Gebäude für den Gottesdienst
negli appunti
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- Bagno a Ripoli (FI)
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Parrocchia di San Donnino a Villamagna
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Diözesen
Firenze
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Kirchenregion
Toscana
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Typologie
chiesa
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Qualifizierung
parrocchiale
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Denominazione principale
Chiesa di San Donnino a Villamagna
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La chiesa di S. Donnino si trova a Villamagna, frazione del Comune di Bagno a Ripoli. Si trova "in collina sul fianco occidentale del poggio a Luco, avendo al suo Libeccio quello dell'Incontro, e dal lato di settentrione-maestrale l'Arno che lambisce le falde dello stesso colle" (Emanuele Repetti). È una "pieve antica [...] con Villaggio spicciolato, già Castello". Sorge isolata al centro del borgo omonimo (ca 325,00 m s.l.m.). Il sagrato è lastricato ad opus incertum, in arenaria ai lati, mentre la fascia centrale è in alberese. Il complesso è costituito dalla chiesa, dalla canonica (qualificata in facciata da un grande portale centinato in bugne d'arenaria e con stemma consunto in chiave, ma già documentato dal Carocci come essere quello della famiglia Nasi), che con i locali parrocchiali vi è addossata sul lato destro, dalla sede dell'ex Compagnia a sinistra e dalla torre campanaria che si erge sul retro, a destra. La cornice di imposta delle coperture è in cotto, con triplice ricorso di mattoni variamente disposti. Sulla destra si trova il campanile a torre. Le fiancate, realizzate in alberese, ora a vista, sono parzialmente nascoste dagli edifici adiacenti, ma il cleristorio è visibile, qualificato da una serie di monofore. La tribuna è caratterizzata dal volume dell'abside nella cui superficie si apre una finestra, forse in sostituzione di una monofora, inquadrata da due lesene che fanno da sostegno ad una cornice composta da arcatelle pensili in calcare. Tra il volume dell'abside e il culmine del tetto si apriva un tempo una monofora a doppio strombo, oggi tamponata. La facciata è a salienti, la pianta basilicale a tre navate.
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- Pianta
- La chiesa ha pianta basilicale a tre navate orientata a est. Nella parete sinistra del presbiterio una porta immette nella sagrestia, nel lato opposto un accesso conduce alla canonica ed i locali parrocchiali. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 25,00; lunghezza fino all'abside esclusa: m 23,00; lunghezza fino all'arcone presbiteriale (corrispondente alla lunghezza delle navate laterali): m 18,70; larghezza totale: m 12,10; larghezza della navata centrale: m 5,10.
- Facciata
- La facciata è a salienti, in filaretto d'alberese a vista con conci non isodomi. Al vertice si trova una croce metallica; in alto è coronata da una complessa cornice in cotto. Al centro si apre il portale architravato in arenaria su mensolette laterali e con una lunetta soprastante centinata ed intonacata all’interno, che, come l'occhio sovrastante (con mostra in cotto e una moderna vetrata in policromia), è frutto del restauro novecentesco. Il portone è ligneo, con un parziale rivestimento interiore in ottone all’esterno. La facciata della sede dell'ex Compagnia a sinistra, intonacata e tinteggiata di chiaro, presenta un grande portale a pieno centro in arenaria ed un oculo soprastante e, con la fronte della canonica a destra, disegna un prospetto unico con la chiesa, dove i salienti in corrispondenza delle navi laterali proseguono senza soluzione di continuità nella Compagnia stessa e nella canonica.
- Campanile
- Il campanile, in conci di alberese a vista, presenta una pianta quadrata ed è suddiviso in tre livelli, l'ultimo dei quali, restaurato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel settore inferiore del fusto della torre vi sono poche aperture, ma significativa è la monofora con una ghiera bicroma; i piani superiori sono aperti mediante ampie bifore divise da colonnine in marmo con capitelli in arenaria; la cella campanaria ha quattro fornici, con altrettante campane azionate elettricamente, ed una copertura a padiglione.
