L'azione rituale
Tra il VII e il XIII si assiste ad alcuni mutamenti nella prassi d'iniziazione cristiana: scompare l'istituto del catecumenato, si sviluppa la prassi del Battesimo dei bambini e si assiste alla separazione della Confermazione dal Battesimo: i due sacramenti vengono dunque celebrati in due tempi e luoghi distinti.
Il gesto battesimale dell’immersione rimane raccomandato ma lentamente inizia anche la pratica dell’infusione a motivo della semplicità del rito.
A motivo del Battesimo di bambini la formula trinitaria indicativa ("io ti battezzo…") sostituisce la triplice confessione di fede antica (formulata in modo dialogico), la quale rimane come sequenza riturale che precede l'immersione o l'infusione battesimale.
Maggior rilievo acquista la figura del padrino che, nel tempo, occuperà sempre più importanza: è il padrino che praticherà la signatio crucis all’inizio del rito e risponderà alle domande del sacerdote in luogo del battezzando.
Dal X secolo inizia a diffondersi la pratica di battezzare i bambini poco tempo dopo la nascita; dal XIII secolo gli statuti di molte diocesi invitano a battezzare quamprimum i bambini.
In correlazione alla pratica del Battesimo quamprimum e alla diffusione del cristianesimo nelle campagne, lontano dalle città, avviene il distacco della confermazione dal Battesimo: è infatti impossibile per il vescovo (al quale è riservata l'imposizione delle mani e l'unzione crismale) presenziare a tutte le celebrazioni battesimali.
Fino al XII perdura l'antica prassi, comune a tutta la Chiesa, di ammettere all'Eucaristia tutti i battezzati, compresi i bambini: se l’età impediva di riceverla sotto la specie del pane il sacerdote provvedeva a comunicare gli infanti sotto la sola specie del vino.