'ulteriore diminuzione dei suoi poteri si ha alla metà di quel secolo, quando anche la Badia Fiorentina inizia una campagna di acquisti nella zona ed in seguito (dopo il Duecento) la pieve perderà le chiese di S. Colombano a Settimo e di S. Marino alla Palma, passando queste alle dipendenze di quest'ultima badia. La pieve di Settimo, opera forse delle maestranze del Montalbano e con influenze nordiche, è allora a tre navate e in origine forse aveva una cripta. Viene ancora menzionata nel 1070.
- 1143 ‐ XII (cenni storici carattere generale)
- Nel 1143 (secondo il Calzolai nel 1134, ma la data è errata) viene eretta la torre campanaria. Allora dipendono dalla pieve le chiese suffraganee di S. Ilario, S. Maria a Castagnolo, S. Andrea a Castagnolo, S. Piero a Sollicciano, S. Stefano a Ugnano, S. Romolo e di S. Michele a Montecascioli (strategico castello cadolingio), oltre a S. Andrea a Mosciano (canonica). Le chiese di S. Marino alla Palma e di S. Colombano a Settimo sono ancora direttamente della pieve. Dipendono quindi dalla pieve la zona pianeggiante ad occidente della Greve e quella in collina verso la Roveta. Il potere dei Cadolingi e dei domini rurales è oramai tramontato (si estinguono nel 1113) e la pieve è sempre più espressione dell'episcopio fiorentino, pur rimanendo la conflittualità con la badia di S. Salvatore.
- 1228 ‐ 1286 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1218 è pievano Buonaguida. Prima del 1228 la pieve viene designata a centro della comunità di Settimo e ciò genera ulteriori tensioni con la badia, tanto da giungere nel 1231 alla stipula di un compromesso che sancisce il primato sulle chiese suffraganee. Forse già allora presso la pieve risiede una comunità di canonici regolari che hanno il compito di officiare e amministrare le chiese suffraganee costituenti il piviere di San Giuliano (nel 1229 è noto un prete Migliore). Nelle rationes decimarum del 1276 la pieve contribuisce con 23 libbre ed ancora detiene le chiese di S. Marino alla Palma e di S. Colombano a Settimo. Nel 1280-1283 il pievano Jacopo esegue alcuni lavori, compreso il portale di chiesa. Lo stesso Jacopo nel 1286 rappresenta il suo capitolo nel raduno in duomo. Le rendite sono però oramai mediocri.
- 1304 ‐ 1310 (cenni storici carattere generale)
- All'inizio del Trecento (quando nel 1304 ne è pievano un Durante) la pieve è beneficiata da diversi lasciti testamentari che ne incrementano nuovamente il patrimonio, come quello del 'popolano' (cioè appartenente al 'popolo' della chiesa) Ciale di Ricco, risalente al 1310. Allora nella chiesa esistono l'altare di S. Giuliano e la Compagnia di S. Maria.
- 1337 ‐ 1337 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1337 è pievano il protonotario apostolico Banco, forse già presente nel 1333, quando la chiesa subisce i danni della spaventosa alluvione d'Arno.
- 1370 ‐ 1370 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1370 il 'popolo' della pieve di S. Giuliano concorre alla spesa affrontata dai Fiorentini per la fortificazione della Badia a Settimo con mille lire.
- 1414 ‐ 1414 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1414 dipendono dalla pieve le seguenti chiese suffraganee: S. Stefano a Ugnano, S. Colombano a Settimo, S. Martino alla Palma, S. Romolo a Settimo, S. Bartolo in Tuto, S. Andrea a Mosciano, S. Ilario a Settimo, S. Maria a Castagnetolo o Castagnolo, S. Piero a Sollicciano, S. Maria a Mantignano e S. Salvatore a Settimo.
- 1483 ‐ 1499 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1483 il patronato della pieve passa alla famiglia Mannelli, che subito inizia ad effettuare vari lavori di miglioramento; vengono ricostruite la sagrestia e la canonica. Forse a quegli anni risalgono anche il chiostro, porticato sui quattro lati, contraddistinto da eleganti colonne ioniche, e la terracotta quattrocentesca detta Madonna dei Fiori, generalmente attribuita alla scuola di Antonio Rossellino o di Benedetto da Maiano, ma per la quale negli Anni Ottanta è stata avanzata l'attribuzione alla bottega di Donatello; secondo la leggenda sarebbe stata ritrovata in una villa dei Baldesi, che poi apparterrà ai Taddei, verso il 1494/1495. Viene collocato entro una cornice o tabernacolo centinato in pietra finemente scolpito, che il Carocci avvicinerebbe alla bottega di Giuliano da Maiano, sebbene, definendolo marmoreo, parrebbe riferirsi invece al tabernacolo quattrocentesco già posto nel presbiterio e recentemente collocato presso l'altare alla sua sinistra.