- Interno
- L’interno è a pianta rettangolare, con la navata centrale che si apre verso le laterali mediante cinque arcate per parte, con archi a tutto sesto poggianti su pilastri a pianta rettangolare. Le pareti delle navate ed i pilastri sono privi di intonaco, mostrando il filaretto non isodomo. Il presbiterio, rialzato di due gradini, reca al centro l’altar maggiore in arenaria, con la mensa poggiante su un plinto centrale e su quattro colonnini che sono parte dell’altare originario; è posto sopra un basamento con un gradino perimetrale in arenaria. Sul retro dell'altare è l’abside semicircolare. Nella parete sinistra del presbiterio si trova un’arcata oggi tamponata ed un portale in arenaria che dà accesso alla sagrestia. Sul lato opposto l’arcata contiene un accesso alla canonica. Ai lati del presbiterio i due altari di testata delle navate laterali sono in arenaria; al centro di quello di sinistra è il tabernacolo frontonato in arenaria, con uno sportello in argento lavorato a sbalzo. Sopra ad esso è il dipinto su tela del Granacci. Sul lato opposto l’intradosso dell’arco, i pilasti, la parete e la volta a crociera recano gli affreschi del Maestro di Signa. Al centro della parete della navata laterale sinistra è un maestoso altare rinascimentale in arenaria, in cui l’arco a parete (con l'intradosso dipinto dal Maestro di Signa, che affresca pure la lunetta e la fronte dell'altare), recante festoni a bassorilievo, poggia su lesene scanalate dai capitelli compositi. Al centro si trova la tavola di David Ghirlandaio; la mensa è in arenaria. In posizione speculare, al centro della navata destra, è il trittico di Mariotto di Nardo, sotto al quale è la teca-reliquario dorata del Beato Gherardo. Più oltre, è collocato l'organo Agati del 1842. Nella navata laterale sinistra sono ubicati un confessionale ligneo e, presso la controfacciata, il fonte battesimale in arenaria: a pianta esagonale con lo stemma dei Nasi a bassorilievo in una delle facce, poggiante su un basamento circolare in arenaria, preceduto da una cancellata in ferro battuto; il tabernacolo, posto a parete sul retro, è in arenaria, con frontoncino centinato e sportello ligneo tinteggiato in grigio; al di sopra si trova la tavola trecentesca attribuita a Jacopo di Cione. In controfacciata la bussola è lignea con vetrate incolori, le due acquasantiere ai lati sono in arenaria. La chiesa prende luce dalla vetrata circolare in facciata, da sei monofore aperte – tre per parte - nel cleristorio e dalla finestra centinata aperta nell’abside. L'altezza massima della navata centrale è m 10,30, la minima m 9,50; quella massima delle navate laterali m 7,50 e la minima m 6,40.
- Pavimenti e pavimentazioni
- La pavimentazione delle navate è in cotto arrotato a crudo, con mattoni rettangolari disposti in diagonale. La pavimentazione del presbiterio è analoga, ma i mattoni sono arrotati in opera. Il basamento dell’altare maggiore è pavimentato in cotto con mattoni disposti a spinapesce arrotati in opera.
- Coperture
- La navata centrale ha una copertura che poggia su sei capriate, con orditura primaria e secondaria lignee; lo scempiato è in cotto. Le navate laterali hanno una copertura analoga, eccezion fatta per la quarta e la quinta campata della navata laterale destra, che sono voltate a crociera. Il presbiterio è voltato a crociera (intonacata), con lo stemma dei Nasi in chiave, in arenaria come i costoloni e l'altro stemma in chiave d’arco. L'abside è catinata. Il manto di copertura del tetto è in coppi e tegole piane.
- Pianta
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- VIII ‐ 1191 (origini carattere generale)
- La piccola pieve di San Donnino a Villamagna ('ampio agglomerato non fortificato di edifici sparsi'), ricordata già prima del Mille, fondata non dopo il IX secolo (forse nell'VIII secolo), viene ampliata e ricostruita nell'XI secolo ed è eretto il campanile. La pieve viene citata nel 1067, allorché la nobile Ghisla (m. post 1089), figlia di Ridolfo di Geremia e di Tetberga, vedova di Farolfo, detto Azzo, di Pagano (detto anche Teuderico) di Geremia, appartenente ad un ramo dei Quona, "fidelis" dell'episcopio fiorentino, dona al monastero di S. Pier Maggiore, tra i vari suoi beni, la quarta parte del suo castello, della "curtis" e della chiesa di Villamagna. La chiesa è ancora rammentata nel 1098 e nel 1191.
