Houses of worship
- Montese (MO)
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Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo Apostoli
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Diocese
Modena - Nonantola
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Ecclesiastical region
Emilia Romagna
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Typology
chiesa
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Qualification
parrocchiale
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Denominazione principale
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli
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nella facciata è pregevole il portale cinquecentesco, con le colonne rialzate e il timpano a libro che racchiude la croce. Il portale è in arenaria di forma classica.
La chiesa si presenta a tre navate e archi sostenute da colonne in pietra per ogni parte e mezze colonne all’estremità i capitelli sono di ordine corinzio. Nell’interno di valore sono i tre altari in legno dorato. Nell’altare maggiore si può notare si può notare la tela con il martirio dei santi Pietro e Paolo, una copia del modenese Antonio Verni, mentre l’originale (attribuito un tempo al Carracci poi dal dott. Enrico Marchetti attribuito al discepolo Francesco Camullo) era stato prelevato prima dal duca Ercole III per il suo appartamento ducale de in seguito trasferito in Francia da Napoleone. Ora si trova nel Museo di Rennes.
Nelle due cappelle ai lati della maggiore, si trovano i dipinti La Madonna del Rosario e i Santi Domenico, Caterina da Siena e Pellegrino e il Transito di San Giuseppe con i Santi Battista, Carlo Borromeo, Francesco e Girolamo, di recente riconosciuti da Angelo Mazza come opere di Giovan Battista Bertusio, altro allievo del Caracci, sempre databili attorno al 1616. Dietro al bell’altare maggiore, arricchito da un ciborio seicentesco in legno dorato, una lapide ricorda gli arcipreti Erbolani, che fecero di questa chiesa uno dei luoghi sacri più sontuosi dell’Appennino modense.
La cappella di destra è dedicata a San Pellegrino, la seconda conserva un paliotto bolognese in scagliola del 1681, e la cappella di sinistra, un Crocefisso e un’Addolorata di fine seicento.
Il campanile, come la chiesa, è un esempio di armonia architettonica di gusto rinascimentale. -
- Impianto strutturale
- la chiesa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli si presenta esternamente di ampie dimensioni con forma semplice a capanna, molto ampia in larghezza tale da avvolgere i due corpi di fabbrica più bassi e stretti delle navate minori addossati lateralmente alla navata maggiore centrale. Alla dx del celebrante si trova un collegamento interno con la canonica e alla sx con la sagrestia, entrambi in corpi di fabbrica addossati all’edificio sacro, avvolgenti in corrispondenza del presbiterio. La chiesa possiede un impianto planimetrico longitudinale, schematicamente a croce latina senza transetto e bracci laterali, a tre navate coperte con volta a botte di cui quella centrale, ampia e continua fino al presbiterio, risulta quasi un prolungamento della navata stessa, mentre quelle laterali si concludono in due cappelle con altare. Il catino absidale, a pianta quadrata, termina con una parete piana ed è coperto con volta a vela. I prospetti laterali interni sono scanditi dalla ripetizione ritmica di colonne e tre archi a tutto sesto.
- Coperture
- la copertura è tradizionale al falde inclinate con due spioventi a capanna e, a guglia sul campanile addossato esternamente alla parete rivolta a sud.
- Struttura
- muratura continua nelle pareti perimetrali miste in mattoni di laterizio e in blocchi di arenaria locale, intonacate e tinteggiate sia verso l’interno, sia all’esterno della chiesa. Colonne e archi di separazione interna tra la navata centrale e le navate laterali realizzati con mattoni di laterizio e capitelli scolpiti in pietra arenaria, stabilizzati con catene metalliche. Un grande arco a tutto sesto sorretto da due paraste in mattoni di laterizio intonacate, separa il presbiterio dall’aula ecclesiastica. Copertura a falde inclinate, con capriate, terzere e travicelli di legno, tavolato in tavelle di laterizio e manto superiore in coppi di laterizio. Il soffitto delle navate è a volta a botte e il soffitto del presbiterio è a volta a vela.
- Pavimenti e pavimentazioni
- in marmette quadrate di calcestruzzo con graniglia di marmo, monocromatiche. Gradini e soglie in lastre di pietra arenaria. Il pavimento della sagrestia è in tavelle vecchie di laterizio.
- Impianto strutturale
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- 1159 ‐ 1159 (preesistenze intorno)
- con diploma l’Imperatore Federico I conferma al monastero di S. Pietro di Modena i possedimenti in plebe Salti e nomina espressamente la chiesa di Semelano come pievana, et quod habent in plebe Semelani
- 1214 ‐ 1214 (preesistenze intorno)
- il vescovo di Modena Martino investe Rainero da Frignano di diritti feudali sulle terre dalla pieve di Semelano.