- 1534 ‐ 1580 (cenni storici Compagnia)
- Nel 1534, dopo i danni perpetrati in occasione dell'assedio di Firenze del 1529-1530, viene fondata la Compagnia dell'Assunta e di S. Giuliano là dove era la precedente area cimiteriale; secondo altre foni nel 1580 viene eretto l'oratorio della Compagnia, contiguo alla chiesa sulla sinistra (una sua ricostruzione o rifacimento?).
- 1655 ‐ 1655 (cenni storici pitture murali)
- Nel 1655, per volontà del pievano Bartolomeo Baldini, originario di Castiglion Fiorentino in Valdichiana, viene riqualificata l'abside presbiteriale con pitture di Cosimo Ulivelli (1625-1705), che rappresentano L'incoronazione della Vergine tra San Giuliano e San Bartolomeo, le cui sembianze sono quelle del pievano Baldini.
- 1657 ‐ 1666 (cenni storici carattere generale)
- Tra il 1657 ed il 1666 la chiesa continua ad essere rinnovata secondo un'ottica controriformata sempre per iniziativa del pievano Baldini. Sono costruiti gli altari laterali (dedicati a S. Antonio da Padova, alla Madonna dei Fiori, al SS. Crocifisso, a S. Lucia e a S. Bartolomeo) ed è eretto il porticato. L'altare del SS. Crocifisso è innalzato nel 1656 (stile fiorentino) per volontà testamentaria del canonico Cambio Anselmi (autore di racconti storici nel 1658 con lo pseudonimo Fecchi Lansemio); l'altare della Madonna dei Fiori, in controfacciata a destra, viene eretto nel 1658, dedicandolo alla veneratissima immagine mariana ("eximiae devotionis causa dicatum") ed è voluto dal pievano e da suo fratello, l'abate vallombrosano Teodoro Baldini, 'ospedaligo' degli Innocenti (epigrafe apposta in tale occasione); sempre il Baldini e suo fratello erigono anche l'altare posto in controfacciata a sinistra. Nel 1666 sono realizzati i confessionali. In facciata è apposto lo stemma dei Baldini.
- 1691 ‐ 1691 (cenni storici carattere generale)
- Altri lavori si hanno nel 1691 e riguardano la sagrestia, voluti dal canonico Angelo Palmerini (iscrizione nell'architrave del portale che immette nella sagrestia).
- 1735 ‐ 1750 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1735 (secondo altre fonti dopo il 1750) il pievano fiorentino Tommaso Gambassini, protonotario apostolico, promuove, d'intesa con i Mannelli, altri ingenti interventi all'interno dell'edificio sacro ("ecclesiam hanc suis expensis totam restauravit et ornavit", restaurò ed adornò a proprie spese questa intera chiesa"). Vengono realizzati il soffitto in incannucciato a finta volta a botte nella navata centrale, il pulpito e l'altar maggiore. Forse in tale periodo viene dipinta anche la navata centrale a livello del cleristorio, con immagini di Santi a monocromo entro nicchie en-trompe-l'oeil, separate da un'orditura architettonica virtuale. Anche gli ambienti della canonica vengono decorati con stucchi tardobarocchi.
- 1772 ‐ 1772 (cenni storici organo)
- Nel 1772 viene acquistato un nuovo organo dal pievano Gambassini.
- 1780 ‐ 1780 (cenni storici carattere generale)
- Il Gambassini sarà pievano ancora nel 1780, quando il 31 agosto "nella Chiesa di S. Giuliano a Settimo fu da quel Sig. Priore Dottor Tommaso Gambassini solennizzata la festa di detto Santo con straordinaria pompa. A più cori di scelta musica venne cantata la Messa solenne [...] e [...] il noto Sig. Bertelli cantò un mottetto, e il Sig. Giovan Felice Mosell [1754-1826, violinista e compositore, dopo la morte del maestro Pietro Nardini nel 1793 diverrà direttore dell'orchestra granducale. N.d.R.] fece un concerto di Violino" ("Gazzetta di Firenze", n. 36, settembre 1780, p. 142).
- 1789 ‐ 1790 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1789/1790, in seguito alle ordinanze filogianseniste dell'epoca, vengono coperte le immagini degli altari della Madonna dei Fiori e del SS. Crocifisso.
- 1797 ‐ 1797 (cenni storici carattere generale)
- Il 31 agosto 1797 la chiesa viene nuovamente consacrata dall'arcivescovo Antonio Martini (1720-1809). Forse in quell'epoca vengono scialbate le pitture murali lungo la navata centrale, che viene ridipinta nei toni del verde chiaro e dell'avorio, secondo una visione maggiormente neoclassica.
- 1822 ‐ 1822 (cenni storici altare)
- Nel 1822, al tempo del pievano Vincenzo Ciacchi, viene rifatto in marmo bianco lumeggiato d'oro l'altare della Madonna dei Fiori.