- XIII ‐ XIV (cenni storici oratorio Beato Gherardo)
- Presso il romitorio e il piccolo 'spedale' del Beato Gherardo sorge un oratorio, in origine dedicato a San Giovanni di Gerusalemme e poi al Beato Gherardo, che conserva la sua salma entro un sarcofago e che poi verrà affrescato fra Trecento e Quattrocento. Dipende dalla commenta (prima templare e poi gerosolimitana) di Campo Corbolini. Nel 1313 Aldobrandino Cavalcanti fa erigere presso l'oratorio una casa per un prete ed un chierico e nel 1319 l'oratorio è retto da prete Giovanni di Tuto. I Bardi ed i Magni commissionano per l'oratorio un tabernacolo gotico in pietra, dove è scolpita a bassorilievo nel timpano della cuspide l'immagine del Beato Gherardo, particolarmente venerato dai Bardi. L'oratorio viene anche affrescato con "Episodi della vita del Beato Gherardo". Nel 1320 risultano avere beni nel 'popolo' della pieve i Latini. Il patronato spetta al popolo. La chiesa è nuovamente citata nel 1363.
- 1218 ‐ 1276 (cenni storici carattere generale)
- Ancora rammentata nel 1218, nel 1276 la pieve è tassata nella decima pontificia per tredici libbre ed ha tre chiese suffraganee (S. Maria a Rignalla, S. Romolo a Villamagna e S. Maria a Remoluzzo e S. Michele a Compiobbi). Nel 1242 (o nel 1258; la data del 1277 riportata dal Calzolai è errata) muore nel suo 'popolo' il beato Gherardo (era nato a Villamagna nel 1174), un lapicida, poi cavaliere servente (scudiero) gerosolimitano in Terrasanta (nel 1195) e, secondo la tradizione, terziario francescano, infine qui eremita, che sarà molto venerato.
- 1286 ‐ 1299 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1286 è pievano prete Forte. Nel 1299 la pieve risulta essere anche una collegiata di canonici (allora solamente tre), di patronato del capitolo e retta dal pievano Vante, che era stato un canonico della pieve medesima.
- XIV ‐ 1400 (realizzazione affreschi e dipinti su tavola)
- Fra Trecento e Quattrocento la chiesa viene affrescata. Un tavola cuspidata viene realizzata con "San Giovanni Battista, Sant'Antonio Abate e, in alto, San Francesco che riceve le stimmate", opera della metà del Trecento attribuita a Jacopo di Cione (1325-1399), oltre ad un dittico con l'"Annunciazione". Nel 1394-1395 (secondo più vecchie e superate datazioni nel primo Quattrocento) Mariotto di Nardo di Cione (1365-1424) esegue un trittico con la "Madonna in trono con il Bambino, due Angeli reggidrappo e dodici Santi" (Pietro, Bartolomeo, Paolo, Lorenzo, Caterina d'Alessandria, Lucia, Giovanni Battista, Santo Martire, Donnino, Francesco d'Assisi, Dorotea e Agata) e nelle cuspidi l'"Annunciazione" (già data a Gaddo Gaddi), dove nella figura della Madonna è evidente il riflesso di modelli giotteschi. Tra i benefattori della chiesa vi sono i Nasi, che posseggono qui alcune loro sepolture (Simone di Luti di Giunta di Guido e Lutozzo di Naso di Luti suo nipote da parte del fratello).
- 1450 ‐ 1460 (realizzazione bassorilievo)
- Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano (1412-1462) esegue un bassorilievo raffigurante "La Madonna con il Bambino". Nel 1460 è pievano Jacopo di Matteo da Rondinaia, che fa affrescare l'oratorio del Beato Gherardo con "Storie del Beato".
- 1455 ‐ 1465 (Maestro di Signa affresca testata navata destra, nicchia navata sinistra)
- Presso la testata della navata di destra il cosiddetto Maestro di Signa, formatosi nella bottega di Bicci di Lorenzo (circa 1373-1452) e compagno di Neri di Bicci (1418/1420-1492), esegue nello spessore dei pilastri, nell'imbotte dell'arco, nella parete e nella crociera alcuni affreschi che raffigurano una "Crocifissione con la Maddalena, tra San Donnino ed un altro Santo", un paliotto monocromo con la "Madonna in trono con il Bambino e due Angeli tra i Santi Jacopo e Zanobi", i "Quattro Evangelisti", "S. Antonio Abate" ed un altro "S. Stefano" e "Cristo e i Santi Agostino, Girolamo, Ambrogio e Gregorio". Lo stesso artista, presso il primo altare di sinistra, dedicato a S. Michele ed inquadrato da un arcone rinascimentale, affresca la nicchia con una "Natività" nella lunetta, il "Padre Eterno con i quattro Evangelisti" nel sottarco e due "Santi Martiri" entro edicole centinate illusorie negli sguanci, oltre che un "Cristo in Pietà con la Madonna" nella fronte a paliotto dell'altare.