- 1291 ‐ 1291 (preesistenze intorno)
- le Rationes mostrano che le chiese dipendenti da Semelano sono: S. Leonardo de Muzano, S. Giorgio di Montalto, S. Geminiano di Montetortore, S. Andrea de Cianello, Ecclesia S, Nicolai de Aiano, e Ecclesia S. Maria de Aiano
- 1337 ‐ 1338 (preesistenze Intero bene)
- Semelano compare negli Statuti del Frignano e in molti atti notarili. I Bolognesi perdono il controllo del territorio che avevano acquisito dopo il testamento di Azzo d’Este nel 1308, e i distretti delle pievi di Ciano e di Semelano si sottomettono spontaneamente agli Estensi.
- 1464 ‐ 1473 (preesistenze intero bene)
- la chiesa è ricordata nel catalogo e risulta in buone condizioni.
- 1552 ‐ 1552 (preesistenze intero bene)
- la chiesa viene visitata dal Foscherari
- 1569 ‐ 1569 (preesistenze intero bene)
- dalla visita pastorale del Sillingardi viene riportato che la chiesa si trova in pessime condizioni: viene definita ruinosa, cadente, il tetto lasciava passare la pioggia, le architravi erano a pezzi, era carente di arredi sacri, anche le canoniche e gli edifici del beneficio non erano da meno.
- 1597 ‐ 1597 (preesistenze intero bene)
- la chiesa compare entro la Congregazione di Semelano nel catalogo fatto predisporre dal Sillingardi dopo la riorganizzazione ecclesiastica seguita al concilio di Trento.
- 1606 ‐ 1606 (ricostruzione intero bene)
- Don Ercole Erbolani, succeduto al fratello Don Alfonso nel 1605, promuove la ricostruzione ex novo della chiesa ormai pericolante (Erbolani: nobile famiglia che resse la parrocchia dal 1593 al 1717)
- 1611 ‐ 1611 (ricostruzione intero bene)
- i lavori di ricostruzione della chiesa sono ancora in corso
- 1619 ‐ 1619 (ricostruzione intero bene)
- dalla visita pastorale si apprende che la chiesa è ormai ultimata: l’orientamento rispetta quello dell’antica pieve mentre la forma è stata profondamente modificata. E’ stata eretta la cappella maggiore e le due dedicate a S. Giuseppe e al Rosario, quindi è stata edificata la canonica. Nella seconda metà del 1600 Don Alfonso Erbolani, nipote di Don Ercole, porta a compimento la terza navata, fa ampliare e decorare la sagrestia.
- 1720 ‐ 1720 (realizzazione altare)
- Don Baldassarre Franceschi aggiunge un altro altare, detto “del Crocefisso” e fa ridurre ad una sola forma le panche della chiesa, conservate tuttora, che recano dipinto uno stemma.
- 1792 ‐ 1792 (descrizione storica intero bene)
- la chiesa si presenta: fatta di tre navate colle sue volte, e con archi per ogni lato sostenuti da due colonne per ogni parte, e mezzo colonne all’estremità. Avvi il coro capace di dodici e più stalli, circondato di sedili all’intorno. Vi è il presbiterio chiuso a cancelli. La chiesa è lunga braccia n. 34 e larga braccia n. 16.
- 1831 ‐ 1831 (restauri campanile)
- il campanile lesionato da un fulmine, viene restaurato
- 1893 ‐ 1893 (restauri intero bene)
- restauro del campanile e della chiesa
- 1950 ‐ 1950 (restauri intero bene)
- viene realizzato un nuovo pavimento in marmittoni sopra ai pozzi sepolcrali rinvenuti nell’ultimo restauro all’interno della chiesa.
- 1159 ‐ 1159 (preesistenze intorno)
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- presbiterio ‐ aggiunta arredo (1998 circa)
- l’impianto liturgico, precedente alla riforma del Concilio Vaticano II, risale alla fine dell’Ottocento: l’altare maggiore in marmo, col tabernacolo al centro, si trova alle spalle del celebrante e una balaustra di legno separa il presbiterio dall’aula ecclesiastica. Una nuova mensa di legno, rialzata su una pedana di legno, è stata collocata provvisoriamente al centro del presbiterio, con l’ambone alla destra del celebrante.
- presbiterio ‐ aggiunta arredo (1998 circa)
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Data di pubblicazione
19/05/2022
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Fonte dei dati
Scheda di Censimento dei beni architettonici (Diocese of Modena - Nonantola)