Houses of worship
- Urbana (PD)
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Parrocchia del Santissimo Salvatore
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Diocese
Padova
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Ecclesiastical region
Triveneto
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Typology
chiesa
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Qualification
parrocchiale
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Denominazione principale
Chiesa del Santissimo Salvatore
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La chiesa – monastero di S. Salvaro sorge ai confini della “Scodosia” occidentale, ovvero podere che viene a trovarsi dal Frassine a nord all'Adige a Sud, dal Fratta ad ovest al Frassine S. Caterina ad est, territorio di Trecontà, dipendente dalla pieve di Casale. L'ordine della chiesa e del monastero di S. Salvaro, era quello della congregazione Benedettina dei Camaldoli, (S. Romualdo di Ravenna “Ganzoni”) che ebbe inizio nel 1012 a Carnaroli presso Arezzo, i membri di questa congregazione praticavano una vita eremitica isolata dal mondo esterno.
La chiesa esternamente si presenta con le facciate intonacate ad eccezione del lato interno chiostro che ha la tessitura a vista.
Internamente è composta da un'unica navata delle dimensioni pari a circa 7,6 metri di larghezza e circa 12 metri di lunghezza con un'altezza di circa 7 metri; si aggiunge il presbiterio che misura circa 4 metri di lunghezza e sempre 7,60 di larghezza. A chiusura, verso est, vi è l'abside.
Ai lati della navata sono ricavati due altari, il battistero e un'altro ingresso.
A caratterizzare gli interni abbiamo la cantoria con l'organo in controfacciata, una elegante balaustra in marmo rosso che separa navata e presbiterio, oltre al catino absidale finemente decorato.
Alla sinistra del presbiterio si eleva la torre campanaria, alla quale si accede attraverso la sacrestia;
in corrispondenza della facciata principale, in esterno, vi è un piccolo pronao che fa da anticamera all'ingresso. -
- Struttura
- Edificio di modeste dimensioni con muratura in elevazione in mattoni pieni. Sistema di copertura composta da capriate lignee, tavellonato e coppi.
- Struttura
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- 1100 ‐ 1100 (costruzione intero bene)
- Il complesso venne innalzato intorno al 1100 con un documento con cui il prete Hondo dà in dono, in luogo detto “ponte di casale” alla Schola sacerdotum de plebe san.Marie de vico Casale que est constructa in honore S.Salvatoris) un pezzo di terra. S. Salvaro pur appartenendo alle chiese minori si differenziava con un titolo di chiesa maggiore quello di scuola di sacerdoti, il Brunacci desume che nella diocesi di Padova la Schola sacerdotum di S. Salvaro era l'unica dopo quella della cattedrale di Padova. S. Salvaro è collocata al confine tra due diocesi, quella di Padova e quella di Verona, esercitando nei secoli un'altissima funzione ecclesiastica, una specie di avamposto di difesa nei confronti della diocesi di Verona. Non era un vero e proprio seminario, ma si avvicinava di più a una struttura composta da un gruppo di persone, che viventi all'interno di una comunità si raccoglievano intorno ad un padre superiore.
- 1181 ‐ 1181 (concessione intero bene)
- 1181 il 17 giugno il vescovo Gerardo, per esortazione di Papa Alessandro III e su preghiera dei Marchesi d'Este Alberto, Bonifacio e Albertino concedeva la chiesa di S. Salvaro con il suo patrimonio al monastero di S. Maria delle Carceri in rigoglioso sviluppo. La comunità religiosa di S. Salvaro dovette così seguire la regola Agostiniana, in vigore a Carceri, sotto l'obbedienza di un priore.
- 1186 ‐ 1186 (riedificazione intero bene)
- 1186 anno ufficiale (lapide sopra la porta d'ingresso) di edificazione della chiesa (più precisamente si dovrebbe parlare di riedificazione data la sua esistenza un secolo prima) e dell'edificazione del monastero attiguo.
- XV ‐ 1669 (avvicendamenti intero bene)
- Verso la metà del XV secolo ai Camaldolesi di S. Giorgio succedettero quelli di S. Michele di Murano. Circa un secolo più tardi nel 1569, si trova scritto che i monaci di S. Salvaro insigniti dello stemma hanno la cura d'anime le quali, più tardi nel 1669 dopo la sciagura della peste, risulteranno essere 179 soltanto.
- 1569 ‐ 1569 (restauro intero bene)
- La chiesa viene innalzata e restaurata secondo l'architettura attuale.
- 1803 ‐ 1803 (rifacimento altare)
- Nella chiesa viene rifatto l'altare dedicato alla patrona Santa Dorotea, enerata per aver preservato il paese dalla peste del 1631.
- 1892 ‐ 1892 (sostituzione soffitto)
- Viene sostituito il soffitto a cassettoni dorati della chiesa, perchè in precarie condizioni.
- 1930 ‐ 1930 (restauro intero bene)
- Viene restaurata la chiesa ad opera del parroco don Giuseppe Sgarbossa, grazie al contributo di 4.000 lire della Soprintendenza di Venezia e grazie all'aiuto dei parrocchiani.
- 1988 ‐ 1988 (restauro intero bene)
- La chiesa è oggetto di manutenzione straordinaria ad opera del parroco don Giuseppe Pavanello.
- 2016 ‐ 2016 (restauro copertura e torre campanaria)
- Consolidamento e restauro copertura; consolidamento e restauro campanile.
- 1100 ‐ 1100 (costruzione intero bene)
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- presbiterio ‐ aggiunta arredo (1980)
- Non sono stati realizzati interventi di adeguamento liturgico se non il ripristino del fonte battesimale che è stato ricollocato nella sua sede originaria, a sinistra dell'ingresso principale, nella sua cappellina; in tempi recenti era stato posizionato in navata. L'altare della celebrazione eucaristica è in legno rivestito con lamine di rame; la sede in legno. L'ambone ha una struttura in ferro rivestito, mentre il fonte battesimale è in marmo con elementi di chiusura in rame.
- presbiterio ‐ aggiunta arredo (1980)
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Data di pubblicazione
19/05/2022
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Fonte dei dati
Scheda di Censimento dei beni architettonici (Diocese of Padova)