- 1490 ‐ XV (cenni storici primo altare di sinistra)
- Nel 1490 il pievano Marino di Francesco Latini fonda la cappellania di S. Michele Arcangelo presso il primo altare di sinistra, lasciandone il diritto di patronato allo Spedale di S. Maria Nuova ed ai discendenti dei Nasi e degli Altoviti.
- 1490 ‐ 1533 (realizzazione dipinti su tavola)
- Nel tardo Quattrocento (post 1490) o nel primo Cinquecento è dipinta dalla bottega di David Ghirlandaio (1452-1525), fratello di Domenico, o da un suo seguace una tavola raffigurante una "Madonna con il Bambino tra i Santi Giovanni Battista, Niccolò di Bari, Michele Arcangelo e Donnino", con "Cristo in pietà", la "Vergine", "San Giovanni" e due donatori inginocchiati nella predella, posta entro una cornice trabeata all'antica e posta presso il primo altare di sinistra dedicato a S. Michele ed affrescato dal Maestro di Signa; un quadro con la "Madonna con il Bambino tra i Santi Gherardo e Donnino in ginocchio" è realizzato agli inizi del Cinquecento (probabilmente negli anni 1530-1533) da Francesco Granacci (1469-1543), originario proprio di Villamagna, commissionato forse dai confratelli della locale Compagnia intitolata a S. Donnino.
- 1506 ‐ 1506 (ristrutturazione canonica)
- Nel 1506 il pievano Giovan Battista Nasi rinuncia alla carica. Ai Nasi spetta la ristrutturazione della canonica.
- 1640 ‐ 1750 (ristrutturazione interna chiesa e oratorio B. Gherardo)
- Tra Seicento e Settecento la chiesa viene ristrutturata internamente. Anche l'oratorio del Beato Gherardo è ristrutturato in forme barocche. Viene realizzata per la chiesa una tela raffigurante "San Domenico e Santa Caterina in adorazione". Nel 1650 i popolani erigono la sede della Compagnia di S. Donnino e nel medesimo periodo sono effettuati alcuni restauri alla facciata.
- 1723 ‐ 1723 (stato conservativo oratorio Beato Gherardo)
- Nel 1723 l'oratorio del Beato Gherardo è in piena rovina.
- 1750 ‐ 1801 (cenni storici carattere generale)
- Nel primo Settecento nasce nel 'popolo' della pieve l’abate Giuseppe Maria Mecatti, erudito e scrittore, funzionario della Regia Intendenza della Reggia di Portici nel Napoletano tra il 1751 ed il 1758, che afferma di essere discendente dalla famiglia del Beato Gherardo.
- 1786 ‐ XVIII (cenni storici carattere generale)
- Nel 1786 viene soppressa la Compagnia di S. Donnino e la sua sede è sconsacrata. Sempre nel Settecento la chiesa suffraganea di S. Maria a Remoluzzo è annessa a quella di S. Michele a Compiobbi nel piviere di Remole.
- 1801 ‐ 1847 (traslazione reliquie e realizzazione organo chiesa)
- L'oratorio del Beato Gherardo, passato alle dipendenze granducali ed affidato al pievano di S. Donnino, ospita la sede della Compagnia del Beato Gherardo. Nel 1836 il pievano don Boattini trasla nella pieve le reliquie del Beato Gherardo: il suo corpo è allora vestito "con l'abito, e croce di Cavaliere di Malta, in una cassa dorata sotto l'altare maggiore" (Luigi Santoni) . Nel 1842 la ditta Agati - Giosuè (1770-1847) ed il figlio Nicomede (1796-1885) - realizza per la chiesa di S. Donnino un nuovo organo. Il 'popolo' della chiesa nel 1833 conta 350 anime, nel 1845 411 e nel 1847 420. Nel 1847 la carica di pievano risulta vacante dopo la morte del Boattini. Il granduca detiene il patronato della pieve "per le ragioni del popolo" e quello dell'oratorio di S. Gherardo "per le ragioni dell'I. Ordine di Malta".