- 1846 ‐ 1847 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1833 la pive ha come chiese suffraganee quelle di S. Stefano a Ugnano, S. Colombano a Settimo, S. Martino alla Palma, S. Romolo a Settimo, S. Ilario a Settimo, S. Maria a Castagnetolo con annessa la chiesa di S. Andrea a Bugnolo, S. Piero a Sollicciano, S. Maria a Mantignano e di S. Lorenzo a Settimo. Dal 1846 è pievano don Carlo Buti. Nel 1833 il 'popolo' della pieve conta 1.850 anime, nel 1847 2.360 anime. Il patronato spetta sempre ai Mannelli. La Compagnia è allora dedicata a S. Maria Agonizzante.
- 1894 ‐ 1894 (cenni storici cantoria e organo)
- Nel 1894, al tempo del pievano Venceslao Martini, viene sostituito l'organo con uno nuovo dell'organaro Filippo Tronci (1848-1918), dopo aver ricostruito l'intera cantoria, sorretta da due colonne in ghisa.
- XX ‐ 1926 (cenni storici carattere generale)
- Dall'Ottocento e fino al 1926 è pievano don Venceslao Martini.
- 1907 ‐ 1907 (cenni storici quadri)
- Nel 1907 sono documentati in chiesa la tavola di Masolino ed un'altra tavola quattrocentesca con Dio Padre, San Sebastiano e San Rocco.
- 1970 ‐ 1975 (cenni storici quadro)
- Dopo il 1970 la tavola con San Giuliano, dipinta da Masolino (1383-1440 circa) attorno al 1423/1425 e facente parte del Trittico Carnesecchi (Madonna con il Bambino tra i Santi Caterina d'Alessandria e Giuliano) smembrato nel Seicento e proveniente da S. Maria Maggiore, già presente nella pieve di Settimo fin dall'Ottocento, essendovi documentata nel 1847 e poi nel 1907 (ma forse fin dallo stesso Seicento, essendo il canonico Piero di Francesco Carnesecchi già dal 1628 amico di Cambio Anselmi, anch'egli canonico di S. Maria del Fiore, colui per la volontà testamentaria del quale era stato eretto nel 1657 un altare nella pieve) viene traslata nel Museo Diocesano d'Arte Sacra di S. Stefano al Ponte.
- 1980 ‐ 1986 (vicende conservative intero bene)
- Dopo i gravi danni subiti con l’alluvione del 1966, la chiesa non è stata oggetto di interventi particolarmente significative, fino a quando nel corso degli Anni Ottanta sono messi in opera il rifacimento della pavimentazione, la tinteggiatura complessiva degli interni ed il restauro delle pitture murali. Nel 1986 è restaurato l'altare della Madonna dei Fiori.
- 1997 ‐ 2005 (cenni storici carattere generale)
- Dal 1997 al 2005 la chiesa non ha più un parroco stabile, fino all'arrivo di don Massimo Cardoni.
- 2002 ‐ 2002 (vicende conservative canonica e chiostro)
- Nel 2002 hanno inizio i restauri della canonica, di parte del chiostro e dei locali su di esso prospicienti.
- 2007 ‐ 2011 (vicende conservative intero bene)
- La chiesa viene restaurata completamente negli anni 2007-2011. L'intervento include le coperture, l’impianto elettrico e di illuminazione e, in esito a saggi specifici, il ripristino delle tinteggiature all’interno secondo le cromie settecentesche. Contestualmente è realizzato un intervento di consolidamento strutturale ed un restauro della torre campanaria. I lavori hanno termine nel 2011, quando viene realizzato l’adeguamento liturgico ed è riaperta la finestra rettangolare ad centro del catino absidale, a sua volta oggetto di restauro.
- VIII ‐ 774 (origini carattere generale)
-
- presbiterio ‐ intervento strutturale (2011)
- Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare realizzato nel 2011. Sono stati rimossi i gradini ed il tabernacolo dall’originario altare maggiore la cui profondità è stata ampliata verso tergo. La mensa eucaristica poggia su un basamento in muratura decorato a stucco ed a finto marmo. Il tabernacolo in marmo del XV secolo è stato collocato sopra l’altare di testata nella navata laterale sinistra. Sede lignea posta al centro della parete absidale. In uso leggio in metallo posto sul lato sinistro del presbiterio. Fonte battesimale in pietra serena, a pianta esagonale e collocato in nicchia dedicata nella prima campata della navata laterale destra. Tre confessionali inseriti nelle pareti, in legno e mostre in arenaria (due in navata sinistra, uno in navata destra).
- presbiterio ‐ intervento strutturale (2011)
-
Data di pubblicazione
19/05/2022
-
Fonte dei dati
Scheda di Censimento dei beni architettonici (Diözese von Firenze)