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Le Maestre Pie di Apecchio hanno origine nella prima metà dell'Ottocento. Monsignor Giovanni Muzi, negli anni del suo vescovato tifernate (1825-1849), progetta di aprire vari istituti di Maestre Pie su tutto il territorio diocesano. Nonostante la realizzazione del proposito non sia riuscita, un nuovo istituto di Maestre Pie, oltre quello di Montone istituito l’8 febbraio 1828, viene comunque aperto in Apecchio. Il 16 marzo 1828 Muzi ottiene dal cardinale Bertazzoli come sede per l’istituto il palazzo degli Ubaldini di Apecchio, che la Reverenda Camera Apostolica concede in enfiteusi perpetua al comune del luogo con l’obbligo di restaurarlo a proprie spese per destinarvi una scuola ad uso gratuito ove le fanciulle di umili condizioni di Apecchio e del circondario possano essere educate “moralmente e civilmente” dalle Maestre pie. In una circolare del 28 marzo 1843 il vescovo espone la volontà di aprire “una scuola gratuita di Maestre religiose nella terra di Apecchio” da sostenere con l’applicazione di tre messe gratis al mese da parte di ciascuno dei circa trecento sacerdoti della diocesi castellana. Le Maestre Pie di Apecchio, altrimenti note come Istituto Muzi di Apecchio, vengono erette canonicamente con decreto vescovile del 4 maggio 1845 e hanno come sede il palazzo Ubaldini, causa di varie controversie tra lo stesso istituto e il comune di Apecchio. Per provvedere al mantenimento dell'ente il vescovo Giovanni Muzi acquista a sue spese un podere in vocabolo Calirocchi e ne fa dotazione stabile dell'istituto, la cui direzione, sia spirituale che economica, spetta all'arciprete pro tempore di Apecchio. Le semireligiose non hanno obbligo né di professione regolare né di voti solenni e vita comune, dipendono solamente dall’autorità vescovile finché, a seguito dell'Unità d'Italia, il municipio di Apecchio diventa amministratore dei beni dell'ente attraverso la Congregazione di carità e si impossessa del fondo Calirocchi nel 1864. Nel 1873 le Maestre Pie di Apecchio sono quattro: la priora Volpi Maria Teresa di Città di Castello, Maria Luisa Nanni di Macerata, Maria Babbucci di Montone e Veridiana Ragni di Città di Castello (alunna). Le costituzioni dell’ente prevedono che la priora resti in carica tre anni, ma nella realtà Maria Teresa Volpi ricopre l’ufficio per più anni col favore delle sottoposte, delle quali per lungo tempo è direttore spirituale l’arciprete di Apecchio, don Vincenzo Nicolucci. Nel 1879, malgrado le Maestre Pie si siano conformate ai programmi governativi, il municipio di Apecchio le licenzia. Risultano ancora esistenti giuridicamente nel 1903, data in cui sono rappresentate dall’arciprete di Apecchio don Luigi Volpi, che fa causa al comune di Apecchio opponendosi alla soppressione del medesimo istituto, non essendo questo né ordine regolare né corporazione religiosa (pertanto non soggetto a soppressione) e avendo soltanto lo scopo di istruire fanciulle. Trattandosi di un ente laicale di fondazione privata nato dalla munificenza del vescovo Muzi per la pubblica utilità, l’arciprete Volpi rivendica la restituzione all’Istituto Muzi del fondo Calirocchi e delle rendite della Cappella di San Francesco d’Assisi, oltre che il risarcimento dei danni subiti.
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Categoria
Ente
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Nazionalità
italiana
Data di istituzione
04 maggio 1845
Luogo di istituzione
Apecchio
Luogo di soppressione
Apecchio
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Código CEI
CEIAF0005731
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Intestazioni
- Maestre Pie di Apecchio <Apecchio, 1845 - post 1903>
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Forme varianti
- Opera pia scolastica di Apecchio (ita)
- Istituto delle Maestre Pie di Apecchio (ita)
- Istituto Muzi di Apecchio (ita)
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Fonti archivistiche e bibliografiche
- Archivio storico diocesano di Città di Castello, Fondo della Curia vescovile di Città di Castello, Fondo Muzi, Corrispondenza, b. 9
- Archivio storico diocesano di Città di Castello, Fondo della Curia vescovile di Città di Castello, Ospedali e Opere Pie, Istituto delle Maestre Pie di Apecchio, Atti giudiziari, reg. 1, e Corrispondenza, b. 1
- Archivio storico diocesano di Città di Castello, Fondo della Curia vescovile di Città di Castello, Monasteri e Conventi, Carteggio, b. 1, fasc. 3
- Tanzi Giuseppe, Documenti sulla missione pontificia al Cile e al Sudamerica di mons. Giovanni Muzi rinvenuti a Città di Castello, in Archivum historiae pontificiae, a cura della Pontificia Universitas Gregoriana. Facultas Historiae Ecclesiasticae, n. 20 (1982), p. 270
- Lancioni Stefano, Il palazzo Ubaldini di Apecchio, 2009, p. 38, n. 121
- Stanislao da Campagnola, L'attività pastorale di Giovanni Muzi vescovo di Città di Castello (1825-1849) e la società del suo tempo, in Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria, 90 (19939, p. 114
- Berliocchi Camillo, Apecchio tra conti duchi e prelati, Petruzzi, 1992, p. 348, n. 25
- Editti e notificazioni di mons. Giovanni Muzi vescovo di Città di Castello, 1825-1849, a cura di Ciferri, Elvio, [Città di Castello], Petruzzi, stampa 1989, p. 225
- Valentini, Ubaldo, Giovanni Muzi: vicario apostolico in America Latina, arcivescovo vescovo di Città di Castello, fondatore delle Figlie della Misericordia, Assisi, Porziuncola, 1992, p. 423-431
- Archivio storico diocesano di Città di Castello, Fondo della Curia vescovile di Città di Castello, Atti del Vescovo, Visite pastorali, reg. 47, p. 158-159
- Ciferri Elvio, Tifernati illustri, v. 1, [Città di Castello], L’Altrapagina, stampa 2000, p. 168
- Archivum historiae pontificiae, a cura di Pontificia Universitas Gregoriana. Facultas Historiae Ecclesiasticae, 20 (1982), p. 270
- Tribunale Civile di Urbino, Per l’Istituto Muzi di Apecchio contro il comune di Apecchio, Roma, Tipografia di Giovanni Balbi, 1903, p. 24
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Data di ultima modifica
07/05/2024
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Fonte dei dati
Banca dati authority file CEI (AF CEI)