- 1871 ‐ 1898 (vicende conservative intero bene)
- Nel 1871 vengono scialbati alcuni affreschi presenti negli ultimi pilastri di destra, raffiguranti "Santo Stefano" ed il "Beato Gherardo", poi riscoperti nel 1891. Nel 1876 le reliquie del Beato Gherardo sono riportate nel suo oratorio, che viene restaurato secondo uno schema di 'ripristino' delle forme medievali negli anni 1891-1893. Nel 1892 viene posta una lapide marmorea in memoria del pievano Paoletti. Con il terremoto del 1896 la chiesa subisce alcuni danni: "il muro di facciata [...] staccò notevolmente da quelli laterali. Il campanile [...] soffrì pure molti danni per quanto le bifore, per difetto di stabilità notato in antico, fossero tutte richiuse da muro". Nel 1898 risulta essere pievano don Giuseppe Sani.
- 1930 ‐ 1931 (ripristino stilistico intero bene)
- Nel 1930-1931 vengono restaurati la chiesa ed il campanile secondo i principi del 'ripristino' e sotto la direzione dell'ingegner Attilio Rampoldi, che nel 1903 aveva trasformato in albergo per Andrea Baglioni il palazzo Carrega di Lucedio tra via Panzani e piazza dell'Unità d'Italia a Firenze.
- 1944 ‐ 1944 (danni di guerra intero bene)
- Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1944 la chiesa e l'oratorio del Beato Gherardo sono danneggiati.
- 1945 ‐ 1950 (riparazione danni di guerra intero bene e oratorio)
- Nel dopoguerra, a partire dal 1945 viene restaurato l'oratorio del Beato Gherardo (ripristinati il tetto ed l'angolata sinistra della facciata). Nella chiesa viene ricostruita una parte del tetto su tutte e tre le navate, sono consolidate le murature e rifatta una porzione terminale della facciata, viene restaurato anche il campanile. Le opere sono dirette dall'architetto Nello Bemporad (1915-1985).
- 1952 ‐ 1988 (cenni storici parrocchia)
- Dal 1952 diviene parroco don Italo Moriani (n.1920) da Abbiategrasso. Nel 1970 la parrocchia di S. Donnino conta 385 anime. Nel 1979 le reliquie del Beato Gherardo vengono nuovamente traslate entro la pieve. Nel 1988 viene nominato amministratore parrocchiale don Vincenzo Variale (n. 1941) da Mugnano (Napoli).
- 1991 ‐ 2010 (adeguamento liturgico e impianto riscaldamento presbiterio e chiesa)
- Negli Anni Novanta è messo in opera l'adeguamento alle esigenze liturgiche e viene poi ridefinito nelle forme attuali nel corso primo decennio del Duemila. Nel 2001 è rinnovato l'impianto di riscaldamento della pieve.
- VIII ‐ 1191 (origini carattere generale)
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- presbiterio ‐ intervento strutturale (1995?)
- Adeguamento alle esigenze liturgiche messo in opera negli anni ’90 e ridefinito nelle forme attuali nel corso primo decennio del Duemila. L’altare in arenaria al centro del presbiterio ha la mensa eucaristica poggiante su plinto centrale e quattro balaustri. La mensa e i quattro colonnini sono parte dell’altare originario. L’altare è posto sopra un basamento con gradino perimetrale in arenaria e consente la celebrazione rivolta verso i fedeli. Misure mensa eucaristica: altezza cm 102, larghezza cm 97, lunghezza cm 203. Tabernacolo in arenaria, con sportello in argento lavorato a sbalzo, posto al centro dell’altare nella testata della navata laterale sinistra. Sede lignea, mobile, posta al centro del presbiterio. In uso un leggio mobile in metallo, attualmente collocato sul lato sinistro del presbiterio. Fonte battesimale in arenaria, a pianta esagonale, posto in navata laterale sinistra, presso la controfacciata e preceduto da cancellata in ferro battuto. Un confessionale ligneo è addossato alla parete della navata laterale sinistra.
- presbiterio ‐ intervento strutturale (1995?)
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Data di pubblicazione
19/05/2022
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Fonte dei dati
Scheda di Censimento dei beni architettonici (Diözese von Firenze)