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Croci e Crocifissi

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Nell'Arcidiocesi di Agrigento a Maggio tante comunità festeggiano il Crocifisso. Un Video per un percorso in tempo di COVID19

Museo diocesano di Agrigento (Agrigento), Agrigento, 10/05/2020

Il lignum crucis, il legno della croce di Cristo che così tanta importanza riveste non solo nel culto cristiano ma nell'intero immaginario occidentale, è una reliquia strettamente legata al fenomeno dei pellegrinaggi in Terrasanta. La tradizione della sua leggenda ha un'origine ben precisa che si colloca nel pieno del medioevo latino.

Tra il IV e il XV secolo si formò attorno alla reliquia della Croce una leggenda complessa, costruita assemblando narrazioni apocrife, testi patristici e storiografici, liturgici e devozionali, racconti di pellegrini e di crociati. La leggenda comprende tre distinte tradizioni, ciascuna nata e sviluppatasi in periodi diversi, accorpatesi poi nel basso Medio Evo.

Pur nella presenza di varianti, esso concerne il ritrovamento della Vera Croce a Gerusalemme ad opera dell'imperatrice Elena. Il racconto fu tramandato inizialmente dalle fonti patristiche e storiografiche del tardo IV secolo e dei primi anni del V secolo, per poi diventare oggetto della leggenda apocrifa di Giuda Ciriaco (V secolo) ed essere infine recepito dalla liturgia e dall'arte occidentale. La seconda leggenda, datata al VII secolo, è compresa sotto il titolo di Exaltatio Crucis e ricorda le imprese dell'imperatore Eraclio, che riportò al Santo Sepolcro di Gerusalemme la parte di Croce che Elena vi aveva precedentemente depositato, dopo che questa fu sottratta dai persiani di Cosroe II. L'Occidente cattolico, specie nella figura dell'abate carolingio Rabano Mauro, rielaborò la storia, consegnandola alla tradizione letteraria e iconografica europea. Tra l'XI e il XIII la leggenda della Vera Croce fu asservita alle istanze di esaltazione dei valori delle crociate e si inserì nel dibattito in merito alla lotta per le investiture che contrappose il Papato all'Impero.

 

La Chiesa cattolica celebra la festività liturgica dell'Esaltazione della Santa Croce, il 14 settembre, anniversario del ritrovamento della vera Croce da parte di sant'Elena (14 settembre 327, il 3 maggio, data del ritrovamento della Croce secondo la "leggenda di Giuda Ciriaco) madre dell'imperatore Costantino, e della consacrazione della Chiesa del Santo Sepolcro in Gerusalemme (335). Secondo la tradizione, Sant'Elena avrebbe portato una parte della Croce a Roma, in quella che diventerà la basilica di Santa Croce in Gerusalemme, e una parte rimase a Gerusalemme. Bottino dei persiani nel 614, fu poi riportata trionfalmente nella Città Santa.

Nel XIII secolo Jacopo da Varazze inserì nella sua Legenda Aurea i tre filoni narrativi, erano raccolte nel capitolo dell'Exaltatio Crucis. La Legenda aurea è una collezione di vite di santi compilata dal domenicano Jacopo da Varagine intorno al 1260 e veniva probabilmente usata come manuale di predicazione. Nel tardo medioevo la Legenda fu tradotta in molte lingue europee compreso il francese. La più importante di tali traduzioni è quella realizzata intorno al 1333 da Jean de Vignay di cui sono sopravvissuti sedici manoscritti corredati di belle miniature.

Elena, madre dell'imperatore Costantino, giunta a Gerusalemme, chiese alle autorità se conoscevano il luogo nel quale si trovava la Croce della Passione di Cristo. Solo un tale di nome Giuda lo sapeva e dopo che fu costretto a rivelarlo si scavò nel luogo da lui indicato dove vennero fuori tre croci che furono consegnate all'imperatrice. A quel punto, continua la Legenda, non sapendo come distinguere la croce di Cristo da quelle dei ladroni, le misero tutte in mezzo alla piazza di Gerusalemme aspettando che si manifestasse la gloria del Signore. Ed ecco che venne portato un giovane morto: furono posate sul corpo senza vita prima una croce, poi un'altra e il giovane non risorse ma appena gli fu avvicinata la terza croce il morto tornò in vita.

In diverse cronache si dice che la croce di Cristo fosse fatta di quattro tipi di legno, cioè di palma, di cedro, di cipresso e oliva (da cui il verso: Ligna crucis palma, cedrus, cypressus, oliva), perché la croce aveva un legno verticale, uno orizzontale, una tavoletta infissa e il tronco a cui era inchiodata la croce, oppure, secondo Gregorio di Tours, la tavola trasversale che sorresse i piedi di Cristo, per cui ciascuno di questi pezzi poteva essere di uno di quei legni.

 La croce, già segno del più terribile fra i supplizi, è per il cristiano l'albero della vita, il talamo, il trono, l'altare della nuova alleanza. Dal Cristo, nuovo Adamo addormentato sulla croce, è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa. La croce è il segno della signoria di Cristo su coloro che nel Battesimo sono configurati a lui nella morte e nella gloria. Nella tradizione dei Padri la croce è il segno del figlio dell'uomo che comparirà alla fine dei tempi. La festa dell'esaltazione della croce, che in Oriente è paragonata a quella della Pasqua, si collega con la dedicazione delle basiliche costantiniane costruite sul Golgota e sul sepolcro di Cristo (Messale romano).

La stessa evangelizzazione, operata dagli apostoli, è la semplice presentazione di "Cristo crocifisso". Il cristiano, accettando questa verità, "è crocifisso con Cristo", cioè deve portare quotidianamente la propria croce, sopportando ingiurie e sofferenze, come Cristo, gravato dal peso del "patibulum" (il braccio trasversale della croce, che il condannato portava sulle spalle fino al luogo del supplizio dov'era conficcato stabilmente il palo verticale), fu costretto a esporsi agli insulti della gente sulla via che conduceva al Golgota. Le sofferenze che riproducono nel corpo mistico della Chiesa lo stato di morte di Cristo, sono un contributo alla redenzione degli uomini, e assicurano la partecipazione alla gloria del Risorto.

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